Dall’esperienza maturata su iCub, l’Istituto Italiano di Tecnologia ha realizzato R1 – “Your Personal Humanoid” – il nuovo umanoide concepito per operare in ambienti domestici e professionali. Abbiamo provato a conoscerlo meglio insieme a Giorgio Metta, vicedirettore di IIT, a capo del progetto R1.
Ricordate Super Vicky? Era una serie tv anni Ottanta con protagonista una bambina robot. Un po’ inquietante per la verità, ma poco importa. Quello che ci interessa rimarcare in questa sede è che ora, a distanza di trent’anni da quelle immagini, i tempi sembrano ormai maturi per accogliere tra i membri della nostra famiglia un vero robot umanoide.
Magari non avrà la coda di cavallo e una (fastidiosissima) voce stridula, ma piuttosto un display al posto del volto e delle ruote come gambe. Ciò che conta è che entrerà a far parte della nostra quotidianità. Lo vedremo impegnato negli ospedali e nei centri commerciali, come anche nelle nostre case, appunto. E non si chiamerà Vicky, ma semplicemente R1.
Chi è R1 – “Your Personal Humanoid”
Facciamo un passo indietro. A fine luglio l’Istituto Italiano di Tecnologia annuncia la nascita di R1, robot umanoide pensato per applicazioni in ambito domestico e professionale. Il progetto prende forma a partire dall’esperienza maturata da IIT su iCub. A realizzarlo è una squadra di ventidue scienziati e tecnici. R1 pesa 50 Kg ed ha un’altezza che può variare da un metro e 25 cm fino a un metro e 45, grazie al suo busto estensibile. Anche le braccia si allungano, per poter afferrare (grazie a mani prensili sensibilissime) oggetti caduti a terra o semplicemente lontani. Design tutto italiano, due grandi ruote per spostarsi in modo stabile (ad una velocità massima di 2 km/h), ventotto motori per i movimenti e un corpo costituito per il 50% da materiali plastici e per l’altro 50 da fibra di carbonio e metallo completano il quadro. Una sintesi efficace delle sue caratteristiche tecniche si può trovare in questo video ufficiale.
Inoltre, R1 è in grado di prendere decisioni e risolvere problemi grazie ad un’intelligenza artificiale studiata e sviluppata direttamente sull’umanoide (embodied cognition). Guardandolo in “volto” (uno schermo LED a colori), scrutando le sue espressioni, si ha quasi la sensazione di trovarsi di fronte ad una persona in carne ed ossa. Per questo, abbiamo voluto conoscerlo meglio e abbiamo provato a fare il punto della situazione con Giorgio Metta, vicedirettore di IIT e direttore dell’iCub Facility Department, a capo del progetto R1.
Prof. Metta, possiamo dire che R1 è, a tutti gli effetti, il fratello maggiore di iCub.
«In un certo senso, sì. R1 nasce grazie all’esperienza maturata su iCub, che resterà la piattaforma robotica su cui sperimentare le conoscenze ultime nel campo dell’intelligenza artificiale e della robotica. R1 è il robot che ci permette di trasferire i risultati di questa ricerca in un oggetto che possa entrare nel mercato».
E poi nelle nostre case.
«Esatto. Vogliamo passare velocemente dal prototipo al prodotto a disposizione delle persone. Per questo l’abbiamo chiamato “your personal humanoid”, l’umanoide personale. E’ un po’ come nel campo dell’automotive, dove da una parte si sviluppano automobili per la Formula Uno e dall’altra si progettano le utilitarie».
Al momento R1 è l’equivalente di una bella auto sportiva, in futuro sarà come una city car, sia per diffusione che per costo.
Come ci potrà aiutare nella nostra quotidianità?
«R1 potrà aiutarci nell’assistenza agli anziani in casa o come supporto nei centri ospedalieri, monitorando lo stato di salute delle persone oppure intervenendo con azioni ben precise. Per ciascun robot dobbiamo immaginare che sarà possibile installare delle app che lo renderanno in grado di agire in un contesto da noi scelto, dall’essere un buon maggiordomo che ci accudisce in casa, all’assistente che aiuta la famiglia in nostra assenza».
Come comunicheremo con lui?
«Il robot è munito di sensori e software per il riconoscimento vocale, dei volti e degli oggetti in generale. Questo vuole dire che potremo comunicare parlandogli o istruendolo con gesti. Allo stesso tempo lui potrà risponderci emettendo parole oppure inviando messaggi dallo schermo che gli compone il viso».
Quasi come parlare con un essere umano.
«E c’è di più. Il suo corpo sarà ricoperto di una pelle artificiale, quindi potremo comunicare anche attraverso il senso del tatto, toccandolo, sfiorandolo, picchiettando sulla sua spalla, proprio come si fa tra esseri umani. Inoltre delle semplici app sul cellulare ci permetteranno di chiedere a R1 di fare qualcosa per noi anche mentre non siamo in casa».
Quindi professore, i tempi sono ormai maturi per l’arrivo di un assistente robot in ogni casa?
«Vedete, tutte le nuove tecnologie, dai computer ai telefoni cellulari, hanno avuto un primo periodo di ridotta diffusione, per poi diventare oggetti da cui è difficile separarci. Mi aspetto che per i robot si verifichi la stessa cosa. Basta pensare che R1 avrà le stesse capacità degli smartphone nel rispondere alle nostre esigenze di connessione con il resto del mondo. Solo che a queste aggiungerà la possibilità di agire direttamente, perché avrà corpo e mani per muoversi e manipolare».
Cosa manca allora, prima di poterlo vedere all’opera?
«Le prossime sfide saranno di due tipi: una legate alla sua intelligenza, l’altra alla sua produzione. La prima sarà affrontata sviluppando le capacità cognitive del robot all’interno del suo corpo, con tecnologie “embedded” e di apprendimento. La seconda ci porterà verso la collaborazione con aziende che vogliono scommettere sul futuro, realizzando le prime filiere industriali per la produzione di umanoidi personali».
R1 infatti, costerà inizialmente come una piccola automobile. Nei prossimi 12-18 mesi sarà implementato il modello di produzione e commercializzazione su larga scala, che permetterà di abbattere i costi. “Vogliamo che un robot come R1 arrivi a costare poche migliaia di euro”, ci assicura Giorgio Metta. Intanto il suo team continua a lavorare sull’utilizzo di materiali intelligenti – grafene e polimeri biodegradabili – sensori sempre più sofisticati e batterie più efficienti. Quel che è certo, è che la strada è tracciata. R1 sarà solo il primo di una nuova schiera di assistenti domestici robot ormai pronti, da qui a qualche anno, ad entrare nelle nostre case. E voi, siete pronti ad accoglierli?