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Metromile, l’azienda che ti fa pagare solo per i chilometri che percorri grazie a un’app e a un dispositivo IoT per la misurazione, raccoglie 191,5 milioni di dollari in un solo round di investimento. Gli investitori sono big company, venture e personaggi celebri come Mark Cuban. Per TechChrunch con questo finanziamento la startup è destinata a diventare leader nella disruption dell’industria assicurativa che si trova di fronte a una svolta epocale con l’avvento delle auto connesse e a guida automatica. Tra molti dubbi e poche certezze.

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Dan Preston, Ceo di Metromile

Meno 500 dollari l’anno di spese assicurative

«Il 65% degli autisti paga premi più alti per sovvenzionare la minoranza che guida di più», spiega a TechCrunch Dan Preston. Ex sviluppatore di software per Google, ha fondato Metromile per creare un sistema assicurativo più equo che strizza l’occhio ai millennials. Il cliente che stipula un’assicurazione con l’azienda paga un canone fisso di 30 dollari mensili, a cui va aggiunto un costo mensile calcolato sulla base delle miglia percorse: 500 miglia (poco più di 800km) a 3,2 centesimi di dollaro a miglia. Le misurazioni avvengono grazie a un dispostivo wireless, chiamato Metromile Pulse, che viene installato nel veicolo. Completa il tutto un’app dove l’utente viene a conoscenza in tempo reale dela cifra che sarà destinata a pagare. Preston spiega che l’azienda punta a un target di persone che vivono in città, e quindi maggiormente serviti dai sistemi di trasporto pubblici o alternativi, e a giovani che chiedono maggiore trasparenza alle compagnie assicurative. Con questo sistema l’azienda promette un risparmio medio per autista di circa 500 dollari l’anno.

Chi mette i soldi su Metromile (e la partnership con Uber)

A scommettere sulla startup di Preston ci sono big del campo assicurativo, tra cui Canada’s Intact Financial e China Pacific Insurance, alcuni top venture come Index Ventures, New Enterprise Associates, First round Capital, Mitsui. E top angel come Mark Cuban.  Al finanziamento di 191,5 milioni di dollari  vanno aggiunti i 14 milioni raccolti dalla fondazione dell’azienda nel 2011. Preston userà l’investimento per acquistare un’altra compagnia assicurativa, Mosaic Insurance, con lo scopo di espandere il suo business in altri Stati americani. Fino a oggi Metromile ha ottenuto le licenze per operare in una cinquantina di Stati, mentre il servizio è attivo in quattro (New Jersey, Oregon, Pennsylvania e Virginia) e presto, grazie alla futura acquisizione, sarà presente in California, Illinois e Washington. La compagnia assicurativa negli anni ha stretto partnership prestigiose, come quella con Uber per ridurre i costi assicurativi dei loro autisti.

La frode assicurativa 2.0

Solo in America l’industria assicurativa in America genera 220 miliardi di revenue all’anno e dà lavoro a più di 277mila persone (dati Forbes). Una macchina gigantesca che dovrà fare i conti sempre di più con macchine connesse e a guida automatica. La biometria, con la possibilità di monitorare fattori come il battito cardiaco o il tasso alcolemico, e gli sviluppi della telematica, condurranno a sempre nuovi controlli sulle abitudini degli autisti, mentre le self driving car per molti ridurranno di gran lunga gli incidenti automobilistici (anche se sono solo previsioni che non possono poggiarsi su numeri).

In un futuro del genere gli scenari possibili sono tanti. Ipotizziamo che i sensori dell’auto del futuro ti diranno che hai alzato un po’ troppo il gomito per metterti al volante, consigliandoti di proseguire con la guida automatica. In questo caso se deciderai di fare di testa tua e guidare, il costo della tua assicurazione potrebbe salire per tutto il tempo che ti separa dal luogo di destinazione, perché il rischio per l’azienda è maggiore. E di conseguenza scendere se la scelta è opposta. Un sistema così, fondato sull’analisi dei micro rischi potrebbe portare benefici sia alle aziende che ai consumatori, ma porrebbe una serie infinita di questioni morali e potenziali pericolo, come l’abuso della privacy, la possibilità di un bug nel sistema che falsifica i dati, oppure attacchi ad opera di hacker in quella che potrebbe configurarsi come una truffa assicurativa 2.0.

Giancarlo Donadio
@giancarlodonad1