Se siete in una città nuova e cercate un buon ristorante, se siete di fronte a un ristorante e volete sapere se entrare, o se volete mangiare in un buon ristorante cinese o indiano stasera, la risposta è sempre la stessa: TripAdvisor. Ma se volete mangiare un piatto specifico? Se avete voglia della migliore carbonara di Roma, del miglior riso con le cozze di Bari? Da pochi mesi è nata un’app con la risposta a questo tipo di domande: si chiama SnapFood e l’ha creata un team di italiani a Malta. «Ero proprio a Roma con mia moglie e cercavamo di sapere dove andare a mangiare una carbonara e non c’era nessuno strumento digitale con questo tipo di risposta» racconta il founder Alessio Ripanti. Si sono messi al lavoro a ottobre 2016 e SnapFood è stata lanciata a febbraio, in pochi mesi gli utenti sono diventati 40mila, così come i piatti caricati, 7200 i ristoranti, l’app è disponibile sia per iOS che Android.
Un’Instagram dei piatti più che un TripAdvisor
«Il punto è: se fai una foto a un piatto, dove la carichi? Su Facebook, magari, o su Instagram, con l’hashtag #foodporn. Ecco, il nostro scopo è creare uno spazio per queste foto, cavalcare il fenomeno food porn e renderlo utile per scegliere dove andare a cena». SnapFood vuole funzionare più come un social network che come un database di ristoranti recensiti dal pubblico, più come un’Instagram dei piatti che come un TripAdvisor dei piatti, ci sono le recensioni, ma c’è anche un feed, un flusso di aggiornamenti dagli amici. «La stragrande maggioranza degli utenti di SnapFood si registra con un nome e cognome, attraverso gli account Facebook, Twitter o Google, questo risolve anche il problema di trasparenza con i ristoratori, i nostri ci mettono sempre la faccia». Altra grande differenza rispetto a TripAdvisor: «Il 93% delle recensioni sono positive, il che ha un senso: se devo consigliarti dove mangiare un buon piatto, non ha senso segnalare quelli che non trovo buoni». Due modi per non dover affrontare tutte le battaglie tra ristoratori e utenti che toccano a TripAdvisor.
Prodotto, community, influencer
L’app è interamente finanziata dai soci fondatori con 500mila euro. «Per non ora non siamo pensando a come monetizzare, il nostro focus è sul prodotto, sulla crescita del progetto, sulla creazione della community, per questo abbiamo anche coinvolto food blogger e influencer». Il primo obiettivo è raggiungere i 100mila utenti, ma anche lì non si passerà subito a monetizzare. Il modello di business è comunque chiaro: vendere visibilità ai ristoranti per permettergli entrare con i loro piatti nel feed degli utenti e offrire modi ai ristoratori per attirare nuovi clienti, con strumenti come sconti e promozioni. «Ma stiamo valutando anche le richieste che ci stanno arrivando dagli utenti stessi, come la possibilità di offrire un servizio di prenotazioni».
Malta e i talenti post-Brexit
SnapFood nasce e ha sede a Malta perché qui c’è l’altra società di Ripanti e parte del team, l’agenzia di advertisement Glooxy. «Malta è un ecosistema interessante, tecnologicamente molto avanzato – spiega Ripanti – ci sono diverse startup del gaming e del fintech, l’isola sta crescendo in modo molto veloce, ce ne accorgiamo anche dai prezzi che salgono, e sta attirando talenti da tutta Europa, dall’Inghilterra post-Brexit, grazie alla diffusione dell’inglese, ma anche dall’Italia e dalla Svezia. Ci sono incentivi fiscali e poca burocrazia, ci ho messo tre giorni ad aprire la società, con la banca parlo su WhatsApp». Ma ovviamente da Malta, dove SnapFood è comunque disponibile, il team guarda all’Italia, prima di attaccare altri mercati. «Sembra assurdo, ma non vediamo competitor, noi vorremmo diventare per il cibo quello che LinkedIn è per il lavoro o Instagram per le foto. TripAdvisor non lo consideriamo un competitor non solo perché è un gigante al quale è impossibile paragonarci, ma perché rispondiamo a domande diverse. Il nostro competitor vero sono le abitudini consolidate da cambiare, non cercare più i ristoranti ma i piatti, in fondo se vuoi vedere un film leggi le recensioni dei film, mica dei cinema?».