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Amici, ma non troppo. Vladimir Putin ha deciso di avviare un importante piano di investimenti nel settore del mining di bitcoin. L’intenzione è quella di non restare troppo in ritardo rispetto alla Cina, alleato sul piano politico e geopolitico che Mosca non vuole però vedere scappare sul fronte economico e tecnologico. Per questo il Cremlino ha aperto il portafogli per finanziare progetti in grado di rendere la Russia una potenza del settore delle criptovalute.
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La svolta di Putin sui bitcoin. Obiettivo: fare concorrenza alla Cina

Putin ha deciso. Mosca virerà con decisione sulle criptovalute. Un cambio di rotta importante dopo un lungo periodo di tentennamenti e anzi di profondo scetticismo nei confronti di bitcoin & company. Ma in questi ultimi mesi il Cremlino ha deciso di dare una svolta alla sua politica nel settore. Il presidente russo ha capito che non può restare troppo indietro in un campo in cui la Cina la sta facendo da padrona e rischia di accumulare un vantaggio incolmabile. I rapporti con Pechino sono sempre buoni dal punto di vista politico e geopolitico ma molti analisti hanno fatto sottolineato che la Russia sta rischiando di diventare un alleato buono perché innocuo al cospetto di una Cina sempre più forte. Forse anche per questo Putin ha deciso di non lasciare il pallino solo e sempre in mano agli “amici ma non troppo” orientali e provare a fargli concorrenza su uno dei settori chiave per il futuro dell’economia digitale.

Il ruolo della startup del consulente di Putin

Nelle scorse settimane la svolta di Putin ha preso una dimensione operativa. Il piano è quello di aumentare in maniera decisa l’estrazione dei bitcoin per provare a fare concorrenza alla Cina, leader del mercato.  Un ruolo importante verrà giocato dalla Russian Miner Coin, una startup della quale è coproprietario uno dei consulenti digitali di Putin, Dmitry Marinichev. Il canale preferenziale con il Cremlino porterà a un aumento dell’estrazione per un equivalente di 100 milioni di dollari. Una cifra più che ragguardevole che dovrebbe aiutare gli imprenditori russi a sfidare i competitor cinesi nel settore del mining. La Russian Miner Coin sta organizzando una ICO (Initial Coin Offering) nella quale gli investitori acquisteranno token utilizzando unità di ethereum e bitcoin. La compagnia promette ai compratori di assegnargli il 18% dell’utile dell’estrazione.

Mosca mira al 30% di share del mining mondiale

Il progetto della Russia nel settore è di ampio respiro. Marinichev ha spiegato che 10 milioni di dollari dal ricavato della ICO verranno spesi per lo sviluppo dei processori ma, soprattutto, l’adviser digitale di Putin ha indicato quella che diventerà la stella polare della Russia nel mercato: raggiungere il 30% di share del mining di criptovalute a livello mondiale. Un obiettivo ambizioso che secondo Marinichev potrebbe persino essere superato grazie a quello che ha definito “enorme potenziale russo”. Inizialmente la Russian Miner Coin si appoggerà alla Bitfury del lettone Valery Vavilov in attesa di sviluppare una propria tecnologia di estrazione. Una larga parte di quanto raccolto durante l’ICO sarà incanalato su questo obiettivo.

I prezzi bassi della corrente e la regolarizzazione della criptovaluta

I prezzi bassi della corrente russa potrebbero rappresentare un importante elemento a favore di Mosca nella sfida alla Cina. L’intenzione di Rmc è di collocare i computer di Bitfury in abitazioni private per sfruttare i costi bassi e insidiare il primato della Bitmain. Il tutto passa anche attraverso un cambio di politica di Putin sulle criptovalute. E’ molto probabile che Mosca decida di regolarizzare la criptovaluta, dopo anni di ostilità sul tema. Una decisione che potrebbe influire in maniera sostanziale su prezzo e appoggio degli investitori. Una mossa sostanzialmente anticipata dal recente incontro tra Putin e Vitalik Buterin, il creatore di Ethereum. Ci siamo. La Russia è pronta a scendere in campo. E stavolta il rivale, amico ma non troppo, è la Cina.