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Trasformano in oro tutto ciò che toccano, e in questo caso si tratta di startup: ecco spiegato perché la rivista economica Forbes li ha chiamati “Re Mida d’Europa”. Sono  gli uomini e le donne inseriti nell’elenco dei migliori venture capitalists d’Europa e di Israele, pubblicato qualche giorno fa. Venticinque “capitalisti di ventura”, membri di fondi d’investimento che movimentano ogni anno centinaia di milioni di euro per finanziare e far crescere giovani imprese del settore tecnologico e informatico. La classifica è stata redatta tenendo conto dei portafogli di partecipazioni di ciascuno, considerando quelle valutate almeno 200 milioni di dollari (170 milioni di euro circa).

Londra, patria dei venture capitalists

Scorrendo l’elenco di Forbes, si nota che, nonostante le incertezze sul futuro legate alla Brexit, Londra si dimostra una sede ideale per l’attività dei fondi d’investimento: sono infatti ben 17 i venture capitalist inclusi nella lista che lavorano nella capitale britannica. Tre invece fanno base in Israele, due in Svizzera, e altri due si dividono tra Europa – rispettivamente Francia e Svezia – e Stati Uniti.

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Al vertice della lista c’è lo svizzero Neil Rimer, co-fondatore del fondo con sedi a Londra e San Francisco Index List, che dal 1996 ha raccolto 4,8 miliardi di euro e finanziato oltre 160 imprese, fra cui Deliveroo, Skype e BlaBlaCar. Dal suo punto di vista, ha detto a Forbes, “i migliori investimenti sono quelli che il primo giorno non sembrano ovvi”. Come molti altri dei membri dell’elenco, Rimer è stato in passato un finanziatore di Supercell, l’azienda nata in Finlandia che ha inventato il celebre videogioco di strategia Clash of Clans: nel 2013 la maggioranza della società – ora di proprietà dei cinesi di Tencent – fu acquisita dai giapponesi di SoftBank per l’equivalente di 1,3 miliardi di euro.

Due indiane nei top-25

Tra i 25 “Re Mida” le regine sono soltanto tre, di cui due di origine indiana. Sonali De Rycker, la migliore in classifica con il suo quinto posto, viene da Mumbai e si è formata ad Harvard. Anche lei socia di Accel, De Rycker ha portato il fondo a investire nel portale Internet di annunci economici Avito.ru, che nel 2015 fu acquistato dalla multinazionale sudafricana Naspers per 1,2 miliardi di dollari (un miliardo di euro).

Reshma Sohoni, invece, è stata una dei fondatori di Seedcamp, società che ha finanziato oltre 250 startup: lo scorso ottobre i suoi primi due fondi sono stati acquistati da un’altra azienda di venture capital, Draper Esprit, per 17 milioni di euro.

 

Laure Bowden, infine, è una dei partner principali di 83North, che lo scorso aprile ha investito 212 milioni di euro in imprese europee e israeliane: in passato, Bowden ha condotto la società – che prima si chiamava Greylock IL – a finanziare Just Eat, l’app per la consegna di cibo a domicilio, e iZettle, che fornisce servizi finanziari e di pagamento alle piccole imprese.

Startup europee in piena ascesa

Anche il numero 2 della lista di Forbes, Kevin Comolli, è stato uno dei primi a credere nel successo di Supercell attraverso il fondo Accel, che ha contribuito a far nascere nel 2000: secondo lui, il successo dell’azienda finlandese “è una di quelle storie da fiaba che secondo la gente possono capitare soltanto nella Silicon Valley. Mi piacerebbe ce ne fosse qualcun’altra del genere”.

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Un auspicio che pare essere sul punto di realizzarsi: da qualche anno – secondo l’opinione comune dei componenti della classifica – i rendimenti delle startup europee hanno iniziato ad avvicinarsi a quelli delle analoghe cinesi o statunitensi. All’inizio, ha detto Rimer, gli investitori “avrebbero gioito se una società europea avesse raggiunto una valutazione di un miliardo di dollari. Oggi ne vediamo alcune che sono arrivate a oltre 5 o 10 miliardi”. Basta pensare alla svedese Spotify, il cui valore stimato è di 16 miliardi di dollari (13,6 miliardi di euro), oppure proprio a Supercell, che Tencent ha comprato sborsando 10,2 miliardi di dollari (8,7 miliardi di euro).

 

“Così come negli anni duemila eravamo dietro agli Stati Uniti, negli ultimi sette anni siamo risaliti molto”, ha aggiunto Klaus Hommels, terzo nella lista. Il cinquantenne svizzero ha alle spalle una carriera di vent’anni in cui cui ha preso parte a ogni fase della crescita dell’economia legata al web: uno dei suoi investimenti di maggior successo è stato quello in King.com, la società svedese che avrebbe in seguito inventato il videogioco “Candy Crush”. Più tardi Hommels  è stato tra i primi a finanziare Skype e Facebook, e nel 2012, dopo anni di investimenti solitari, ha fondato Lakestar. Con un’idea sempre valida in mente: la caratteristica più importante per un venture capitalist è “avere fede”.