Nuova arma nelle mani di chi combatte il batterio: è lo studio portato avanti dall’Istituto per la protezione sostenibile delle piante del Cnr di Bari
Telecamere speciali puntate sulle piantagioni per rilevare l’avanzata della fitopatologia della Xylella, così da bloccarla prima che riesca ulteriormente a diffondersi e uccida altri ulivi. È il progetto portato avanti dall’Istituto per la protezione sostenibile delle piante del Cnr di Bari che, negli ultimi due anni, si è avvalso delle più moderne tecniche di telerilevamento aereo nel tentativo di scorgere gli esemplari malati ancora prima che gli effetti del batterio fossero individuabili dall’occhio umano.
Perché è importante individuare rapidamente gli ulivi infetti
Lo studio, pubblicato su Nature Plants e portato avanti da 16 ricercatori coordinati dal professore spagnolo Pablo Zarco-Tejada, sembra aver dato risultati incoraggianti e potrebbe consegnare nelle mani di chi combatte la Xylella se non la cura definitiva almeno uno strumento per prevenire il contagio, evitando anche la distruzione e il macero indiscriminato delle piante sane, vero e proprio punto di attrito – come è noto – tra gli agricoltori e le istituzioni comunitarie.
Nel dettaglio, grazie a speciali telecamere montate a bordo di un aereo che ha sorvolato per due volte le stesse aree, è stato possibile eseguire analisi iper-spettrali che hanno scandagliato l’intero campo elettromagnetico e acquisizioni con sensori termici.
La rilevazione, condotta in collaborazione con Instituto de Agricultura Sostenible – Consejo Superior de Investigaciones Científicas di Còrdoba e il Joint Research Center della Commissione Europea, potrebbe consentire sia di mappare le zone e i progressi della malattia, sia di intervenire per tempo con la distruzione degli ulivi infetti. Finché non si troverà una cura per la Xylella, il solo modo di arginare l’avanzata del batterio sarà frapporre tra gli esemplari malati e quelli ancora non contagiati zone cuscinetto: vere e proprie linee Maginot della Xylella che si ottengono distruggendo tutte le piante attorno ai focolai nella speranza di fermare l’azione distruttiva dei numerosi insetti vettori.
Il problema, almeno finora, è che questo modo di procedere oltre a causare l’abbattimento degli alberi sani si è spesso rivelato superfluo, proprio perché quando la malattia viene diagnosticata in genere è tardi e il batterio si è già propagato.
Xylella, danni per oltre 1 miliardo
Il paziente zero di questa epidemia che sta falcidiando milioni di ulivi secolari è stato localizzato a Gallipoli, 90 chilometri a Sud-Ovest rispetto all’ultimo fronte di Cisternino. Dal 2013 a oggi il batterio, annidato probabilmente in una pianta ornamentale importata dal Costa Rica, non ha mai smesso di diffondersi, arrivando a distruggere 10 milioni di alberi. E, tutto attorno alle piante morenti, una battaglia fatta di sentenze, ricorsi, controricorsi e carte bollate, tra contadini che si oppongono alla distruzione delle piantagioni e le Istituzioni comunitarie che premono perché il contagio venga arginato.
Nel mezzo, i politici locali hanno cavalcato spesso pretestuosamente le sommosse degli agricoltori, sia perché spaventati dalle ricadute economiche che la Xylella avrà di certo sulla produzione dell’olio salentino, sia per avvantaggiarsi sfruttando il tema nel perenne clima elettorale che si respira nel Paese, Puglia inclusa. E così, nelle zone in cui non si è proceduto con l’eradicazione, oggi ci si dispera per non averlo fatto a tempo debito e le colline brulle, un tempo coperte dagli ulivi, stanno diventando il nuovo paesaggio della campagna pugliese.