La Porsche Panamera dà fondo ai suoi 400 cavalli e scatta in avanti, davanti alla vettura si para la sagoma di un ciclista e lo smartphone gira il volante per scartare davanti all’ostacolo. Si svolge tutto nel giro di pochi attimi, poi la vettura si arresta e ai passeggeri rimane l’impressione di aver assistito a un piccolo miracolo nel parcheggio del Camp Nou, lo stadio del Barcellona: alla guida c’è un Mate 10 Pro identico a quello che si può acquistare in un negozio qualsiasi in tutto il mondo.
Si tratta naturalmente solo di una demo, un proof of concept che Huawei ha voluto portare in mostra a Barcellona, nel corso del Mobile World Congress, per dimostrare due cose. La prima, la più importante, è che è in grado di farlo. La seconda è che la NPU, la neural-network processor unit che è compresa nel suo processore Kirin 970, può essere sfruttata per compiti molto diversi da quelli che ci sia attende comunemente da uno smartphone.
Come funziona
Sul tetto della Panamera è installato un portabagagli che di solito siamo abituati a vedere sulle autostrade quando è periodo di vacanze: in luogo delle valigie, però, al suo interno è contenuta una speciale telecamera ad alta risoluzione e bassa latenza, la Teradek Bolt 3000. Il flusso video di questa camera giunge via cavo direttamente nel Mate 10 Pro installato in un comune supporto da parabrezza all’interno della vettura: quest’ultimo è collegato via wireless al sistema di controllo robotico installato nel portabagagli posteriore, che sfrutta a sua volta le funzionalità drive-by-wire della Porsche per controllare acceleratore, freni e sterzo.

Lo sviluppo durato 5 settimane di questo prototipo ha prodotto una semplice applicazione installata a bordo del telefono che agisce in due fasi: nella prima si percorre il circuito di prova a bassa velocità, e attraverso la ripresa video il Mate 10 impara a riconoscere le sagome presenti (una bicicletta, un cane e un pallone) sfruttando il machine learning. A differenza dei sistemi già presenti su alcune vetture, in questo caso il software riconosce in maniera puntuale l’oggetto che si para davanti: è in grado cioè di distinguere se si tratta di un ciclista o del migliore amico dell’uomo, e in ciascuno di questi casi è pronto ad attuare una manovra differente.
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Tornati al punto di partenza si decide come agire: abbiamo scelto di girare a sinistra per evitare un cane, a destra per un ciclista, di frenare nel caso in cui ci fosse un pallone da calcio sulla carreggiata. Questa volta l’accelerazione è superiore, la vettura raggiunge in pochi metri una velocità di 30km/h tipica della guida in città, e quando incontra l’ostacolo scarta e poi si arresta a fine percorso. Abbiamo assistito a diverse prove con a bordo colleghi giornalisti e in tutti i casi la Panamera ha rispettato appieno le specifiche della demo.
A cosa serve
Chi pensasse che troverà molto presto dal suo concessionario Porsche una Panamera “powered by Huawei” rimarrà purtroppo deluso. L’obiettivo di questa dimostrazione portata a Barcellona era solo quella di far comprendere con un esempio quale sia la potenza elaborativa raggiunta dagli smartphone odierni: la guida in tempo reale di una vettura con l’elaborazione di un filmato e l’identificazione degli oggetti incontrati sulla strada è un’operazione tutt’altro che banale.

Huawei spera che questo esempio possa servire a convincere sempre più sviluppatori a investire le proprie risorse nello sviluppo di applicazioni pensate per sfruttare il suo Kirin 970: tramite apposite librerie è possibile attingere alla potenza di calcolo della NPU e abbinarla a quella di CPU e GPU, così da aumentare le capacità di elaborazione salvaguardando l’efficienza.