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Chi ha visto la serie di Netflix, Black Mirror, non ne resterà stupito: in zona Porta Romana a Milano, nel nuovo ristorante della catena This is not a sushi bar, da oggi è possibile pagare anche con i follower di Instagram. Virtuali, intangibili, a loro volta acquistabili, i volatili follower sono anche potenziali clienti e per definizione sicuramente curiosi. Il pagamento privo di moneta sonante avviene dimostrando il numero di seguaci, ai quali corrisponde un numero variabile di piatti gratis. Con una sola richiesta: fare una foto e pubblicarla, corredata da account e hashtag ufficiali.

This is not Esterno

Sushi in cambio di post: come funziona

I clienti influencer sono suddivisi in cinque fasce: una volta ordinata la prima portata, dimostrando di avere da mille a 5mila follower si ottiene un piatto gratuito, da 5mila a 10mila due, da 10mila a 50mila quattro, che diventano otto piatti gratis se il cliente ha tra i 50 e i 100mila fan. Infine, ma qui passiamo davvero a parlare di influencer fatti e finiti, oltre i 100mila follower viene offerta l’intera cena. Il post da presentare in cassa, dove lo store manager ha già controllato la pubblicazione, deve contenere una foto scattata nel locale, il tag alla pagina @thisisnotasushibar e l’hashtag #thisisnotasushibar. L’originale modalità di pagamento, attualmente un’esclusiva per la location di Porta Romana, esclude soltanto una decina di piatti presenti in menu e le bevande.

 

L’era dell’influencer marketing

Non si può negare che i social network invitino gli utenti al controllo frequente di like, seguaci e reazioni. E il dinamismo social sa spingersi anche oltre l’estro creativo di un post che aumenti i like, nella misura in cui essere seguiti vuol dire influenzare, e influenzare vuol dire monetizzare. Il contenuto del post che può arrivare a tanti follower è pubblicità gratuita per il locale: poco importa se le recensioni offline (faccia a faccia) dovessero essere di segno opposto, perché comunque non arriverebbero ad un pubblico ugualmente allargato di potenziali nuovi clienti. Il resto lo fa la curiosità e l’innovazione della formula, che è sempre più simile ad un baratto 4.0: fatto di immediatezza e linguaggio estremamente semplice.

This is not Format interni 2

La piattaforma Instagram è d’altra parte sempre più popolare, grazie alla presenza dei più noti influencer e grazie a sempre nuove funzionalità per stories e interazioni che ormai vanno ben al di là delle semplici foto con o senza filtri. Il luogo perfetto per comunicare con le immagini: e l’aspetto estetico conta davvero tanto nella cucina orientale.

 

Ma che questo possa diventare un nuovo formidabile trampolino per la comunicazione lo stanno capendo le aziende di ogni comparto produttivo, grandi e piccole, e naturalmente anche locali come quello milanese che ha ideato questa iniziativa. This is not a sushi bar ha improntato oltre l’80% della propria attività sulla consegna a domicilio – sei ristoranti attivi e prossime aperture previste in altre città, è dotata di una propria flotta di rider e di un sistema di organizzazione e analisi di ordini sviluppato internamente – ma vuole anche “stimolare in maniera innovativa e inclusiva la presenza nel locale”. In altre parole vede questa iniziativa come una campagna marketing, che spingerà sia le vendita via sito che la presenza nel ristorante.

Matteo Pittarello BW 2

Matteo Pittarello, presidente di This is not, spiega: “Intendiamo rendere la formula permanente: per cui, salvo sorprese, dovremmo essere i primi al mondo ad utilizzare in maniera strutturata questa formula”. Una vera e propria iniziativa cashless, basata però sulla popolarità.