Ma come, la “sharing economy”, nelle sue diverse varianti anche sotto forma di economia dei lavoretti, non avrebbe dovuto smaterializzare i pagamenti? Non avremmo dovuto poter viaggiare serenamente in condivisione senza contanti, ricevere la pizza a casa col conto già saldato o chiamare un’auto senza preoccuparti di avere banconote nel portafoglio? Già. E in effetti questo è possibile. Peccato che, almeno in Italia, Paese da sempre tremendamente amante dei “liquidi” spesso non solo per questioni antropologiche ma anche di convenienza ed evasione, quella nuova economia sembri aver smarrito (almeno un po’) il suo spirito evangelizzatore.
Lo scenario: solo il 28% dei pagamenti “non” è in contanti
L’impresa, d’altronde, era durissima. Se infatti è vero che l’uso del contante sta diminuendo in tutti i Paesi europei e anche nel nostro (+10% i pagamenti con carta di credito, debito o prepagate nel 2017 secondo uno studio dell’Osservatorio mobile payment & commerce del Politecnico di Milano) si tratta pur sempre di appena il 28% delle transazioni. In valore assoluto, 220 miliardi di euro. Ogni italiano usa un sistema di questo tipo solo cinquanta volte l’anno contro la media europea di 118 operazioni, con picchi di 280-300 in Paesi come Danimarca, Svezia e Finlandia. Sotto di noi ci sono solo Bulgaria, Romania e Grecia ma anche la Germania, altro caso studio dell’Unione per la contraddittoria presenza di soluzioni digitali avanzate e attaccamento all’uso del contante.
Come se non bastasse, e come logica conseguenza, lo studio del community Cashless Society, realizzato da The European House-Ambrosetti con il sostegno di alcune banche, stima che il contante in circolazione nel nostro Paese sia aumentato in dieci anni, dal 2008 al 2017, da 128 a 197 miliardi di euro. Una crescita di oltre il 50%.
Il caso di BlaBlaCar
Si sperava dunque che certe piattaforme, nel loro piccolo e nei loro ambiti, aiutassero e supportassero questa transizione. Eppure, a ben vedere, negli ultimi mesi sembra essersi quasi verificato – loro malgrado – un ritorno del contante. Per esempio BlaBlaCar, la piattaforma per condividere un posto in auto e fare un viaggio insieme risparmiando, dallo scorso marzo consente ai conducenti della community di richiedere i contributi dei loro passeggeri in contanti. Negli ultimi giorni ha rilasciato una serie di interessanti dati su chi e come abbia usato questa opportunità nei sei mesi abbondanti che abbiamo alle spalle. Dal punto di vista geografico, in effetti, l’adozione dei contanti spacca in due la community italiana della piattaforma francese. Nelle regioni del Nord, in quelle del Centro e in buona parte della Sardegna domina la preferenza degli automobilisti per la ricezione dei contributi online, sul proprio conto corrente o su PayPal. Al Sud, invece, si preferiscono i bigliettoni.
Se a Milano i conducenti prediligono i pagamenti online (solo il 28% dei viaggi è offerto in contanti), a Roma la community dei conducenti si divide in modo equo tra le due opzioni, con il 50% dei viaggi offerti con pagamento online e il 50% con pagamento in contanti. Se infine la Liguria è la regione con la più bassa adozione del contante per i viaggi condivisi (solo il 29% dei viaggi condivisi lo richiede), seguita da Val D’Aosta 31% e Lombardia 32%, ad adottare massivamente il contante sono invece gli automobilisti in partenza dalla Calabria (63%), Campania (55%), e Sicilia (53%).
I food delivery e il caso Uber
Non basta. Non solo diverse piattaforme di food delivery accettano i pagamenti in contanti (JustEat in ogni caso, Deliveroo solo dai ristoranti affiliati – pochi, fanno sapere dai vertici del servizio – che dispongono di una propria flotta e dunque provvedono in autonomia alle consegne, Foodora, che sta per fondersi con un gigante del settore, da qualche mese a Roma, Verona e Firenze) ma di recente il Ceo di Uber, Dara Khosrowshahi ha svelato a un’intervista a Repubblica una nuova strategia per il prossimo futuro. Per recuperare spazio in un mercato corporativista e complesso com’è quello italiano – dove la piattaforma californiana è presente pur con mille problematiche e limitazioni oltre che con la ferrea opposizione delle lobby dei taxisti – pare che prossimamente aprirà l’applicazione proprio ai taxisti e consentirà anche l’opportunità di saldare le proprie corse in contanti. Anche myTaxi, pur riservando sconti e offerte speciali ai soli pagamenti via applicazione (dunque con carte o buoni) consente il pagamento in contanti.
Just Eat, per esempio, spiega a StartupItalia che “il contante si utilizza fin dal 2011 anno del suo esordio in Italia e che a livello nazionale attualmente la percentuale di pagamenti in cash è di circa il 58%. Just Eat vuole infatti sempre dare all’utente più possibilità di scelta sul metodo di pagamento che preferisce utilizzare, e in questo caso il contante, in un Paese come il nostro dove culturalmente la digital food delivery non è ancora sviluppata completamente ai livelli per esempio di paesi come il Regno Unito”. Andando da Nord a Sud della Penisola la percentuale di utilizzo del contante, come per BlaBlaCar, cresce con al Nord 52% degli ordini pagati in contanti, al Centro il 59,3% e al Sud il 63,6%.
Perfino su Amazon il contante è benvenuto
Molte altre piattaforme, probabilmente, ci sfuggono. Il punto è tuttavia chiaro, anche sotto diverse altre angolazioni. Per esempio nella lentezza con cui diversi grossi istituti di credito italiani faticano ad adeguarsi a sistemi come Apple Pay: la sharing economy, e in generale l’economia digitale, sta aiutando meno di quanto si pensi la transizione dei pagamenti. Spesso appare accomodarsi sulle tendenze del mercato. Basti pensare che perfino su Amazon è possibile sfruttare il contante: dallo scorso dicembre, infatti, basta sfruttare Amazon Ricarica in cassa. In pratica ci si ricarica con un buono regalo fra i 15 e i 500 euro il proprio account sulla piattaforma, che verrà accreditato immediatamente. Non proprio una rivoluzione.