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Next Wave: Dell e General Motors contro la plastica negli oceani

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Next Wave: Dell e General Motors contro la plastica negli oceani

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NextWave è l’iniziativa promossa da un pool di aziende che puntano a ridurre l’inquinamento degli oceani: l’obiettivo è creare la prima catena di fornitura globale scalabile.

NextWave è l’iniziativa promossa da un pool di aziende che puntano a ridurre l’inquinamento degli oceani: l’obiettivo è creare la prima catena di fornitura globale scalabile.

Tecnologia
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Sara Moraca
17 mag 2018

Una nuova iniziativa chiamata NextWave   punta a studiare i modi in cui le aziende possono utilizzare (e riutilizzare) la plastica in modo più responsabile. Aziende come Dell, General Motors, Trek Bicycle, Herman Miller, Interface, Van de Sant, Humanscale e Bureo si sono alleate per capire come poter riutilizzare la plastica che a oggi inquina gli oceani e come ridurre l’attuale uso di plastica da parte del mondo industriale. L’obiettivo, con il supporto dell’Un Enviroment, è di creare la prima catena di fornitura globale scalabile in grado di ridurre la quantità di plastica riversata negli oceani.

 

 

Le aziende collaboreranno con l’associazione no profit Lonely Whale, per creare quella che può essere definita la prima supply chain di plastica oceanica su scala industriale. L’obiettivo è evitare che un milione e mezzo di chili di plastica finiscano poi nelle acque oceaniche. L’organizzazione no profit ha già conseguito un notevole successo, eliminando 2 milioni di cannucce di plastica dalla città di Seattle

Le società che hanno aderito al programma hanno accettato di testare l’integrazione della plastica recuperata dagli oceani nei propri prodotti o packaging e di ridurre l’utilizzo di plastica all’interno delle loro normali attività operative e della loro supply-chain.

La plastica negli oceani

Otto milioni di tonnellate di plastica vengono scaricate negli oceani ogni anno, plastica che altera il delicato equilibrio ecologico dell’ecosistema marino.

La situazione italiana non è rosea: secondo i più recenti dati diffusi da Legambiente, in media sulle spiagge italiane ci sono 714 rifiuti ogni 100 metri, la cui maggioranza è costituita da oggetti o frammenti di plastica.
L’Unione Europea si è mossa per cercare di fermare il fenomeno: lo European Environmental Bureau – che riunisce 140 organizzazioni in Europa, fra cui l’italiana Legambiente – ha chiesto due anni fa all’Unione Europea di fissare un obiettivo importante per la salvaguardia del propri mari, che dovrebbe concretizzarsi con la riduzione del 50% dei rifiuti presenti entro il 2025.

Gli oceani hanno un ruolo di primo piano non solo per l’economia globale (da loro deriva il 5% del Pil mondiale), ma anche per la sopravvivenza della nostra specie: essi infatti assorbono dal 25% al 30% dell’anidride carbonica rilasciata attualmente nell’atmosfera. La CO2 presente nell’atmosfera è aumentata di circa il 30% dalla Rivoluzione industriale e ha contribuito ad alterare l’equilibrio chimico dei mari che ora affrontano un’acidificazione senza precedenti.

 

Tags: #AMBIENTE #ECOLOGIA #OCEANI
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