Il primo giorno di Web Summit si chiude con una domanda. Cosa succederà quando l’intelligenza artificiale distruggerà milioni di posti di lavoro? E nessuno sa cosa rispondere
L’immagine che finora racconta meglio l’ottava edizione del Web Summit è quando il primo ministro portoghese Antònio Costa ha consegnato a Paddy Consgrave, l’organizzatore dell’evento, le chiavi della città di Lisbona. Una partnership che durerà tre anni e che ha visto sul palco della prima giornata diverse figure istituzionali. Voluta fortemente dal governo di Lisbona, come ha detto Consgrave: «Ci hanno contattati per primi e per primi si sono mossi per candidarsi come alternativa a Dublino». E così è stato. Un business che porterà alla città circa 250 milioni di euro. E per 5 giorni i riflettori dei media internazionali e sede delle principali tech company al mondo. Qui in Portogallo. Finora zona periferica delle startup e della digital economy, oggi teatro di uno dei principali eventi globali.
La consegna delle chiavi ha scalzato per quest’anno il classico suono della campana del Nasdaq come momento di lancio della conferenza. Ci sarà, ma solo 24 ore dopo. Gli stand e gli spazi dedicati al summit occupano l’intera area della Feira Internacional de Lisboa. 100mila metri quadri affacciati sul Tajo dove per 3 giorni si esibiranno circa 15mila tra startup e aziende. Senza contare la Memo Arena. Dove 30 mila persone erano presenti al via del Web Summit, 20mila dentro e 10mila quelle che hanno dovuto seguirla dai maxischermi. Un fiume di gente che ha occupato tutta l’area, smaltito in maniera piuttosto efficiente dal trasporto pubblico della città.
Barroso chiede alla politica di guidare il cambiamento tecnologico
Il tema che più ha risuonato nei primi talk è quello del lavoro. E di come la tecnologia distruggerà, cambierà per sempre alcune professioni. E’ la prima volta che un Web Summit, dove si celebra il futuro nelle sue forme più radiose e estremizzate, si apre con un problema. Vero. Che tocca tutti. Il primo a lanciarlo è stato José Manuel Barroso, portoghese, ex presidente della Commissione europea dal 2004 al 2014 e adesso presidente (non esecutivo) di Goldman Sachs. Molto applaudito dai 20mila dell’arena.
Il primo Web Summit che comincia con una preoccupazione vera
«Qualche giorno fa ho visto un video di un camion che trasportava un carico di birra in Colorado. Mi chiedo cosa succederà quando queste tecnologie colpiranno la nostra vita su larga scala e come i governi reagiranno, si prepareranno a questo». Forse la prima volta che il Web Summit si apre con una preoccupazione. Vera. Sentita. Trasversale tra imprenditori e policy makers. La soluzione? «Finora quello che è successo è che il cambiamento tecnologico è guidato dalla tecnologia e a seguire interveniva la politica, sempre in ritardo. Quello di cui abbiamo bisogno è che la politica assuma la leadership di questo cambiamento epocale. E garantire il futuro dei cittadini e dei lavoratori».
Azevedo (WTO) chiede investimenti per chi perderà il lavoro
La frizione tra politica e tecnologia è anche il faro su cui ha puntato Roberto Azevêdo, presidente del WTO (l’organizzazione mondiale del commercio) che ha chiesto ai politici dei paesi europei di «intervenire con investimenti specifici per il futuro dei cittadini. Le nuove tecnologie distruggeranno milioni di posti di lavoro. Solo la politica può arginare un fenomeno che impatterà la vita della maggior parte della popolazione».
Cosgrave dice che il Summit è modo per discutere di problemi
Lo stesso organizzatore del Web Summit, Paddy Cosgrave, lo ha evidenziato in conferenza stampa: «Io non credo che la tecnologia sia buona o cattiva. Penso che sia neutra. Ha creato cose in grado di migliorare la vita di molti, ma anche di distruggere la vita di milioni di persone. E’ un dibattito molto importante. Cosa succederà quando non avremo più bisogno di lavoratori? E succederà. Presto». Il tema lo preoccupa. E’ evidente. Racconta un aneddoto che contiene molto di più di quello che contiene.
Ci saranno milioni di posti di lavoro persi. E non sappiamo che fare
«Ieri ho incontrato un investitore importante qui al Web Summit, ma non posso dirvi chi è. Gli ho chiesto: siamo preparati all’eventualità in cui non ci saranno più milioni di posti di lavoro sostituiti dall’intelligenza artificiale? E questo investitore, che è vi assicuro tra i più visionari e vicini alle nuove frontiere delle tecnologia mi ha risposto: assolutamente no. E questo mi terrorizza davvero. E l’unica cosa che possiamo fare e creare dei momenti di discussione come questo per portare i politici a ragionare su questi problemi, anche con le aziende che in qualche modo li stanno sollevando. Ma ad oggi nessuna società è preparata all’eventualità prossima che milioni di persone saranno senza lavoro. Sarà il più grande problema per l’Europa e il mondo dopo la Seconda guerra mondiale».
«La più grave crisi dopo la seconda guerra mondiale»
A sentirli parlare si tratta davvero di problemi che abbiamo dietro l’angolo. E si ha l’impressione che tutto può succedere da un momento all’altro, in qualche mese. Magari già l’anno prossimo, alla prossima opening conference, ci saranno novità. Nuove preoccupazioni. O i primi effetti. Staremo a vedere.