Il panorama dell’innovazione Agrifood si arricchisce di un nuovo player, Edible Planet Ventures, una piattaforma che promette di dare una spinta al settore grazie al proprio know-how e al network internazionale di cui dispone. Abbiamo incontrato la fondatrice, Sharon Cittone
La cucina italiana è conosciuta in tutto il mondo ed è motivo di orgoglio per il nostro Paese. In ogni città del Globo si trovano ristoranti italiani, da Kathmandu a Miami, e il Made in Italy è un marchio con le spalle solide, sinonimo di qualità e genuinità. Tuttavia sul fronte dell’innovazione le cose non vanno bene.
Nel 2020 le startup europee AgriFoodTech hanno incassato dagli investitori circa 3,8 miliardi di euro (dati Agfunder), in calo di circa il 3% rispetto al 2019, complice la pandemia. A livello globale però lo scorso anno i miliardi investiti sono stati 30,5, in crescita del 34,5% anno su anno.
E se si guarda all’Europa l’Italia è 12esima nella classifica degli investimenti nel settore con 59,8 milioni di euro. Meglio di noi fanno il Regno Unito (1,1 miliardi), la Francia (660 milioni), la Germania (310 mln), l’Olanda (250 mln), ma anche la Grecia, la Russia e il Belgio.
Quali sono le cause di questa bradicardia? “In Italia manca un ecosistema forte e connesso in grado di sostenere lo sviluppo delle startup, che sono tante ma che spesso espatriano per mancanza di opportunità”, ci racconta Sharon Cittone, fondatrice di Edible Planet Ventures e profonda conoscitrice del settore AgriFoodTech a livello nazionale e globale. “In Italia ci sono pochi investitori. Inoltre le tipologie di investimento sono poco lungimiranti e di valore limitato. A questo si somma la mancanza di una visione politica a livello nazionale, che in altri Paesi, come la Francia o l’Olanda, è invece forte”.
Partiamo dall’inizio, che cos’è Edible Planet Ventures?
“È una piattaforma olistica che ha come obiettivo quello di far crescere il settore AgriFoodTech in Italia attraverso il sostegno di startup innovative, la realizzazione di eventi e la creazione di un network nazionale e internazionale”.
Partiamo dalle startup, in che modo intendete supportarle?
“Edible Planet Ventures ha dietro di sé un vasto network fatto di investitori, corporates ed esperti che possono supportare i team creativi in tutte le fasi di sviluppo del progetto, dalla definizione di una strategia allo sviluppo del prodotto fino al reperimento delle risorse finanziarie”.
Oggi in Italia esistono molti acceleratori nel campo Agrifood, che cosa vi contraddistingue?
“La nostra visione globale e il network che abbiamo costruito negli anni. Noi possiamo mettere in collegamento le startup con i migliori partner che possono desiderare a livello internazionale”.
Passiamo agli eventi, che cosa avete in programma?
“Entro la fine dell’anno lanceremo un grande evento con personalità di alto livello provenienti da tutto il mondo. Gli eventi sono il modo migliore per fare networking, creare opportunità di crescita e sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi legati al settore Agrifood, come ad esempio la sostenibilità”.
Tu sei stata per lungo tempo il braccio destro di Marco Gualtieri, fondatore di Seeds&Chips. Perché hai deciso di lasciare quel progetto?
“Io e Marco avevamo una visione diversa. Seeds&Chips è stata una bella avventura e molti dei collaboratori in Edible Planet Ventures hanno lavorato con me in S&C, tuttavia volevo creare qualcosa di diverso, con una visione olistica”.
E veniamo all’ecosistema Agrifood, che in Italia è cresciuto enormemente negli ultimi anni, soprattutto dopo Expo2015. Quali sono i vostri piani?
“Vogliamo facilitare lo scambio di idee e la collaborazione all’interno del Paese e a livello internazionale. Lo faremo con gli eventi, ma abbiamo anche lanciato AgriFood-Tech Italia, una associazione che ho fondato insieme a Peter Kruger (Founder & Managing Partner eZecute), Max Leveau (COO & GM Italy Forward Fooding), Chiara Sattin (COO Borgo Buzzaccarini Rocca di Castello) e Antonio Iannone (Founder The FoodCons)”.
Edible Planet Ventures lavora solo con le startup o anche con le aziende?
“Abbiamo un approccio laico e olistico e quindi lavoriamo con tutti offrendo servizi a seconda delle necessità. Possiamo sostenere le startup nello sviluppo di una idea, o nella definizione di una strategia di go-to-market fino al reperimento delle risorse finanziarie attraverso al nostra rete di Business Angels, vc e fondi di private equity. Ma supportiamo anche le corporate nello sviluppo di strategie di open innovation, di scouting e così via”.
Chi vi finanzia?
“Abbiamo alle spalle un fondo americano che crede in questo progetto”.
Quali sono secondo te i macro-trend nel settore AgriFoodTech più interessanti?
“La pandemia ha dato una spinta notevole al settore dell’eGrocery e all’home delivery. C’è poi tutto il tema delle proteine di origine vegetale. Sul fronte più strettamente agro vediamo una forte attenzione verso la sostenibilità e verso l’agricoltura rigenerativa, ma gli investitori puntano anche molto sulla robotica e il vertical farming. Terrei poi d’occhio il carbon farming, altro settore promettente”.