La svolta tecnologico-militare di Pechino può cambiare gli equilibri geopolitici e fa paura a Washington
Droni subacquei, sottomarini smart, aerei supersonici, isole artificiali ed esercitazioni di massa con la Russia. La svolta tecnologico-militare di Pechino fa paura a Washington.
La svolta tecnologica dell’esercito cinese
Gli equilibri mondiali stanno cambiando. L’esercito della Cina sta diventando sempre più forte. E la chiave è l’innovazione. La svolta tecnologico-militare ordinata da Xi Jinping sta dando i suoi frutti e ora gli Stati Uniti iniziano a essere preoccupati (come testimonia il rapporto annuale del Pentagono sulle forze armate del Dragone) che i rapporti di forza possano davvero cambiare. Le parole chiave sono tre: flessibilità, espansione e tecnologia. La grande riforma militare approntata da Pechino nel 2017 si basa su questi tre principi. Il primo è quello di rendere l’apparato più mobile e in grado di rispondere a diverse esigenze strategiche. Xi ha capito che non bastava più l’immenso esercito di terra per le sfide che il terzo millennio riserva alla Cina. Per questo ha voluto dare una dimensione più completa alle forze militari del Dragone, che si stanno evolvendo a grande ritmo sia per quanto riguarda la loro flotta aerea sia per la loro flotta marina. Il secondo aspetto è collegato proprio a questi sviluppi, con un’espansione non solo territoriale ma anche di influenza geopolitica di Pechino, sempre più in grado di recitare un ruolo internazionale con un esercito che ha ormai pienamente assunto una dimensione globale. L’ultimo, ma altrettanto decisivo, aspetto, è quello dell’innovazione tecnologica. Un’innovazione che procede a ritmo serrato e che, secondo molti, osservatori potrebbe garantire un prossimo sorpasso ai danni degli Usa nell’intelligenza artificiale applicata in campo militare.
L’asse con la Russia
Basti guardare agli investimenti. La Cina ha ampiamente conquistato il secondo posto per le spese militari, alle spalle degli Usa, con circa 200 miliardi di dollari sborsati nel 2017. Una cifra quasi raddoppiata nel giro di un decennio. Da potenza di difesa e di terra, come detto prima, Pechino si è trasformata in una superpotenza navale e aerea. Un’esigenza richiesta anche dal colossale programma di investimenti della One Belt One Road (Nuova Via della Seta). L’area del mar Cinese Meridionale è incandescente, e non solo per il nodo Taiwan. Qui la Cina continua a organizzare imponenti esercitazioni militari che stanno preoccupando non solo Taipei ma anche gli altri attori regionali come Filippine e Giappone, nonché gli Stati Uniti. Ma all’orizzonte si staglia anche una nuova preoccupazione per Washington e per i paesi dell’Europa orientale. Tra pochi giorni, infatti, si terrà un’esercitazione militare di grande portata in Russia. Test ai quali è stata invitata, con una mossa senza precedenti, la Cina. Il tutto avverrà tra l’11 e il 15 settembre, in concomitanza del forum economico di Vladivostok nel quale Xi Jinping incontrerà Vladimir Putin. Già in passato i due paesi avevano condotto azioni congiunte, ma perlopiù di secondo piano. Non in questo caso. La Cina invierà 3200 soldati, 900 carri armati, un numero imprecisato di blindati e pezzi di artiglieria, jet ed elicotteri. Ma più dei numeri conta il messaggio. La Russia non vede più la Cina come una potenziale minaccia, bensì come un alleato.
La nuova generazione di caccia
Non è un caso che proprio le armi russe stiano dando una grande spinta al programma di rinnovamento militare cinese, soprattutto sul versante aereo. Nelle ultime settimane, infatti, l’aeronautica cinese si è dotata dell’ultimo lotto di caccia da combattimento russi, i Su-35. Parallelamente, Pechino sta sviluppando una flotta di caccia per attacchi a lungo raggio. Il report del Pentagono sostiene che “probabilmente” la Cina sta addestrando i suoi piloti a raid contro gli Stati Uniti. Non solo. Il dossier rivela che entro i prossimi 10 anni la Cina potrà aver sviluppato una nuova generazione di caccia “stealth” con capacità nucleari. Una innovazione che darebbe un vantaggio strategico fondamentale, visto che in questo modo Pechino sarebbe per la prima volta in grado di sferrare attacchi nucleari via terra, via mare e via aria. La Cina ha respinto il rapporto del Pentagono, definendolo “pretestuoso” e “irresponsabile”. “Lo sviluppo militare di Pechino è di natura difensiva e intende salvaguardare la sua integrità territoriale”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri Lu Kang.
Missile ipersonici, sottomarini robotici
Ma nel frattempo Pechino continua a investire in maniera ingente sulle nuove tecnologie in campo militare, con ampio utilizzo di intelligenza artificiale e robotica. Qualche esempio? Il missile Dong Feng 17, che con una gittata all’incirca di 1500 miglia potrebbe permettere alle forze di Pechino di evitare radar e difese aeree nemiche. Il missile si serve della tecnologia ipersonica, che rende le armi balistiche molto più veloci e pericolose di quelle tradizionali. La stessa tecnologia è alla base degli aerei che potrebbero essere in grado di eludere gli scudi difensivi dell’esercito americano. Lo Xingkong-2, secondo alcune voci, potrebbe raggiungere una velocità sei volte superiore a quella del suono. La stessa attenzione è dedicate alle armi navali. I lavori per lo sviluppo di una nuova generazione di sottomarini robotici procede a ritmo serrato nell’impianto produttivo di Zhuhai, la più grande al mondo per la produzione di navi drone. I primi esemplari del nuovo sottomarino, dotati di un’intelligenza artificiale in grado di renderli completamente autonomi, potrebbero essere pronti già a partire dalla prima metà del prossimo decennio.