Il Parlamento Europeo ha approvato lo sviluppo del Cir, il Common Identity Repository: unirà i sistemi già attualmente utilizzati per il controllo delle frontiere nei 28 Paesi oltre ad altri archivi elettronici
Un maxidatabase europeo contenente le informazioni di oltre 350 milioni di persone. Informazioni in grado di identificarle in modo univoco e sicuro: numeri di passaporto, dati personali ma soprattutto scansioni facciali, impronte digitali e altri dati biometrici. Questo enorme archivio si chiamerà Cir, che sta per Common Identity Repository, e la prima pietra per la sua costruzione è stata appena posta da Parlamento Europeo, che ha votato a favore del suo sviluppo.
In sostanza il sistema unirà i sistemi già attualmente utilizzati per il controllo delle frontiere nei 28 Paesi (o 27, quando la Gran Bretagna sarà uscita, sempre che non voglia continuare a collaborare) oltre ad altri archivi elettronici, come l’Eurodac che raccoglie le impronte digitali dei richiedenti asilo e degli irregolari. Nonostante le numerose voci critiche in termini di privacy, per giunta a un anno esatto dall’entrata in vigore del nuovo regolamento generale sul tema, il Cir viene presentato come un passo in avanti per la sicurezza dei cittadini europei.
Come funzionerà il Cir
Il Common Identity Repository collegherà dunque i sistemi esistenti – oggi spesso incompatibili fra loro – per identificare con più facilità criminali, migranti irregolari e persone sospettate di terrorismo o ricercate per quella o altre ragioni. Sposerà, in una trama unica navigabile con una sola richiesta da un qualsiasi ufficiale europeo, i database dedicati al controllo delle frontiere, ai viaggi e alla sicurezza. Non solo i cittadini europei: per intervenire su terrorismo e migrazioni – per esempio identificando, grazie agli elementi biometrici, una persona che abbia dichiarato più false identità – il superdatabase traccerà anche cittadini extracomunitari, di cui dovrebbe memorizzare le medesime informazioni. Rimane ovviamente da capire come, dove, per quanto tempo e con quali misure di sicurezza.
Secondo Politico Europe, basterà un’impronta digitale per squadernare a un posto di frontiera o un controllo di sicurezza “l’identità verificata di una persona”, raccogliendo i dati appunto dai diversi database continentali. Si tratta di un maxisistema che, secondo il sito statunitense, si lancia molto al di là di quanto i colossi digitali come Google o Facebook – rispetto ai quali sono state approvate le stringenti norme del Gdpr – sembrerebbero in grado di mettere in piedi.
I sistemi inclusi saranno i seguenti: lo Schengen Information System, l’Eurodac, il Visa Information System (VIS), lo European Criminal Records System for Third Country Nationals (ECRIS-TCN), lo Entry/Exit System (EES) e lo European Travel Information and Authorisation System (ETIAS).
I commenti dei relatori
Secondo il Parlamento Europeo il gigantesco database “renderà i sistemi di informazione europei usati per la sicurezza, i confini e le migrazioni interoperabili, abilitando lo scambio di dati”. Per Jeroen Lenaers, europarlamentare olandese del Ppe e relatore del provvedimento (nella foto in basso), “il nuovo sistema assicurerà accesso più rapido, sistematico e completo ai database europei per chi lavora sul terreno: ufficiali di polizia, guardie di frontiera, ufficiali per le migrazioni e membri dei consolati, per consentire loro di lavorare meglio”. “Queste regole consentiranno uno scambio effettivo ed efficiente fra sistemi europei” gli ha fatto eco l’altro relatore, il popolare Nuno Melo. “La sicufrezza dei nostri cittadini è e dovrebbe rimanere una priorità per l’Unione Europea ogni singolo giorno”.
Le critiche: “Un enorme Grande Fratello europeo”
In realtà il Parlamento ha espresso due voti separati al maxidatabase. Uno riguardava in particolare l’unione dei sistemi utilizzati per l’emissione di visti e accessi di frontiera (approvato con 511 voti a favore e 123 contrari). Un altro, invece, per consentire l’accesso al database a forze dell’ordine, tribunali, dipartimenti che si occupano di migrazione e asili (approvata 510 a 130).
Non tutti la pensano come Lenaers, ovviamente. Per la non-profit Statewatch, per esempio, il nuovo sistema “creerebbe un Grande Fratello europeo centralizzato”. In fondo non troppo dissimile da quello dell’Fbi statunitense o il numero identificativo indiano Aadhaar. Fra l’altro, rimanendo negli Stati Uniti, c’è da registrare un aggiornamento proprio sul fronte dei dati biometrici: il dipartimento per la sicurezza interna intende utilizzare nella quasi totalità degli aeroporti statunitensi sistemi di riconoscimento facciale, al momento usati in 15 scali. Il tutto nel giro di 4 anni, prelevando da chiunque arrivi o si imbarchi dagli Usa i propri dati.
Le prossime tappe
I testi votati dovranno ora essere formalmente approvati dalla Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, dalla plenaria del Parlamento e poi dal Consiglio europeo.