Di questo si occupa la startup Softcare Studios, che tra i primi prodotti ha sviluppato un’esperienza di gioco immersiva per bambini, per ridurre ansia e dolore in contesti come oncologia, ortopedia e odontoiatria. Il Ceo Valentino Megale sarà ospite alla prossima diretta di LIFE
“È un po’ come cucire un abito su misura”. Spiega così Valentino Megale Ceo di Softcare Studios come funzionano i prodotti di realtà immersiva della startup di salute digitale che ha fondato qualche anno fa, nati per migliorare la qualità di vita dei pazienti e ottimizzare i trattamenti medici. L’idea di base è sviluppare soluzioni che sfruttano tecnologie come la realtà virtuale per supportare i pazienti durante i percorsi terapeutici. Offrendo loro spazi virtuale dove poter giocare – soprattutto nel caso di bambini – o imparare – come nel caso degli adulti – per gestire meglio il dolore, lo stress e l’ansia associate a una malattia o a una terapia.
“In questo modo proviamo a supportare i pazienti, soprattutto quelli ospedalizzati o che sono sottoposti a procedure mediche e cliniche dolorose, stressanti e ansiogene” racconta Megale. “In particolare cerchiamo di aiutarli a gestire lo stress e forniamo educazione alla terapia, facilitando in questo modo anche la gestione dei pazienti da parte del personale medico”.
Tommi, il primo progetto pensato per i bambini
Softcare studios nasce nel 2017 a Roma. Dopo aver vinto un hackathon di Merck l’anno prima, entra in un percorso di accelerazione della stessa azienda farmaceutica in Germania, che permette loro di creare le basi imprenditoriali e definire la prima idea, TOMMI, un progetto dedicato alla pediatria. Un’esperienza di gioco in realtà virtuale le cui attività sono orientate alla riduzione di ansia e dolore in contesti come oncologia, ortopedia, odontoiatria. “L’esperienza punta a distrarre il bambino durante le cure mediche – precisa Megale – e ridurre dolore, ansia e stress. In modo da renderlo più collaborativo e sereno nell’affrontare la terapia e favorire alcune attività cliniche, come il prelievo di sangue. Il che favorisce anche il lavoro del personale medico”.
Scenari paralleli
Due sono gli aspetti fondamentali, aggiunge Megale: “spazio e tempo”. Perché chi si trova a dover passare lunghi periodi in ospedale, oggi più che mai in seguito all’emergenza Covid-19, si sente solo e sente di sprecare il suo tempo con attività che ovviamente non vorrebbero vivere. Che si tratti di bambini, adulti o anziani. E se la realtà non si può cambiare, si possono per lo meno costruire scenari paralleli, in cui i bambini per esempio possono giocare, o le persone svolgere attività su misura per loro. “Questo ha un impatto positivo su quella persona” precisa Megale. “La realtà virtuale consente di vivere attività più congeniali a quello che la persona cerca. Dall’intrattenimento, al rilassamento agli spazi sociali, si possono svolgere tutte le attività di cui quella persone viene privata essendo ospedalizzata”.
Favorire l’aderenza alle cure
Sebbene dunque siano stati compiuti grandi passi avanti nello sviluppo di nuove terapie e procedure mediche, la componente che riguarda l’esperienza terapeutica del paziente viene spesso trascurata. “Ma il paziente che vive male la terapia oltre a non essere aderente, con ricadute prima di tutto sull’efficacia della cura e sulla qualità della sua vita, impatta in maniera negativa anche sulla qualità di vita del caregiver e sul lavoro del personale medico” sottolinea il Ceo di Softcare. “Con un aumento anche dei costi sanitari e un potenziale allungamento dei tempi delle procedure”.
Un luogo dove imparare
Oggi inoltre i dispositivi alla base della realtà virtuale sono meno costosi, ingombranti e più facili da usare e con uno stesso strumento è possibile offrire esperienze diverse a seconda del paziente e delle sue necessità. Così oltre che per supportare la degenza e le cure in pediatria, uno stesso strumento immersivo può tornare utile anche per aiutare quei pazienti che non possono recarsi in ospedale per accedere ai servizi, e dovrebbero rimandare attività utili per la loro salute, o per favorire una continuità di cura. Tutti aspetti che la pandemia di Covid ha esacerbato.
“Un altro progetto su cui stiamo lavorando e in cui trova applicazione la realtà virtuale per esempio, è quello di un anziano che deve seguire un protocollo riabilitativo, ma che non può recarsi in ospedale per svariati motivi” aggiunge Megale. “Uno spazio virtuale creato su misura può essere condiviso con altre persone dovunque siano fisicamente, dove il paziente può essere raggiunto da un operatore a distanza e completare un’attività quale un protocollo riabilitativo, promuovendo aspetti quali accessibilità e continuità della cura . Oppure questo spazio può essere utilizzato per far vivere ai pazienti procedure mediche che devono affrontare e che possono essere stressanti, come una risonanza magnetica. Conoscere prima cosa succederà anche se in maniera virtuale, può essere d’aiuto ad affrontare più serenamente il test reale”.
Esperienze su misura
Dai bambini agli adulti fino agli anziani, dalla gestione dello stress all’educazione, insomma le aree in cui la realtà virtuale può essere d’aiuto sono svariate. E la pandemia di Covid-19 non ha fatto che favorire lo sviluppo e l’utilizzo di queste tecnologie. Per questo Megale riferisce che dal 2020 si stanno espandendo ed attrezzando per fornire una libreria di esperienze diverse a seconda del target. I progetti fino ad ora realizzati sono da intendersi come soluzioni di digital health utili a essere integrati nei cosiddetti PSP, Patient Support Program, finalizzati a supportare le terapie tradizionali promuovendone efficienza e qualità.
E le novità in arrivo come conclude Megale sono parecchie: “Intanto non vediamo l’ora di rendere noto uno studio pilota che stiamo conducendo presso il San Gerardo di Monza, dove Tommi è già in uso da tempo, per valutarne l’impatto durante il prelievo di sangue. Un nuovo progetto, invece, verrà presentato a partire da Maggio e sarà dedicato a pazienti adulti inizialmente in 3 centri ospedalieri pilota”.