Perché dopo esserci focalizzati sulla Luna in modo spasmodico negli anni 60 fino all’inizio degli anni ’70 poi l’abbiamo abbandonata?
Il cinquantenario del primo allunaggio degli astronauti dell’Apollo 11 offre un’ottima occasione per riflettere su un’impresa straordinaria che ha caratterizzato il ventesimo secolo.
Sono molte le domande che ci poniamo. Tanto per cominciare: cosa ha reso possibile il successo di una missione così complessa e rischiosa?
Perché dopo esserci focalizzati sulla Luna in modo spasmodico negli anni 60 fino all’inizio degli anni ’70 poi l’abbiamo abbandonata? Cosa pensiamo di fare nel futuro?
Foto: Archivi Nasa
Riflessioni sul Moon Day
Mi sento preparata a rispondere dal momento che ho passato i primi mesi di quest’anno a scrivere un libro che ho deciso di intitolare Conquistati dalla Luna (Raffaello Cortina editore) perché mi è piaciuto ribaltare la prospettiva del rapporto tra gli umani e la Luna.
Iniziamo da un po’ di storia.
Il programma Apollo è nato e si è sviluppato durante il periodo storico noto come guerra fredda quando Stati Uniti e Unione Sovietica, usciti vincitori alla seconda guerra mondiale, hanno trasferito le loro rivalità politiche in una corsa alla conquista dello spazio. I Sovietici avevano iniziato alla grande nell’ottobre 1957 con il lancio di Sputnik, il primo satellite artificiale che era stato concepito come un dimostratore pacifico della capacità dei missili sovietici di trasportare testate nucleari in ogni punto degli Stati Uniti. Gli americani avevano capito benissimo il messaggio e Lyndon Johnson, destinato a diventare il vice di Kennedy e poi a prendere il suo posto, aveva dichiarato: Primi nello spazio, primi in tutto.
Foto: Archivi Nasa
Con il lancio di Yuri Gagarin, il primo uomo nello spazio nell’aprile 1961, la supremazia sovietica era apparsa sempre più evidente tanto da spingere il Presidente Kennedy a suonare la riscossa annunciando, nel maggio 1961, che gli Stati Uniti avrebbero portato astronauti sulla Luna (e li avrebbero riportati a casa sani e salvi) prima della fine della decade. Sapeva di dare alla NASA un compito difficile e ha convinto il Congresso a moltiplicare per quattro il budget disponibile per permettere alla NASA di sviluppare tutte le tecnologie necessarie. I problemi non sono mancati, ma oggi siamo qui a festeggiare il cinquantenario dell’allunaggio quando, per 21 ore, a cavallo tra il 20 ed il 21 luglio 1969, l’umanità ha avuto un avamposto sulla Luna.
Anche se la sfida non aveva basi scientifiche, i risultati non si fecero attendere. Analizzando i sassi raccolti dagli astronauti, abbiamo imparato che la Luna è un pezzo di Terra e abbiamo riscritto l’inizio del sistema solare.
Dopo Armstron e Aldrin, altri 10 americani hanno calcato il suolo lunare, tutti maschi bianchi perché all’epoca la sensibilità alla parità di genere ed alla minoranze in genere era di là da venire.
Una volta vinta la sfida, il programma Apollo venne ucciso dal suo successo e la Luna perse interesse.
Dal dicembre 1972 (quando si concluse la missione Apollo 17) nessun essere umano ha messo piede sulla Luna.
Foto: Archivi Nasa
I sovietici, che non avevano mai smesso di provare a vincere la corsa. Dopo la sequenza impressionate di missioni automatiche (non sempre coronate dal successo) si dovettero accontentare dei successi dei loro due rover a controllo remoto e delle loro sonde automatiche, che riuscirono a riportare a casa campioni lunari. Anche loro, però, chiusero il capitolo lunare nel 1976 e nessuna sonda automatica è più allunata fino al 2013, quando i cinesi si sono cimentati (con successo) nella manovra.
Adesso viviamo un’epoca di rinato interesse per la Luna e la NASA, obbedendo alla direttiva del Presidente Trump, pianifica il ritorno di equipaggi umani che, questa volta, comprenderanno anche astronaute. Inizialmente, si era pianificato di tornare nel 2028, ma, pochi mesi fa, si è scoperta una nuova urgenza con la richiesta di portare a termine una missione umana entro il 2024 (che dovrebbe essere l’ultimo anno della presidenza Trump, in caso di rielezione). Un’altra gara? Il desiderio di mostrare che gli USA sono sempre i migliori e non temono la concorrenza dei cinesi?
Speriamo che lo slancio non si areni nelle sabbie mobili della mancanza di fondi. La Nasa non ha più il budget degli anni ’60 quando i suoi finanziamenti erano pari al 4,5% del PIL federale USA. Una cifra enorme che dà l’idea della priorità che la politica aveva riconosciuto all’avventura spaziale.
Evoluzione del budget della NASA dal 1961 (anno della sfida di Kennedy) ad oggi. In azzurro, i finanziamenti in miliardi di dollari normalizzati al 2009, in marrone il rapporto tra il budget della NASA ed il PIL USA. Oggi siamo ben lontani dal picco del progetto Apollo
Ora la situazione è sicuramente cambiata. Il Congresso, a maggioranza democratica, non sembra sensibile alle richieste del presidente per il finanziamento del ritorno alla Luna.
Forse l’interesse e l’entusiasmo per l’avventura spaziale mostrato da Elon Musk e Jeff Bezos potrà essere di aiuto e fornire una spinta aggiuntiva.
Intanto la Luna continua a rappresentare il sogno proibito degli astronomi che vorrebbero costruire un radiotelescopio sulla faccia nascosta del nostro satellite che risulta essere il punto più silenzioso dell’Universo, completamente schermato da tutto il rumore elettromagnetico prodotti dalla nostra tecnologia.
Fly me to the Moon, cantava Frank Sinatra…
Anche lui era conquistato dalla Luna.