Anche la rivista Nature ha parlato di questa novità. Ecco come l’intelligenza collettiva può dare un contributo alla scienza
“Risveglia lo scienziato che è in te”. Questa frase non l’abbiamo trovata su qualche sito fake che vuol macinare visite con l’emergenza coronavirus, ma sul portale dell’University of Washington di Seattle, dove i ricercatori stanno davvero chiedendo un aiuto per trovare una soluzione a Covid 19. Come? Basta giocare a un videogame. Ma qui la premessa è d’obbligo: nessuno sulla faccia della Terra vuole sostituirsi o addirittura sminuire il lavoro prezioso e indispensabile di dottori e scienziati alle prese con un’emergenza globale forse senza precedenti. Ad aiutarli, fosse anche per un minuscolo contributo, sono circa 200mila utenti che stanno già giocando a Foldit, tutte persone che – a detta dell’ateneo statunitense – “stanno dando una mano per far progredire le conoscenze in biochimica che potrebbero portare a nuovi trattamenti per la malattia”.
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Come si “gioca” a questo videogame
In parole povere i giocatori di Foldit devono riuscire a creare una proteina antivirale attraverso un videogioco pensato e realizzato col contributo scienziati, senza alcun scopo di lucro. Non certo un’impresa facile, ma professionisti del settore, con alle spalle studi e competenze, possono senz’altro cimentarsi. Le soluzioni migliori verranno testate dall’Istitute for Protein Design dell’Università di Washington. Il videogioco è gratuito, si può scaricare sul PC – Windows, Mac e Linux – ed è rivolto proprio a “cittadini scienziati”, intesi non come dottori improvvisati, ma come persone che, se la ricerca chiama, sono pronte a dare un contributo. L’hanno chiamata intelligenza collettiva.
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What if computer gamers could help stop #coronavirus? We think they can 🎮🦠
Create antiviral proteins by playing Foldit: https://t.co/ueg2sVdoEe
The best solutions will be manufactured & tested at the Institute for Protein Design (@UWproteindesign)#COVID19 #CitizenScience pic.twitter.com/xGqvQNKD87
— Foldit (@Foldit) March 4, 2020
Di Foldit si è occupata perfino la rivista Nature, la Bibbia del mondo scientifico, dando credito a un videogioco che non è partito sull’onda dell’emergenza coronavirus. “Capire quale delle molte strutture possibili è la migliore è considerato uno dei problemi più difficili in biologia e i metodi attuali richiedono molto denaro e tempo, anche per i computer”, si legge sul sito del videogioco. Oltre a questa strada per contrastare il coronavirus, i centri di ricerca in tutto il mondo sono al lavoro per lavorare su un possibile vaccino: in un’intervista al Corriere della Sera il microbiologo Rino Rappuoli ha mostrato ottimismo sulle tempistiche. Entro fine anno il mondo potrebbe già avere una cura.
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