Intervista ad Andrea Lorenzon, penna e voce di uno dei canali più seguiti su YouTube
«Tanti mi danno del disinformatore, ma io non mi sono mai sentito addosso la responsabilità di un organo di stampa. Io sacrifico proprio l’elemento informativo per potenziare al massimo il messaggio che voglio trasmettere». Andrea Lorenzon, creatore della pagina satirica Cartoni morti su YouTube, disegna e prende in giro personaggi pubblici, luoghi comuni e complottismi vari dal 2017, quando è ritornato sulla piattaforma dopo tanti anni di assenza. «Nel 2013 ho iniziato a fare teatro, ma dopo cinque anni ho accettato il fatto che non ci fossero prospettive per un vero lavoro. Il mio sogno allora era fare l’attore, il regista». Cartoni morti diventa così un vero e proprio progetto per diventare autonomo, uscire di casa e farsi strada nel mondo. Ad oggi il canale conta più di cento contenuti, oltre un milione di iscritti e video con oltre 5 milioni di visualizzazioni.
Andrea Lorenzon, creatore di Cartoni Morti
Prima di Cartoni morti
Classe 1989, Andrea Lorenzon è nato a Portogruaro e vive a Treviso. Dopo il liceo scientifico decide di iscriversi a un corso per diventare programmatore JAVA. «Era finanziato dall’Unione Europea. A proposito: viva l’Unione Europea – esulta Andrea – per un pò di tempo, dopo la scuola, ho fatto il grafico pubblicitario in piccole aziende, ma era un ripiego. Nel frattempo mi impegnavo già su YouTube e con un sacco di errori. Innanzitutto non avevo le idee chiare, facevo parodie e tante altre cose». Ecco allora che prende il via la lunga parentesi del teatro, dove il creatore di Cartoni morti allena dizione, recitazione e doppiaggio, i marchi di fabbrica che rendono inconfondibili i suoi video. «In teatro ho capito anche come si costruisce una storia. Mi è sempre piaciuto disegnare, ma non è la cosa che curo di più: su YouTube la tecnica ha meno importanza della comunicazione e del messaggio».
Cartoni morti c’est moi
Uno degli ultimi video pubblicati sul canale Cartoni morti riassume e prende in giro i litigi che stanno scuotendo l’Europa, con un’Italia che si batte per i coronabond e osteggia il MES. Oltre sette minuti in cui, oltre a ridere, sono tante le pause di divulgazione in cui si smitizzano certi luoghi comuni sull’UE (“Stupida Europa, non serve a niente. Con tutti i soldi che le do poi, se ne frega di me”, brontola il protagonista Italia). «Argomenti come questi mi interessano, ma non lo faccio da divulgatore. Il testo l’ho sottoposto a un collega YouTuber che fa divulgazione economica per capire se tutto filava. Quello che però faccio in casi simili è alimentare il motore del video, il messaggio. Spesso chi fa divulgazione fa fatica a trasmetterlo perché, si sa, la verità è sempre meno scioccante delle fake news».
In questi anni Cartoni morti si è guadagnato un posto tra i canali più interessanti e originali in Italia, mixando una piccola – ma significativa – dose di divulgazione in un calderone di satira e irriverenza. «Non c’è stato un video che mi ha fatto esplodere: su YouTube la crescita avviene molto più lentamente rispetto a Facebook». In altre parole, nessuna improvvisazione o botta di fortuna ma «tanto studio e tanta costanza» per capire come diffondere il proprio lavoro sul web, sfruttando le conoscenze di Google, tag e indicizzazioni. «Una delle cose che mi fa ridere è che spesso leggo nei commenti: “bravissimi”. In realtà Cartoni morti sono soltanto io, un libero professionista che voleva prima di tutto rendersi indipendente e guadagnare col proprio lavoro. Finora le entrate arrivano soprattutto dalle monetizzazioni, ma anche le collaborazioni stanno aumentando».
Nell’intervista a StartupItalia Andrea ha fatto cenno anche ad alcuni possibili progetti futuri. «Una delle ultime cose a cui sto pensando per YouTube è una serie di spot in cui – oltre a pochi secondi di pubblicità – potrei avere piena libertà di sfogare la mia creatività. Ho in mente cose un pò più volgarotte e politicamente scorrette. Tutto questo mi renderebbe indipendente rispetto al rischio delle demonetizzazioni». E poi, magari, un ritorno a teatro. «Ci sto ragionando, ma non per andare a fare le vocine dei Cartoni morti, mi sentirei un pagliaccio. Ci sarebbe senz’altro tutto il mio lavoro, ma mi immagino più uno stand-up, un monologo con cui intrattenere le persone».