Che il team sia alla base del successo di ogni startup, ormai è cosa ben nota. Eppure si fa presto a dire che servono i migliori talenti, ma a che costo? Soprattutto nei ruoli amministrativi (COO, CFO, CMO e affini) assumere dei professionisti validi è una spesa proibitiva per molte neoimprese. Allora c’è un’abitudine che sta diventando un trend negli ultimi anni: quella dei “fractional executive”. Si tratta in sostanza di top manager che lavorano part-time per più startup che li scambiano per avere i migliori professionisti a disposizione. Analizziamo il fenomeno nei pro e nei contro.

C’è chi lavora per una dozzina di startup
Leggendo sul web le storie dei fractional executive ci imbattiamo in Shridar Subramanian, 51enne manager indiano con un passato in multinazionali come Coca-Cola. Su The Economic Times, Shridar racconta la sua giornata tipo come CFO trascorsa a gestire ben 12 startup. «Il mio lavoro è molto basico siccome queste startup non hanno ancora un flusso di cassa costante. Guadagno bene e mi diverto».
Tra le startup che gestisce c’è OrangeScape, una piattaforma che offre un ambiente cloud per costruire applicazioni: «Non abbiamo abbastanza lavoro per un CFO. Abbiamo già personale che gestisce i flussi di cassa. Quello di cui avevamo bisogno era una persona che poteva assicurarci che stessimo facendo le cose nel modo migliore, prendendo decisioni finanziarie corrette», spiega Suresh Sambandam, il Ceo.
Al di là delle singole esperienze chi ha provato a utilizzare un “fractional executive” ha potuto sperimentare tutta una serie di vantaggi. Abbiamo provato a sintetizzarli in tre punti.
Tre punti a favore dei fractional executive
Analizzando le storie dei fractional executive, sono tre le considerazioni che possiamo fare per sottolineare i vantaggi di questo modello:
- Scalabilità
I fractional executive consentono agli startupper di non fare un errore che può risultare decisivo: quello di portare a bordo personale costoso prima che la startup abbia dei guadagni reali. Con i fractional executive questo rischio si attenua e si può adattare la crescita del team a quella dei guadagni, in modo flessibile. In più il fractional executive non va formato e questo riduce ancora di più i costi (in termini sia economici sia di errori di inesperienza).
- I costi
Senza nasconderci dietro un dito, è il risparmio il vantaggio maggiore del ricorso ai fractional executive. Secondo uno studio di Chief Executive un dirigente ha dei compensi che vanno da 100mila a 200mila dollari l’anno. Tra i più costosi ci sono proprio i CFO che hanno il ruolo delicatissimo di gestire la parte finanziaria. Conti alla mano con il modello dei fractional executive una startup può risparmiare in media l’80% del salario di un top manager (40mila dollari per un giorno a settimana di lavoro, secondo un’analisi di Forbes). In questo modo, le aziende possono ottenere il 100% dell’expertise e competenze di una risorsa senza imbattersi nel 100% dei suoi costi.
- Il focus
Un altro vantaggio di non poco conto è che grazie ai fractional exectuive, il CEO di una startup non deve spendere molte energie (e chi assume sa di cosa stiamo parlando) per cercare i migliori dipendenti. Un’attività che spesso può distrarlo da cose ben più importanti, come il fund raising o tutto quello che concerne il miglioramento del prodotto e delle relazioni con i consumatori.
Quando il fractional executive non è utile, ma pericoloso
Ci sono, tuttavia, ruoli nei quali non è possibile delegare ad altri. È difficile immaginare un CEO part-time che lavora per diverse aziende (anche se ci sono casi illustri, come Elon Musk oppure Jack Dorsey che sono Ceo di più di una compagnia allo stesso tempo). Il fondatore di una startup porta con sé la passione per il business e non a caso è spesso anche il primo venditore del prodotto. Aree come quella della gestione del team, della vendita, come del marketing, sono parte del DNA di un’azienda, ed è spesso complesso esternalizzarle.
A questo va aggiunto che molti fractional executive lavorano per più di una startup all’interno dello stesso settore e questo potrebbe portare i manager in automatico ad adottare le stesse buone pratiche in più business e a minare quella che è una sana concorrenza. Non è di questo parere Shridar che è impiegato per più startup nell’agri tech: «Un confronto è sempre costruttivo e non c’è alcun rischio di svelare segreti, se il fractional executive firma clausole sulla riservatezza e lavora in buona fede».
Intanto, stanno nascendo diverse agenzie di recruiting che sono specializzate proprio nei fractional executive. L’americana Zebulon Solutions è una di queste. All’interno si trovano i profili di manager, perlopiù di lunga carriera, che sono stufi di lavorare per una stessa azienda. In questo senso, quello del fractional executive è un modello che si iscrive nel quadro di una richiesta di maggiore flessibilità nel mondo del lavoro.
Il posto fisso, insomma, non piace più a nessuno, neanche ai top manager.