Arriva sull’ibrida nipponica un survival horror sviluppato in Polonia che punta tutto sull’atmosfera. E riuscirà a farvi saltare sulla sedia in più di una occasione
Blair Witch forse non dice nulla ai ragazzi del 2020, o forse sì perché qualche anno fa ha avuto anche un sequel, ma nel lontano 1999 riuscì, a modo suo, a rivoluzionare il genere degli horror movie statunitensi (quelli insomma tipicamente trash). Pensate che la pellicola era un poco più di un progetto amatoriale: la produzione investì nel progetto qualcosa come 60mila dollari mentre ai botteghini il film ne incassò circa 250 milioni. Dalla Polonia arriva ora il videogame omonimo, anch’esso dal forte sapore amatoriale se si considera che la versione PC e X-Box One ha debuttato nell’estate 2019, quella per PlayStation 4 lo scorso Natale mentre questa per Nintendo Switch si fa vedere solo a un anno circa di distanza.
Una strega ritardataria
Di norma, i titoli multipiattaforma finiscono per non riuscire mai a trarre il massimo da nessuna console su cui girano: sono progettati del resto per adattarsi a piattaforme molto diverse tra loro, non sono progetti sartoriali. Che la conversione abbia richiesto tempo, quindi, non è necessariamente un male. Il problema, però, è che il tempo che si sono presi i ragazzi polacchi di Bloober Team, gruppo indipendente fondato da Peter Babieno e Peter Bielatowicz con sede a Cracovia, non pare trovare riscontro nella versione ritardataria per Nintendo Switch, che non presenta migliorie di sorta.
Anzi, qua e là il progetto è stato brutalmente ridimensionato dal punto di vista grafico, come se appunto i lavori avessero proceduto in gran fretta. E questo è un vero peccato, perché Blair Witch è – a suo modo – un gran bel titolo horror, che fa dell’atmosfera il suo punto di forza. Intendiamoci, vi accorgerete di questo genere di giochi solo se avete già spolpato le versioni per console maggiori.
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Vagando soli in Blair Witch
Avviato il gioco, ci si ritrova immersi nel 1996. Un salto temporale inevitabile per tentare di riesumare le atmosfere del film originale che aveva il suo fascino nelle immagini distorte dalle testine sporche delle telecamere dell’epoca, ingombranti, voluminose e con registrazione a nastro magnetico. Del resto Blair Witch oggi, girato con le immagini nitide dell’ultimo iPhone capace di illuminare a giorno un bosco immerso nelle tenebre non avrebbe certo lo stesso impatto.
Qualcosa ci dice che non dovremmo avventurarci da soli nei boschi
Il nostro alter ego è un ex poliziotto in preda ai suoi demoni (non ha un bellissimo passato…) spedito in mezzo al nulla, in compagnia del suo pastore tedesco, alla ricerca di un bambino scomparso. Percorre una caratteristica statale americana circondata da pini e sequoie secolari: chi è cresciuto a pane e X-Files conosce bene l’atmosfera pesante e misteriosa che solo quei boschi sanno evocare. Ma presto deve lasciare l’auto per immergersi nel fitto della foresta. E qui ovviamente ha inizio Blair Witch.
La torcia e il cane saranno i nostri soli alleati
Un titolo videoludico che, al pari del film, alle sequenze splatter predilige inanellare lunghe climax ascendenti di tensione e paura: rumori improvvisi, qualcosa che vi passa davanti senza che riusciate a coglierne le forme, allucinazioni… Apprezzabile, poi, la centralità della telecamera all’interno del gameplay: in Blair Witch Project la voluminosa telecamera anni ’90 era l’occhio indiscreto che documentava la disavventura di Heather, Mike e Josh, i tre sfortunati protagonisti del film. Nel videogame non serve solo per squarciare le tenebre grazie a una più o meno efficace visuale notturna, ma anche per manipolare la realtà.
No, non è l’albero Deku di Zelda Ocarina of Time…
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La magia del VHS
Sparse per le ambientazioni troverete infatti delle cassette a nastro magnetico che, lette dalla vostra telecamera, vi permetteranno di rivivere i momenti impressi su pellicola, cambiando però il corso degli eventi. Una trovata davvero simpatica che rende la telecamera protagonista in modo inatteso anche nel videogioco.
Proiettile, il miglior amico dell’uomo (specie negli horror)
La telecamera avrà pure un ruolo cruciale, soprattutto perché aumenterà e non poco la sensazione di smarrimento catapultandoci in una miriade di fatti e sequenze horror senza senso, in cui saremo vittima di eventi che non capiamo e che non ci verranno spiegati, ma il vero co-protagonista di Blair Witch è senz’altro Bullet, il pastore tedesco che ci accompagnerà per tutta questa folle discesa nella pazzia, mantenendoci lucidi.
Grazie al fiuto di Bullet potremo rinvenire gli oggetti ed evitare le presenze che infestano i boschi
Bullet è un cane e come tale andrà sia incoraggiato e coccolato, soprattutto quando si spaventa, sia sgridato e redarguito quando si lancerà a testa bassa contro pericoli che non comprende. È un compagno fedele e prezioso, indispensabile per rinvenire oggetti e, soprattutto, scorgere le evanescenti presenze che infestano il bosco da scacciare con la nostra torcia. I combattimenti sono spesso difficili, meglio allora evitarle sfruttando proprio l’olfatto del cane. Ma d’altro canto la sua presenza aggiunge preoccupazioni ulteriori, proprio per via della sua attitudine a cacciarsi nei guai e a non rispondere ai comandi nei momenti di maggiore concitazione. Anche tutto questo contribuisce a creare atmosfera.
La macchina da scrivere fa molto Resident Evil, ma sono due titoli molto diversi
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Non chiamatelo Resident Evil
Blair Witch non è un survival horror à la Resident Evil. Non potrebbe esserlo né per budget né perché non è stato pensato come tale. Non vi fa combattere schiere di mostri assetati di sangue, tecnicamente non se lo potrebbe nemmeno permettere. Ma gli sviluppatori hanno sfruttato con arguzia i limiti tecnici del gioco, prendendo in giro la vostra psiche e puntando più su ciò che non vedrete che su ciò che apparirà realmente su schermo.
L’espediente delle cassette è davvero intelligente e per nulla banale
Questo naturalmente ha comunque limiti di gameplay evidenti: Blair Witch non offre la sfida di un Resident Evil, non è un gioco difficile, a tratti pare più un’avventura interattiva. Un’avventura angosciante e spaventosa, che vi spingerà ad andare avanti solo per scoprire cosa vi accadrà di lì a poco, ma poco ludica e a tratti persino poco interattiva, nonostante ci sia un bosco da esplorare, nemici da scacciare, oggetti da ritrovare e un cane da comandare…
In modalità portatile purtroppo si rischia di non capire ciò che accade sul visore dello Switch, tanto sono buie le ambientazioni
Comunque, siamo di fronte a un titolo davvero valido, un’avventura intensa, non innovativa, ma in grado di regalare diverse ore di angoscia e apprensione. I limiti tecnici ci sono, ma camuffati abbastanza bene. I limiti di gameplay risaltano di più, ma possono essere pedonati. La giocabilità, per come è stata strutturata, ammazza la rigiocabilità: difficilmente portata a termine l’avventura sentirete il bisogno di riniziarla da zero. Ma serberete a lungo il ricordo delle mostruosità di Black Hills Mountain…