Quando una startup riesce a sorpassare bolidi del calibro di OutRun 2, Need for Speed: Hot Pursuit o Ridge Racer 4
È un periodo davvero insolito, questo, per il Nintendo Switch. Grazie infatti alle startup innovative e alle software house indipendenti la console giapponese, sempre stata carente (come del resto tutte le altre piattaforme Nintendo) di titoli di guida, si ritrova di colpo tre esponenti nuovi di zecca nel proprio store online (per tacere del simpatico Doodle Derby, testato dal nostro Alessandro, che però non è proprio un racing in piena regola. Il primo a tagliare il traguardo è stato il blocchettoso Hotshot Racing, il 16 settembre alle 17 pubblicheremo invece la recensione di Mini Motor Racing X, mentre oggi trattiamo Inertial Drift.
Curiosando sotto il cofano di Inertial Drift
Cosa troveremo nei 3 giga di Inertial Drift, dopo averci investito circa 20 euro? Domanda più che legittima. La nostra risposta è: uno dei migliori racing game dell’ultimo periodo, naturalmente facendo riferimento alla sua categoria, quella dei titoli budget, ovvero realizzati da una startup o da una software house indipendente.
Inutile girarci attorno perché è così. Ci aveva incuriositi fin dal primo teaser ma non pensavamo potesse piacerci tanto. Inertial Drift è il primo titolo di Level 91 Entertainment, startup di Belfast fondata ormai tre anni fa da Michael O’Kane e Tom Mathews. E, visto il risultato finale, sono stati tre anni ben spesi: con ogni probabilità sentiremo parlare ancora di questa piccola software house dell’Irlanda del Nord. Come Hotshot Racing, con cui Inertial Drift ha condiviso il periodo di debutto, anche questo prodotto del Regno Unito si pone l’obbiettivo di rispolverare i racing game scanzonati e ignoranti degli anni ’90/ inizio anni 2000. A differenza però di Hotshot Racing, Inertial Drift mantiene un comparto grafico moderno: è il gameplay a rifarsi ai titoli che furono.
Sotto il cofano di questo videogame disponibile per PlayStation 4, Nintendo Switch, Xbox One, e Microsoft Windows troviamo dunque forti richiami ai migliori racing game dell’epoca, da OutRun 2 a Ridge Racer 4. C’è pure un ché di Need for Speed Underground, almeno per quanto riguarda le ambientazioni cittadine immerse in una notte che pare perenne e per via delle auto, tutte grosse, massicce, aggressive, trasfigurate da poderosi interventi di tuning becero e sboccato.
Non pensiate però che tutti questi rimandi creino un titolo derivativo: non potreste essere più in errore di così. Inertial Drift trae ispirazione dai migliori, ma poi all’atto di scendere in pista prende una strada tutta sua. A partire dal sistema di controllo, che chiama in causa entrambe le levette analogiche: con una si tiene la vettura, intervenendo sull’altra la si fa scodare.
Non è dei più immediati ma è senz’altro lo stratagemma migliore per farvi divertire un mondo con un gioco basato sulle derapate. Inertial Drift non vi chiederà infatti di competere lungo tracciati urbani nella maniera tradizionale perché, oltre a mordere l’asfalto, dovrete pure lasciarci buona parte dei vostri pneumatici in gare all’ultima sgommata. Possibilmente evitando di andare a sbattere.
Ecco perché ogni competizione avviene di fatto contro fantasmi, ovvero una o più vetture avversarie “immateriali”, che non potrete colpire: da un lato questo approccio riduce un po’ il realismo (ma al diavolo: abbiamo detto che è un racing arcade che si rifà agli anni ’90…), ma dall’altro permette di evitare che lo sfidante vi tagli la strada proprio sul più bello, facendovi interrompere un drift che durava da diverse centinaia di metri. Gli avversari di Inertial Drift sono davvero tosti e agguerriti.
Il risultato è un gioco di corse sicuramente atipico che può vantare, oltre un gameplay originale, anche un’ottima solidità tecnica e un ispirato comparto grafico. Le piste sono davvero belle riuscendo a evocare almeno parzialmente il fascino di Blade Runner (ologrammi e insegne al neon un po’ ovunque) ma ciò che più importa è che, anche su Nintendo Switch, il gioco va che è una scheggia, regalandovi l’impressione di correre davvero velocissimi.
Spiace che non ci sia una modalità multiplayer online, solo locale, ma era davvero difficile chiedere di più. Potrebbe essere tranquillamente una produzione tripla A, invece il titolo finanziato da pqube è il primo videogame di una software house sconosciuta fino a ieri. Ma con un promettente futuro, ve lo garantiamo.