Per combattere lo stress da pandemia, DPCM che cambiano ogni dieci minuti e lockdown, un nuovo fedele compagno potrebbe essere la chatbot super intelligente dello smartphone
Paura di ritrovarti di nuovo isolato in casa? L’ultimo DPCM non ti soddisfa poi così tanto e vorresti dirlo a qualcuno? Il tuo ragazzo non può più andare al bar e continua a provare a parlare di calcio con te? Non c’è problema, da oggi a dirci “come stai” e ad ascoltare gli sfoghi personali saranno le chatbot. Sembra un annuncio pubblicitario anni ’90, ma è la pura e semplice verità. L’Intelligenza Artificiale ha fatto passi da gigante nello sviluppo di sistemi che, non solo rispondono alle domande dell’utente, ma intavolano con lei o lui vere conversazioni, fiutandone l’umore.
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Sia chiaro, lo scopo è nobile: aiutare a monitorare il nostro mood ed evitare breakdown mentali. Soprattutto in un periodo di stress, fatto di cene prima alle 21, poi alle 20 e ora diventate il tè delle 17, può essere utile. Roberto Oscurato, UX e UI Designer di Indigo.ai, studio di Conversational AI che progetta e realizza assistenti virtuali ed esperienze virtuali di conversazione, ha pensato quindi a una chatbot per smartphone che parla con noi, indagando il nostro stato d’animo.
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La ricerca di partenza
Oscurato è partito da uno studio dell’Università dell’Aquila e Territori aperti, in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata. Su un campione di 18mila persone, il 37% ha presentato sintomi da stress post traumatico, il 21% di stress generale, il 20% di ansia severa, il 17% di sintomi depressivi, il 7% di insonnia. Un quadretto niente male. Ora che il Covid è tornato a premere forte, il rischio è che le nuove restrizioni vadano a peggiorare questi già brutti dati.
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Ehi coso, ascoltami quando ti parlo
E, allora, diranno i più scaltri, quale sarebbe il magico rimedio? Parlare a un telefono? Beh, sì. L’IA artificiale si interfaccia a noi come un amico, chiedendoci come stiamo, parlando di attualità e dei nostri interessi. Certo, la programmazione deve essere molto accurata e il suo utilizzo controllato. Per evitare di correre il rischio di ritrovarsi con il chatbot che consiglia di uscire per fare un giretto del quartiere… e una strage, come successo a un utente dell’app di intelligenza artificiale Replika, nata per tenere compagnia a chi si sente solo.
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Un altro piccolo dettaglio da evitare, utilizzando l’IA come amico, è scatenare una nuova Cambridge Analytica. Sì, perché questi strumenti hanno un potenziale immenso in termine di raccolta dati e informazioni. Occorre pertanto che vengano utilizzati per generare circoli virtuosi e acquisire una valenza sociale. Così che la chatbot sia in grado di conoscerci e decidere se consigliarci di chiedere aiuto a un terapista, piuttosto che parlare con un amico in carne e ossa. Addirittura, la potenzialità di questa tecnologia, permetterebbe di affiancarsi a diretto supporto di una terapia medica. Qualcuno si ricorda il film Her scritto e diretto da Spike Jonze, con protagonista Joaquin Phoenix? Ecco, potremmo non esserci poi più tanto lontani.
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Infine, l’Intelligenza Artificiale potrebbe essere un valido strumento di allenamento per esercitarsi a parlare con gli altri. Sia per chi è timido, sia per chi, specie i molto giovani, trasce così tante ore incollato agli schermi dello smartphone da dimenticarsi di discorrere con gli altri. Perché, si sa, con un telefono è sempre meglio parlarci che giocarci.