Chiuse due software house con 150 professionisti
Google Stadia ha deciso di chiudere i suoi reparti di sviluppo interno dedicati ai videogiochi da lanciare sulla piattaforma. La notizia, anticipata da Kotaku, è stata confermata dall’azienda stessa con un comunicato. Sono quasi due anni che il gigante di Mountain View si è lanciato nel gaming con una soluzione che non si basa su console, ma soltanto sull’infrastruttura digitale. L’avanzata dello streaming non influenza soltanto la fruizione di serie tv e film, ma anche di titoli parecchio pesanti come Cyberpunk 2077 che, nonostante i parecchi inciampi dopo il day one, girerebbe niente male su Google Stadia. Ma perché allora rinunciare ai team di sviluppo interno?
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Google Stadia: meglio affidarsi agli altri
Da Google Stadia hanno comunicato che non intendono più investire nello sviluppo interno di videogiochi, a parte quelli il cui rilascio sul mercato è imminente. L’obiettivo di questo attore del cloud gaming è offrire dunque la propria piattaforma direttamente agli editori e sviluppatori esterni. Fin dagli esordi, come vi avevamo raccontato, Stadia nasce snella nell’offerta (in abbonamento) ai consumatori: non c’è bisogno di un pc o di una console ad alte prestazioni, ma soltanto di una connessione stabile, di uno schermo e del controller.
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Questa decisione di strategia industriale ha comportato la chiusura di due software house interne (una a Los Angeles e l’altra a Montreal) che finora avevano lavorato per i prodotti first party di Google Stadia. Si parla di circa 150 sviluppatori che, stando alla stampa di settore, non verranno licenziati ma destinati ad altri reparti dell’azienda. A pochi mesi dal lancio della nuova generazione di console, la notizia arrivata da Big G testimonia il fatto che, nonostante il successo del gaming, gli affari nel settore non vanno sempre in discesa. In materia ha qualcosa da insegnare Amazon che, dopo il lancio del suo sparatutto Crucible in fase beta, aveva dovuto ritirarlo perché troppo noioso.