La risposta della startup australiana a P.T. di Hideo Kojima e Guillermo Del Toro?
Ancora P.T., quel Playable Teaser frutto dell’inedita collaborazione tra Hideo Kojima, geniale game designer nipponico e il visionario regista Guillermo del Toro. Non si è mai concretizzato in un progetto concreto, è rimasto nell’aere a tormentare i nostri incubi… ma ha pure influenzato tantissimi sviluppatori. Soprattutto le startup innovative che, negli anni, hanno inondato il mercato con titoli horror marcatamente ispirati a quel prodotto. Qualche tempo fa abbiamo l’ottimo Visage con cui debutta il team di SadSquare Studio, oggi invece proviamo un altro emulo di P.T.: Infliction: Extended Cut.
In realtà, dentro l’opera della startup innovativa Caustic Reality c’è dentro un po’ di tutto ciò che ha offerto il genere horror su console negli ultimi anni: da Silent Hill: Shuttered Memories a Clocktower, senza dimenticare Project Zero. Da quest’ultimo in particolare prende in prestito il concept di affrontare entità maligne armati solo di torcia e di una polaroid. Tutto qui? Tutto qui.
Non c’è combat system in Infliction: Extended Cut, e dato che è stato sviluppato da un’unica persona, ovvero da Clinton McCleary, non è difficile capire perché. Tuttavia il buon Clinton è riuscito a supplire ai tanti limiti tecnici di un progetto realizzato con risorse economiche limitare e risorse umane… be’, ancora più limitate, con intelligenza: l’impianto grafico è datato (non tanto su Nintendo Switch, ma sicuramente su PlayStation 4 e Xbox One), ma il gioco è perennemente avvolto dalle tenebre così non si nota troppo e i pochi effetti luce vengono usati con intelligenza.
Non esiste un inventario, come non esistono armi e combat system, che avrebbero certo complicato la vita al solo componente di Caustic Reality, ma tutto si lega a doppio filo con la necessità di tenere il giocatore teso come una corda di violino, praticamente indifeso di fronte al poltergeist che gli ha invaso casa. Di tanto in tanto questa malefica entità si farà viva e noi dovremo scappare e nasconderci negli armadi o sotti i letti, come se fossimo bambini.
Frustrante, vero, anche perché il sistema di controllo riesce a essere più farraginoso di quello dei vecchi Resident Evil, ma sa comunque aumentare quella sensazione di impotenza mista a muta rassegnazione già alimentata dalla trama, che poi è il punto forte di questo studio di sviluppo australiano. Parliamo allora di quella. La storia vede infatti il povero Gary, ancora inconsapevole di ciò che sta per accadergli, ricevere una telefonata dalla moglie Sarah nel cuore della notte: la donna gli chiede di correre a casa a recuperare i biglietti aerei che ha dimenticato. Poco male: Gary è già in auto, a pochi chilometri dal suo quartiere.
L’esigenza di sbrigare la commissione con una certa fretta gli fa notare appena uno strano incidente d’auto al lato della strada. Quando il nostro mette piede in casa sua… qualcosa non torna. Tutto è immobile, quasi sospeso. L’intero ambiente, per quanto famigliare al protagonista, pare metterlo in guardia. I dubbi vengono fugati quando, in una stanza con un dipinto orribile, una VHS (è ambientato sul finire degli anni ’90) attrae la sua attenzione: avvicinandosi al monitor scopre che un tizio mascherato ha ripreso gli ultimi istanti di vita di Sarah, prima di finirla a coltellate.
La luce va via per alcuni secondi, quando ritorna l’intera casa pare trasfigurata: Gary scopre di essere nel pieno di una scena del crimine: sangue ovunque, impronte (probabilmente le sue), i cartellini gialli della polizia scientifica a terra… Non capendo più niente, si dà alla fuga ma, preso dall’ansia, ha un incidente d’auto (ricordate la macchina incidentata che avevamo visto arrivando?) e quando rinviene è nuovamente in casa sua. Prigioniero di casa sua.
Non è facile recensire Infliction: Extended Cut. Ha atmosfera da vendere e il solo sviluppatore è comunque riuscito a riempirlo di dettagli che fanno felice il nerd che è in noi, tutti in linea con il periodo storico ricreato (sparse per casa si trovano riviste dell’epoca, VHS di X-Files, cassette del NES e persino una televendita con un cuoco italiano), ma i limiti della produzione budget si vedono assai bene: animazioni grezze, modelli poligonali scialbi, ambienti che spesso sembrano render architettonici…
Come se tutto ciò non bastasse, il prologo che vi abbiamo raccontato, che fa anche da tutorial al gioco, dura una ventina di minuti, ma l’intera avventura può essere completata in meno di un’ora e mezza. Questo significa che un quarto del gioco circa è costituito dall’intro durante la quale non succede nulla. In più, solo nella parte finale si deve risolvere qualche enigma, perché per tutto il resto Infliction: Extended Cut è più simile a un walking simulator. A conti fatti, al gioco in esam manca il dovuto bilanciamento e tante, troppe cose sembrano essere state aggiunte in corsa (altre invece non sono state introdotte per nulla, come la localizzazione in italiano) o lasciate a metà.
Tuttavia, se amate i giochi che sanno creare atmosfera e se siete alla ricerca di un horror psicologico e non del solito titolo che vi chieda di sparare a tutto ciò che si muove, il videogame di Clinton McCleary con le citazioni al Necronomicon, le allucinazioni in perfetto stile Eternal Darkness e le atmosfere malate, riuscirà senz’altro a piacervi.