I 300 dipendenti, i dati e la flotta della società californiana passano al marchio giapponese, che continua a investire nei sistemi di sicurezza driveless per sperimentarli nella sua smart city
Toyota acquisirà la divisione dedicata alla guida autonoma di Lyft. Il gruppo giapponese, che è la più grande compagnia automobilistica al mondo, metterà sul piatto 550 milioni di dollari, 200 dei quali finiranno subito nelle casse della società con sede a San Francisco, mentre i restanti 350 milioni di dollari saranno versati nel corso dei prossimi cinque anni. L’accordo dovrebbe chiudersi entro il terzo trimestre dell’anno e assume diversi significati per le due parti in causa, dimostrando in primo luogo che investire in un comparto che richiede immediate ed enormi risorse a fronte di futuri profitti è una scommessa solo per pochissimi grandi produttori. Del resto, Lyft rinuncia al progetto aziendale principale degli ultimi quattro anni, replicando quanto già fatto da Uber (su cui aveva investito la stessa Toyota), che lo scorso dicembre ha venduto l’impegnativa divisione dei veicoli autonomi alla startup Aurora, guidata da Chris Urmson, già a capo del progetto per la guida autonoma di Google.
Difficoltà e rinvii per una vendita obbligata
Passaggio obbligato quanto sperato, ormai, con la cessione dell’ala Lyft sistema i conti, cancellando con una firma costi operativi annuali nell’ordine di 100 milioni di dollari. Nonostante l’iniziativa su piccola scala insieme ad Aptiv per macinare chilometri con vetture a guida autonoma e autisti a bordo per questioni di sicurezza, le difficoltà e i ritardi circa lo sviluppo della guida senza conducente – alla luce soprattutto di un orizzonte ancora lontano prima dell’adozione di massa della tecnologia – hanno indebolito i conti, fiaccati poi dalla pandemia. E pensare che nel 2017, presentando la divisione Level 5 l’azienda californiana era convinta di riuscire a offrire corse driverless entro il 2021, tanto da ampliare l’organico fino a 300 persone (che passeranno direttamente sotto l’egida Toyota) e investire in startup come avvenuto con Blue Vision Labs, specializzata nella realtà aumentata e acquisita nel 2018 per oltre 70 milioni di dollari. Le mancate entrate, poi, hanno determinato l’inversione di tendenza, spostando l’obiettivo verso lo sviluppo di una piattaforma per servizi di robotaxi, proprio come altre società partite per commercializzare sistemi di guida autonoma.
L’ecosistema Toyota continua ad ampliarsi
Per Toyota, invece, l’acquisizione va a rafforzare un ecosistema già ampio e ricco di tecnologie in fase di sviluppo e con il potenziale per poter cambiare lo status quo, in ambito trasporti, mobilità e non solo. La flotta e i dati di Lyft saranno parte integrante di Woven Planet, filiale del marchio nipponico nata a gennaio e già al secondo investimento dopo la startup Nuro, specializzata nella consegna di mercati tramite veicoli a guida autonoma e acquisita da Woven Capital, il fondo da 800 milioni di dollari che Toyota intende investire per mettere a punto tecnologie, sistemi e innovazioni per la mobilità. Con Lyft, inoltre, il produttore di Tokyo rinsalda la sfera d’interessi in Silicon Valley, dove c’è già la sede principale del Toyota Research Institute. “Questo è il primo passo per riunire le persone, perché la costruzione della tecnologia e del prodotto richiede persone, e questo è ciò che questa acquisizione riguarda“, ha dichiarato James Kuffner, amministratore delegato di Woven Planet, in merito al personale di Lyft che passerà nelle file giapponesi, portando a circa 1.200 il numero dei dipendenti attivi nello sviluppo di sistemi di sicurezza.
Lyft e le sperimentazioni a Woven City
Gli esperimenti sul tema saranno alcuni dei tanti test che Toyota intende sperimentare nella Woven City, la città del futuro da oltre 70 ettari imperniata su sostenibilità e intelligenza artificiale che i giapponesi stanno costruendo ai piedi del Monte Fuji, dove nella fase iniziale risiederanno circa 2.000 lavoratori. Nel complesso, tuttavia, al di là di Lyft, la compagnia ha già un lungo elenco di progetti legati alla guida autonoma: dalle iniziative di ride-mailing programmate per le Olimpiadi di Tokyo in programma nel prossimo luglio ai 400 milioni di dollari investiti nella startup dedita alla guida autonoma Pony.ai, passando per lo sviluppo di Chauffeur e Guardian, rispettivamente un software e un sistema di assistenza alla guida per certi versi vicino all’Autopilot di Tesla (entrambi ancora mai integrati in vetture commercializzate) e la partecipazione nella società cinese Didi Chuxing, le soluzioni sono tante e l’obiettivo è riuscire a sintetizzare e integrare i passi avanti per arrivare a fornire un sistema efficiente, sicuro e affidabile.