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Nei giorni dell’emergenza da Covid-19 i ristoranti milanesi chiudono al pubblico ma aprono le loro cucine per il personale al lavoro degli ospedali Sacco, San Raffaele, Policlinico, Fatebenefratelli, San Carlo, San Giuseppe e Bassini di Cinisello. In pochi giorni sono stati consegnati 2.000 pasti. L’idea è stata lanciata da SlowSud utilizzando il gruppo facebook di Ristoratore Top, azienda di marketing specializzata nel settore della ristorazione, dove in poche ore sono arrivate le prime storie che collegano cucine e ospedali. Dai fornelli alle corsie, i contenitori termici portano a medici e infermieri i primi piatti della tradizione italiana cucinati da Miscusi, i taglieri e le mozzarelle di Muu Muzzarella, le specialità cilentane di Li Mastri, i toast di Fancytoast, ma anche le pizze di Loredani, il kebab di Star Zagros Kebabbar e il gelato di Gnomo.

 

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Molto più di un food delivery: è sapore di casa

In un pomeriggio solo al Sacco sono arrivati 100 paste alla Norma, 50 parmigiane e 100 cannoli. “Scossi da quanto letto sulla stampa e quanto ci è stato raccontato da amici infermieri e medici, impegnati in prima linea negli ospedali – spiega Luca Rudilosso di SlowSud, che sta coordinando il gruppo milanese – abbiamo contattato tramite Facebook l’ospedale Sacco per chiedere se potessimo essere d’aiuto in qualche modo. Ci hanno risposto che sono allo stremo, che non si fermano un attimo, che dormono in reparto e che un po’ di comfort food da consumare al volo potrebbe fare la differenza, anche solo per l’umore. Così abbiamo deciso di fare una prima consegna giovedì pomeriggio e di chiamare a raccolta i colleghi”.

 

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Non sono solo piatti pronti: sono autentiche dimostrazioni di vicinanza, sono pieno conforto dal sapore domestico, sono un segno tangibile che arriva dal mondo “fuori”, preparato con affetto lontano dalle corsie e dai suoni dei respiratori in terapia intensiva. Hanno rotto il ghiaccio partendo dal cuore della Lombardia sofferente per lanciare un appello che arrivi a tutte le regioni d’Italia. L’iniziativa si è intensificata dal 14 marzo e proseguirà per tutta la durata dell’emergenza: per supportarla e diffonderne capillarmente la forza e il significato è partito l’hashtag #laschiscetta che ha tutto il sapore di quella casa che gli operatori sanitari stanno vivendo così poco, tra un turno e l’altro, e per i ristoranti è l’occasione di dare un contributo facendo ciò che fanno sempre, cucinare cose buone che aiutino fisico e umore.

Il cibo unisce, in tutta Italia

Anche grazie a Ristoratore Top hanno iniziato a mobilitarsi attività di Bergamo, Cremona, Torino e Roma ma sono arrivate anche altre storie di ristoratori attivi per l’emergenza. E’ il caso delle pizzerie Melloo di Firenze con l’ospedale Careggi, Forlin con l’ospedale di Bassano del Grappa, Tablà ad Adria, Teatro 26 a Vercelli e il Balestruccio a Perugia. A Pavia, invece, cento tra osti, baristi e ristoratori hanno dato vita al progetto #unitiperpavia distribuendo beni alimentari a case di riposo e centri per disabili.

Non solo per gli ospedali, ma anche per tutte le famiglie a casa, per gli anziani soli, per chi è ammalato e non può fare la spesa in autonomia: in questi giorni ogni città ha una o più panetterie, pescherie, pasticcerie, macellerie aperte e organizzate per la consegna a domicilio di beni di prima necessità e piatti di gastronomia.

Ad esempio a Fiumicino (Roma) il panificio “Dolce Pane” si è impegnato nella distribuzione gratuita del pane, chiuso in apposite buste, fuori dal negozio. Chi ha la macchina può prendere più buste da distribuire a chi gli abita vicino e ha più bisogno. I proprietari del negozio hanno anche deciso di cancellare i debiti con i ristoranti che lavorano con il panificio e, alla riapertura avranno forniture di pane gratis per 2 settimane.