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Sono tante le donne in Italia che hanno portato innovazione in molteplici campi della società ma ancora faticano a essere realmente al pari degli uomini
Parte STEM in the city a Milano, noi la celebriamo ricordando le donne che hanno cambiato la storia. Milano dedica una strada a Ondina Valla, la prima donna italiana entrata nel palmarès olimpico per aver vinto, nel 1936 a Berlino, la medaglia d’oro negli ottanta metri a ostacolo. Non è la prima volta che il Comune di Milano rende omaggio alle donne che hanno portato in Italia una ventata di innovazione, ma di personaggi femminili che hanno fatto la storia ce ne sono molte in tutti i campi. Se dunque da una parte la società italiana è ancora caratterizzata da stereotipi e disuguaglianze tra i sessi, le donne fin dai tempi passati hanno sempre dimostrato una marcia in più, lasciando una forte impronta.
Donne, innovazione e sport
Nata a Bologna nel 1916 e morta a L’Aquila nel 2006, Ondina (il cui vero nome era Trebisonda) Valla è stata la prima donna italiana a vincere l’oro olimpico. A lei nei giorni scorsi il Comune di Milano ha intitolato una strada in sua memoria, tra via Russoli e viale Cassala, durante una cerimonia alla quale hanno preso parte l’Assessore allo Sport Roberta Guaineri, la delegata milanese del Coni Claudia Giordani, l’assessore allo sport del Municipio 6 Costanzo Ariazzi e il figlio della Valla, Luigi De Lucchi. “È stata un’atleta straordinaria – ha detto Roberta Guaineri, Assessore allo Sport -, la prima donna italiana a vincere l’oro olimpico e stabilire il record mondiale a soli venti anni”. Del resto non è la prima volta che Milano dedica una via a una sportiva. È infatti della scorsa estate l’intitolazione di via Alfonsina Strada, leggendaria ciclista, prima donna italiana a competere in gare maschili come il Giro di Lombardia e il Giro d’Italia e per questo ritenuta tra le pioniere della parificazione tra sport maschile e femminile.
Tra scienza e politica, gli esempi delle eccellenze femminili
Le donne però si sono distinte un po’ in tutti i campi. Come non menzionare, solo per citare un esempio, Rita Levi Montalcini. Premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia nel 1986 e dal 2001 senatrice a vita della Repubblica italiana, la Montalcini e fra le più importanti scienziate. Come raccontano le cronache, la Montalcini si iscrisse a Medicina contro la volontà del padre, laureandosi con il massimo dei voti.
Dopo essere scampata alle leggi razziali, ha dedicato tutta la vita alla scienza. Nome non meno importante è quello di Maria Montessori, educatrice, pedagogista, scienziata, medico. Il suo metodo è passato alla storia: il rispetto per la creatività e la spontaneità dei bambini attraverso un metodo che risaltasse le loro potenzialità non solo era in contro tendenza con l’educazione rigida dell’epoca ma ha fornito anche un esempio di un nuovo modo per educare gli adulti del domani. Come non menzionare poi, per quanto riguarda la fisica, Fabiola Gianotti. Direttrice del CERN (Consiglio Europeo per la Ricerca Nucleare) a Ginevra, la Gianotti è stata anche inserita da ‘Forbes’ fra le cento donne più importanti al mondo.
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E ancora Samantha Cristoforetti, astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea, prima donna italiana. Tra novembre 2014 e giugno 2015 ha trascorso 199 giorni a bordo della Stazione spaziale internazionale come ingegnere di volo. Le donne hanno dimostrato di valere anche nella politica. Basta citare, per esempio, Nilde Iotti, prima donna a essere stata eletta Presidente della camera dei Deputati nel 1979. La Iotti ha detenuto l’incarico per ben 13 anni, fino al 1992. Sempre nella politica non si può evitare di menzionare Emma Bonino.
Al di là di come una persona la possa pensare e non entrando in una dimensione tanto delicata quanto intima, alla Bonino e alle sue battaglie va il merito di aver fatto approvare nel 1978 la legge sull’aborto, un diritto di tutte le donne. Nel cinema italiano si deve ricordare invece Suso Cecchi D’Amico, sceneggiatrice che ha lavorato al fianco di registi del calibro di Visconti, Antonioni o Comencini.
Lavorano di più le donne da sole
L’elenco, insomma, è lungo. Non si può riassumere in poche righe quanto le donne siano state e siano anche oggi fondamentali per la ricerca e per l’innovazione nella società italiana. Eppure ancora oggi di stereotipi ce ne sono tanti e le donne faticano a ritagliarsi un proprio posto nella società. Nonostante la parità tra i sessi sia sulla bocca di tutti, i dati parlano chiaro. Secondo l’ISTAT, il tasso di occupazione delle donne tra i 15 e i 64 anni nel secondo trimestre 2017 era pari al 49,1%; in aumento, ma comunque basso. I salari delle donne sono più bassi rispetto agli uomini: in Italia nel 2015 solo il 43,3% delle donne percepisce un reddito da lavoro contro il 62% dei maschi e nel 2014 il guadagno è inferiore di circa il 24%, sebbene il divario sia minore man mano che si sale nel titolo di studio. Le donne lavorano di più se sono da sole (nel secondo trimestre 2017 il tasso di occupazione delle donne di età compresa tra i 25 e i 49 anni è pari all’81,1% per chi vive da sola, al 70,8% per chi vive in coppia ma non ha figli e al 56,4% per le mamme) anche se man mano che si sale con il titolo di studio diminuisce il divario.
Ricerca e startup innovative, ancora poche le donne che hanno conquistato posti di rilievo
Situazione che non va meglio per quanto riguarda il personale accademico. Secondo il ‘Focus sul personale docente e non docente nel sistema universitario italiano, a.a. 201672017’ (Fonte: elaborazione su banche dati MIUR, DGCASIS – Ufficio VI Statistica e Studi), il personale docente e dei ricercatori è composto da uomini per il 51,3% e da donne per appena il 40%. Inoltre, con il progredire della carriera ci sono meno donne: la percentuale di donne è pari al 50,7% fra i titolari di assegni di ricerca, scende al 46,6% fra i ricercatori, si riduce al 37,2% tra i professori associati e scende al 22,3% tra gli ordinari.
Poche anche le donne presenti nelle startup innovative: secondo i dati statistici relativi al quarto trimestre 2017 di UNIONCAMERE, le startup innovative con una prevalenza femminile – cioè in cui le quote di possesso e le cariche amministrative sono detenute in maggioranza da donne – sono 1.127, il 13,4% del totale. Le startup innovative in cui almeno una donna è presente nella compagine sociale sono 3.592 (42,8% del totale). Insomma, nonostante gli esempi d’eccellenza, la strada da fare è ancora lunga.