Nel 2017 è stata investita una cifra record di 19,2 miliardi di euro nel mercato europeo. E si arriva addirittura a 22 miliardi di euro includendo Israele. «L’Italia deve guardare a questi modelli, Regno Unito in testa. E per farlo occorre che la politica ci creda». Intervista esclusiva a Marco Squarci di Dealroom
Il bicchiere mezzo pieno dell’innovazione in Europa lo racconta un italiano oggi di base ad Amsterdam. Certamente siamo lontano dai numeri d’Oltreoceano, ma lo scenario non è così drammaticamente al palo rispetto a certe narrazioni. Di questo è convinto Marco Squarci, 23enne di Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza, una laurea in economia e management alla Libera Università di Bolzano e da qualche mese ad Amsterdam nel team di Dealroom.co, realtà nata cinque anni fa e diventata in poco tempo il database per startup e venture capital leader in Europa. Dealroom aiuta multinazionali, investitori e governi ad identificare aziende innovative ed opportunità strategiche. E lo riesce a fare tracciando oltre 500mila aziende e 20mila investitori attivi. E offrendo una visione completa con un modello che combina big data e machine learning
«Senza ombra di dubbio i venture capital stanno scommettendo sull’Europa ad un ritmo senza precedenti», afferma Squarci, che è Head of Ecosystem Solutions proprio per Dealroom.com e si occupa della creazione di partnership tra governi ed ecosistemi locali.
Con lui abbiamo analizzato la fotografia scattata sulle opportunità di un’Europa a più velocità, ma che ha voglia di giocarsi la sua partita nell’agone dell’innovazione. «La raccolta fondi da parte dei venture capital europei ha subìto un rallentamento nell’anno passato, ma è ancora ad un alto livello storico. Infatti le basi imprenditoriali, i talenti, la collettività e i capitali europei stanno dimostrando forti segnali di crescita. Nel 2017 è stata investita in Europa una cifra record di 19,2 miliardi di euro. E si arriva addirittura a 22 miliardi di euro includendo Israele».
L’anno 2018 è iniziato con il dato drammatico del calo dei round, che in fondo rispecchiano la fiducia degli investitori nelle nuove realtà. Cosa rappresenta questa flessione?
«Certamente nel 2017 si è registrato un calo generale nel numero di round di finanziamenti in Europa. Una flessione dovuta anche ad uno scarto temporale dove i round minori vengono registrati con un ritardo di 12-24 mesi. Ma c’è da sottolineare un trend verso round di grosso calibro».
Quali sono i principali indicatori di crescita che avete registrato?
«Il 2017 ha visto 17 round sopra i 100 milioni di euro. Tra questi ci sono Improbable, Delivery Hero, Farfetch e Deliveroo. E si registra una crescita rispetto ai 13 round dell’anno precedente. Tuttavia, nonostante i mega-round fossero un importante indicatore di crescita, non sono l’unico. Infatti Dealroom.co, escludendo i 10 più grossi, ha registrato una crescita negli investimenti del +30%, da 12.6 miliardi di euro nel 2016 a 16.4 miliardi di euro nel 2017. Attraverso l’Europa le attività di investimento stanno gradualmente aumentando, per la maggior parte grazie all’ampliamento delle opzioni di finanziamento locale».