Intervista doppia agli ex calciatori. Insieme hanno fondato PLB, «un po’ accademia, un po’ oratorio digitale»
C’è chi pensa che sport e esport siano due mondi inconciliabili. Ma basta girare sui social o fare un passaggio su Twitch per scoprire che il luogo comune non si regge in piedi. Su StartupItalia abbiamo intervistato pro gamer, content creator e imprenditori che credono nella crescita degli esport e dei videogiochi in generale. All’estero il trend è senz’altro più pronunciato che in Italia. Christian Vieri e Bernardo Corradi, ex calciatori, hanno deciso comunque di buttarsi con una accademia di esport, PLB, per allenare i gamer più talentuosi. In quest’intervista doppia rilasciata al nostro magazine ci spiegano come è nato il progetto, come ci si può candidare e, per ultimo, come vedono il legame tra sport e videogiochi.
Bobo Vieri e Bernardo Corradi: doppia intervista sugli esport
SI: Come è nato il progetto PLB?
Vieri: «Nell’estate 2020 ci siamo incontrati, dopo che entrambi avevamo ricevuto proposte da questo mondo. La nostra idea, da subito, è stata quella di sviluppare qualcosa di nostro e di diverso. Per questo motivo ci siamo affidati a uno staff che conosceva il settore per ricreare un ambiente simile al settore giovanile sportivo».
Corradi: «Un po’ oratorio digitale, un po’ accademia. E domani, chissà, forse anche luogo fisico, dove chi ha talento può trovare un metodo, gli strumenti e le opportunità per crescere ed emergere. Quello che è successo a noi nello sport».
SI: Quanti sono i talenti e pro gamer che seguite? E quali sono i titoli più giocati?
Vieri: «Abbiamo iniziato con FIFA perché il collegamento con il calcio era l’elemento più semplice e io sono presente nel gioco come icon. Oggi abbiamo due titoli: FIFA 22 e ROCKET LEAGUE».
Corradi: «Lo scorso anno abbiamo seguito cinque giocatori Under 19. Tra qualche giorno, completando il reclutamento 2022, avremo 16 talenti da seguire e aiutare nel loro percorso grazie al lavoro dei nostri ambassador: proplayer e influencer esport affermati che fanno da mentor ai talenti PLB. Per questa stagione ci saranno possibilità su Youth Team Under 19 e su BB – BigBrothers Team Under 23. PLB non è però solo pro gamer, ma offre opportunità anche a talenti caster, grafici e videomaker».
SI: Ci si può candidare? Come funziona lo scouting?
Vieri: «Certamente. Ogni stagione apriamo un periodo di candidatura per integrare i team sui diversi titoli (maggiori informazioni sulla pagina Instagram, ndr). Quest’anno ci saranno nuovi inserimenti nello Youth Team e nel BB Team sia di FIFA 22, sia di Rocket League».
Corradi: «Candidarsi è semplice e diretto ma allo stesso tempo, grazie al modello studiato con il nostro main partner Manpower, comporta la necessità da parte dei ragazzi di avere approccio serio al progetto. Per candidarsi chiediamo di compilare un cv, per molti di loro è la prima volta, e di condividere con noi la loro visione e i loro sogni. In questo modo anche le famiglie vedono che il progetto è serio e i ragazzi vivono per la prima volta l’esperienza di un colloquio e di una valutazione simile a quella del mondo del lavoro. Fino a oggi abbiamo sempre lasciato che tutti i player interessati potessero candidarsi per le diverse posizioni senza fare noi uno scouting preliminare, ma mettendo solo un criterio di livello minimo, condiviso con coach e mentor per ogni gioco. L’idea è quella di aprire il progetto anche a chi ancora non ha avuto opportunità di emergere o non ha ancora valorizzato a pieno il suo talento».
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SI: Spesso si sente ancora parlare del gaming e degli esport in contrasto con lo sport. Come vi siete avvicinati a questo mondo e quali sono i punti di contatto?
Vieri: «Quando abbiamo parlato con Bernardo la prima volta del progetto PLB ho visto la possibilità di aiutare tanti ragazzi mantenendo i nostri valori sportivi e questo mi ha fatto subito dire di sì. Noi cerchiamo di spiegare loro che serve serietà per trasformare una passione in un lavoro e che non tutti ci riescono. Come avviene nel calcio e nello sport non basta avere talento: serve serietà, rigore, attenzione a ogni dettaglio. Ed è per questo che abbiamo messo nello staff mental coach, nutrizionisti, personal trainer, coach».
Corradi: «Per me è stato un confronto diretto e senza filtri con questo mondo, essendo padre di un adolescente di 12 anni che vive di queste cose. Grazie a lui ho capito che stavano cambiando abitudini e parametri. Come dico sempre da genitore è inutile provare a far vivere ai nostri figli il nostro mondo: tanto vale capire il loro e aiutarli a gestirlo al meglio. Ho ricevuto tante proposte di progetti esport come ambassador, socio, frontman di eventi, ma non ero convinto del tutto».
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SI: Come vi immaginate il futuro degli esport tra cinque anni e come si può colmare il gap che c’è tra l’Italia e altri paesi dove il movimento esport è più strutturato?
Vieri: «La velocità con cui crescono i numeri in questi mondi, io lo vedo con Twitch e la BoboTv, è impressionante. Gli esport hanno intercettato prima di altri settori le esigenze delle nuove generazioni di superare le barriere fisiche. Questo gli sta dando un grande vantaggio. Quando i ragazzi di oggi saranno adulti, il mondo gaming entrerà ovunque e questo farà esplodere il settore definitivamente».
Corradi: «L’Italia per molti aspetti è indietro: ce ne siamo accorti notando alcuni progetti internazionali che vedono le attivazioni nelle scuole o nelle università. Il gap è ampio e quindi si può colmare solo con le idee e con il superamento di alcune barriere e resistenze culturali. PLB vuole aiutare i ragazzi a spiegare alle famiglie cosa significa fare esport e come ci siano potenziale e valore in questo mondo. Con questo racconto vogliamo aiutare anche le aziende a capire che si può generare valore con progetti seri. Ogni contenuto che viene proposto, ogni storia che viene raccontata di ragazzi sconosciuti che crescono e si aprono a nuove opportunità, ogni momento di confronto sono un piccolo contributo che proviamo a dare al sistema per avanzare».