Le nuove norme europee in materia di protezione dei dati (GDPR) alzano l’asticella riguardo alle procedure di reperimento, conservazione e diffusione delle informazioni: il testo inasprisce anche le sanzioni per le aziende che non si adeguano, adottando comportamenti non virtuosi.
Del resto, non è sempre vero che l’analisi dei dati conduca a una profilazione accurata. Se cercate sul web un regalo per bambini, magari per il figlio di una vostra collega, potreste trovarvi bombardati da pubblicità che mostrano biberon e completini per settimane. Cos’è accaduto? L’algoritmo ha presunto, grazie alle vostre ricerche, che ad avere dei figli siate voi. Niente di più sbagliato, dato che magari l’arrivo di un marmocchio non è nemmeno nei vostri piani più remoti.
Le conseguenze è facile immaginarle: il budget per la vostra campagna risulterà completamente sprecato, semplicemente perché i messaggi – magari curatissimi dal punto di vista editoriale – non raggiungono il bersaglio giusto. La content intelligence può aiutarvi a venire a capo del rebus, riconoscendo quali sono – veramente – le preferenze e i gusti del consumatore: che si vedrà “recapitati” solo annunci selezionati e pertinenti. Se poi ai contenuti saranno legate anche le opportune call to action, sarà possibile entrare in contatto direttamente. A quel punto chi legge, in maniera informata, potrà decidere se prestare il consenso al trattamento dei propri dati personali, fino ad allora raccolti e archiviati in forma anonima.
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