Era un’oratrice straordinaria. Un po’ vecchia scuola, non amava le presentazioni, le animazioni, i video. Non aveva bisogno di stupire il pubblico con effetti speciali. A lei bastava la voce. A cento anni dalla nascita, il ritratto della scienziata a firma di Patrizia Caraveo, astrofisica di fama mondiale e già direttrice dell’INSOF
Cent’anni fa nasceva Margherita Hack che è stata una importante scienziata quando essere donna non era certo un vantaggio. Milano le ha dedicato una statua che la ritrae mentre punta un immaginario telescopio in piedi su una galassia a spirale stilizzata. Sarà una delle poche statue di una personalità al femminile ed è certo un bel modo di ricordarla da parte di una città che ha ospitato i primi anni della sua brillante carriera.
Dopo essersi laureata all’Osservatorio di Arcetri, Margherita ha lavorato all’Osservatorio di Brera (nella sede di Merate) per poi spostarsi a Trieste dove ha trovato le condizioni che le hanno permesso di dirigere, e far crescere, l’Osservatorio e tutta l’astronomia italiana. Questo percorso scientifico forse non sarebbe stata possibile senza il sostegno continuo, ma discreto, di Aldo de Rosa che va ricordato come un esempio più unico che raro di marito che sceglie di dedicarsi completamente a sua moglie, seguendola in tutti i suoi spostamenti da un incarico all’altro. In generale, questa è una scelta che viene fatta dalle mogli di personaggi famosi, quindi mi piace rimarcare questa “eccezionalità” di Aldo che ha passato la vita nell’ombra di Marga (come la chiamava) venendo ricambiato con toccante tenerezza.
La loro vita casalinga era alquanto spartana. Corrado Lamberti, che con Margherita aveva fondato e diretto riviste di divulgazione scientifica in campo astronomico, era un ospite abituale e ha fornito dei resoconti esilaranti nel bel libro intitolato Viva Margherita scritto subito dopo la scomparsa della scienziata. Vegetariana convinta, era molto più attenta a nutrire i suoi animali domestici che se stessa, il marito e l’eventuale ospite. A casa loro si mangiava pasta in bianco, uova fritte, insalata e pastina, con monotonia che non sembrava preoccupare la coppia che, evidentemente, non dava importanza alla cosa. Uguale disinteresse era riservato al guardaroba che non ha mai contenuto neanche l’ombra di un vestito elegante.
Non ho mai avuto occasione di lavorare con Margherita, difficile mettere insieme la spettroscopia stellare con l’emissione gamma delle stelle di neutroni, ma cercavo di non mancare alle sue conferenze. L’età avanzata non aveva spento né la sua curiosità, né la voglia di imparare. Con lucidità assoluta, Margherita continuava a seguire i risultati delle ultime ricerche in astronomia e, interrogata su qualsiasi problema, dava risposte precise e dettagliate. La sua testa non era mai andata in pensione. Anzi, terminata, per raggiunti limiti d’età, la carriera Accademica, si era impegnata più che mai nella divulgazione con riviste astronomiche e libri di grande successo diretti al pubblico di ogni età.
Era una oratrice straordinaria. Un po’ vecchia scuola, non amava le presentazioni, le animazioni, i video. Non aveva bisogno di stupire il pubblico con effetti speciali come siamo costretti a fare noi, conferenzieri tecnologicamente avanzati, ma con molto meno carisma. Per affascinare le platee a lei bastava la voce, con un incredibile accento toscano che decenni a Trieste non avevano neppure intaccato.
L’ho sempre ammirata per la sua capacità quasi prodigiosa di parlare per un tempo a piacere su un qualsiasi argomento, senza neanche uno straccio di foglietto davanti agli occhi. E quello che diceva non era né facile, né banale. Ma il pubblico la adorava e affollava all’inverosimile le sue conferenze sicuro che avrebbe sentito una voce fuori dal coro. Laica convinta aveva rispetto per i credenti, ma detestava le commistioni scienza-fede. Ognuno stesse nel suo territorio, senza pretendere di dettare legge a quelli che la pensavano in modo diverso.
Ma Margherita dava il meglio di sé quando le chiedevano la sua posizione sulla astrologia oppure sui fenomeni paranormali. Allora era un fiume in piena, assolutamente inarrestabile. Lo stesso trattamento era riservato agli esponenti politici, di qualunque schieramento, che si azzardassero a non riconoscere il valore della scuola e della ricerca fondamentale, proponendo di tagliare i già magri finanziamenti. Margherita non si faceva certo pregare per dire la sua, con parole spesso dure che pesavano come pietre. Se c’era bisogno di un intervento autorevole, bastava mandarle una mail, sicuri che lei avrebbe letto e agito.
Per festeggiare i suoi 80 anni aveva “finito” la Storia dell’Astronomia scritta da Giacomo Leopardi nel 1813. Con naturalezza, Margherita aveva ripreso le fila del discorso da dove Leopardi, all’epoca quindicenne ma già dottissimo, l’aveva lasciato. Entrambi hanno utilizzato il meglio che la scienza a loro contemporanea aveva da offrire: Giacomo si era basato sulla biblioteca del padre a Recanati mentre Margherita ha attinto alla sua profonda conoscenza dello sviluppo dell’astronomia negli ultimi due secoli, cioè praticamente tutto quello che oggi sappiamo.
Margherita amava le sfide: a 90 anni si era data al teatro con lo spettacolo “L’anima della terra (vista dalle stelle)” dove i suoi testi si alternavano a canzoni su emigrazione, immigrazione, globalizzazione, lavoro, corruzione, tutti soggetti sui quali aveva qualcosa da dire, a dimostrare che la scienza non è chiusa nella sua torre d’avorio ma vive nel mondo e ne condivide i problemi.
Credo che sia questa la lezione di Margherita Hack e penso che le istituzioni avrebbero dovuto farsi avanti per preservarla. Sono sinceramente dispiaciuta quando leggo di fare attenzione all’operato di una fondazione a lei intitolata che non ha nulla a che fare né con la ricerca né con la divulgazione astronomica.
Margherita amava la scienza ed era capace di trasmettere questa passione al pubblico. Il suo lascito è intangibile ma importantissimo Mi piace ricordarla con le sue parole
“L’astronomia ci ha insegnato che non siamo il centro dell’universo, come si è pensato a lungo e come qualcuno ci vuol far pensare anche oggi. Siamo solo un minuscolo pianeta attorno a una stella molto comune. Noi stessi, esseri intelligenti, siamo il risultato dell’evoluzione stellare, siamo fatti della materia degli astri.”
Patrizia Caraveo racconterà dal vivo Margherita Hack in occasione del suo intervento “Storie di startupper spaziali. A Cominciare da Margherita Hack”, in programma giovedì 30 giugno al #SIOS22 Summer Edition. Qui per partecipare dal vivo.