Analisi, aspettative e giudizi sull’evento in corso a Sharm El Sheikh a cura di Julia Padberg, partner di SET Venture Capital
Questo novembre gli occhi del mondo – e in particolare quelli della community del climate tech – saranno puntati su Sharm El Sheikh. Qui si sta tenendo la COP27, la conferenza sul clima più urgente e vitale fino a questo momento. Il rapporto di febbraio dell’IPCC ha dichiarato che entro il 2030 i livelli di emissioni globali dovrebbero essere dimezzati per raggiungere il limite di 1,5 °C di aumento della temperatura ed evitare un disastro climatico. Ciò significa che è necessaria un’azione coraggiosa e immediata.
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Il mondo, è evidente, sta affrontando anche altri problemi, come l’inflazione e una crisi energetica provocata dalla guerra. Gli esperti tuttavia temono che questi problemi distolgano i politici dai maggiori pericoli del cambiamento climatico, portando a rimandare le ambizioni della COP26 invece di rilanciarle. Questo scenario sarebbe dannoso per il medio e lungo termine. L’agenda della COP27 comprende quattro temi principali: mitigazione, adattamento, finanza e collaborazione. Questo articolo si concentra sul primo, poiché c’è ancora tempo – anche se non molto! – per mitigare ulteriori cambiamenti climatici.
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Fortunatamente la maggior parte delle tecnologie del climate tech sono già state inventate e dimostrate, e stanno diventando esponenzialmente più economiche. Il prossimo passo verso un’economia senza emissioni di carbonio sarà sbloccato da modelli di business e applicazioni. Non sono necessarie solo nuove infrastrutture fisiche: le tecnologie digitali e l’uso intelligente dei dati consentiranno un vero cambiamento sistemico. I governi devono solo stabilire gli incentivi finanziari per gli attori del mercato per realizzare la necessaria azione per il clima.
Tra le numerose linee d’azione che i leader globali dovrebbero intraprendere alla COP27, evidenziamo solo alcune misure che consentirebbero alla comunità del climate tech di fare il lavoro pesante:
- I governi dovrebbero implementare incentivi finanziari basati sul mercato per le catene di approvvigionamento a basse emissioni di carbonio e i meccanismi di bilanciamento energetico. Ciò ridurrebbe in modo massiccio i requisiti di investimento pubblico e consentirebbe l’integrazione nel sistema di milioni di fonti energetiche pulite variabili aggiuntive.
- I Paesi dovrebbero rafforzare ulteriormente gli obiettivi di efficienza energetica nei settori dell’edilizia, dell’industria e delle costruzioni. Le soluzioni di monitoraggio, analisi e automazione plug-and-play possono poi sbloccare i rapidi successi climatici a costi contenuti.
- Attraverso le accise, i leader dovrebbero promuovere la transizione dai generatori e dai motori diesel verso soluzioni di accumulo energetico sostenibili, regolando con attenzione l’origine dei materiali rari che alimentano le batterie. Ciò include l’accelerazione della transizione verso un trasporto pulito.
Queste sono le linee d’azione più ovvie. Le grandi aziende tecnologiche Google e Microsoft sono già leader in questo campo: hanno già dato l’esempio e come passo successivo hanno investito congiuntamente nel fornitore di software. Se i governi creano i giusti incentivi e il quadro normativo, tutte le aziende possono lavorare per operare al 100% senza emissioni di carbonio.
In quest’ottica, il resto del mondo dovrebbe sfidare il Parlamento europeo per la sua recente decisione di eliminare le regole sugli HTM 24/7 per l’idrogeno “verde”. Questa decisione, che ha come obiettivo il petrolio e il gas, elimina la necessità di utilizzare ogni ora energia elettrica rinnovabile aggiuntiva per produrre idrogeno verde. Proprio come i biocarburanti nell’ultimo decennio, l’idrogeno verde diventerà un esempio da manuale di greenwashing, poiché aumenterà a dismisura le emissioni di CO2 invece di eliminarle. Sono necessari 1.000 TWh/a di elettricità per raggiungere gli obiettivi europei di idrogeno di 20 milioni di tonnellate entro il 2030. Se si utilizza elettricità grigia, sono in gioco decine di milioni di tonnellate di CO2. Il tempo stringe per tornare alle regole originarie degli HTM 24/7 proposte dalla Commissione europea, poiché i negoziati finali inizieranno già nelle prossime settimane.
È incoraggiante che la consapevolezza dell’impronta di carbonio sia cresciuta enormemente nel corso degli anni, soprattutto tra le giovani generazioni. Si tratta di un motore inarrestabile e a lungo termine per un cambiamento di comportamento da parte dei consumatori e delle aziende. Tutti i precedenti incontri della COP sono riusciti a stimolare un’attivismo pubblico di massa, testimoniate dalle marce per il clima . Sulla base di questa crescente pressione da parte di un pubblico sensibile, le aziende sono state a lungo al centro della transizione. Ma le cose non si stanno muovendo abbastanza velocemente. Ora è chiaramente giunto il momento che i politici inizino ad accelerare il cambiamento. Sono quindi fiduciosa che la COP27 non sarà una conferenza di miopia e di passi indietro, ma di visione e di azione, che permetterà ai mercati e alle tecnologie di fare il resto.
Articolo a cura di Julia Padberg, partner di SET Venture Capital