Mariarita Costanza, ingegnere elettronico e direttore tecnico di Macnil, spiega l’ecosistema pugliese delle startup
Mariarita Costanza, ingegnere elettronico specializzato in telecomunicazioni e direttore tecnico di Macnil, ha costruito in Puglia la prima grande azienda che si occupa di Internet of Things, fleet management e digital mobile marketing applicate, in particolar modo, al settore automotive. A Gravina in Puglia, in provincia di Bari, nella sua terra natìa, la dottoressa Costanza assieme al marito, Nicola Lavenuta, 22 anni fa hanno gettato le basi per la nascita di un polo tecnologico di eccellenza. Oggi quelle basi si sono concretizzate nella creazione di un ecosistema che guarda all’innovazione, alle ultime generazioni, alle nuove professionalità e a tecniche sempre più all’avanguardia.
Leggi anche: I primi 15 anni di Macnil, dall’exit a Zucchetti al sogno della “Murgia Valley”, raccontati da Mariarita Costanza
Nata come impresa di programmi di messaggistica per aziende di comunicazione, oggi Macnil è in grado di offrire soluzioni per gestire il controllo da remoto di flotte aziendali grazie alla localizzazione satellitare, frutto anche della collaborazione con Telecom Italia, oltre a produrre scatole nere per il settore assicurativo. Nel 2016, Macnil ha acquisito al 100% GT Alarm, consolidandosi anche nel settore degli antifurti satellitari. Con 70 dipendenti, di cui 50 a Gravina in Puglia e 20 a Busto Arsizio, in Lombardia, Macnil oggi vanta un fatturato che si aggira sui 20 milioni di euro e punta alla creazione di una “Silicon Valley” tutta italiana.
La sfida del “Vivaio Digitale”
«Abbiamo pensato al “Vivaio Digitale” come a un’area di innovazione all’interno della quale poter mettere a disposizione di nuove imprese e giovani innovazione, contaminazione e tecnologia. “Vivaio digitale” vuole sfidare il territorio con l’idea di piantare un seme, un’idea, e supportarla nella crescita», spiega la dottoressa Costanza.
Macnil oggi lavora anche nel settore turistico, nell’organizzazione di viaggi, grazie a una metodologia che parte dalla digitalizzazione e arriva agli NFT. La vera sfida è quella di allargare ed estendere sempre di più questo polo tecnologico, la “Murgia Valley”, in un’area prettamente agricola e dedita all’artigianato. Abbiamo intervistato la dottoressa per capire di più i prossimi passi dell’ecosistema pugliese e nazionale.
Mariarita Costanza: come si sta muovendo l’ecosistema pugliese
StartupItalia: Come vede l’ecosistema startup italiano in questo momento?
Mariarita Costanza: «Questo è un momento molto positivo per l’ecosistema delle startup italiano. Finalmente, i vari attori coinvolti: istituzioni, investitori, corporate e startup hanno raggiunto un livello di consapevolezza del valore e del ruolo che le startup hanno nello sviluppo e nell’innovazione molto importante. Si parla, finalmente, di open innovation come di un’opportunità per le corporate di fare innovazione in maniera più veloce e con l’approccio agile delle startup, e per le startup stesse, che hanno la possibilità di entrare subito sul mercato e validare i loro progetti. Naturalmente, la situazione non è la stessa in tutte le regioni: quelle del Nord continuano ad avere una marcia in più, mentre noi del Sud abbiamo fatto dei passi da gigante, ma la strada è ancora lunga».
StartupItalia: Dal suo punto di vista, quale è la prospettiva di crescita dell’ecosistema in Puglia?
Mariarita Costanza: «La Puglia è sempre stata, tra le regioni del Sud, una delle più sensibili ai temi della nuova imprenditorialità e ancora oggi è ai primi posti in classifica per numero di startup costituite. La Regione Puglia si avvale di agenzie specifiche a supporto delle startup nella gestione delle pratiche di finanziamento delle varie misure messe loro a disposizione. Le prospettive di crescita, dunque, sono molto interessanti ma quello su cui dobbiamo continuare a lavorare è il coinvolgimento delle corporate pugliesi e non solo (ne stanno arrivando diverse in Puglia negli ultimi anni, sarà un segnale?), affinché sia sempre più diffuso il modello dell’open innovation. Modello che consente di fare innovazione in settori anche non proprio coincidenti con il proprio: cosa che oggi credo sia necessaria per crescere e, soprattutto, per gestire momenti di crisi, come la pandemia ci ha insegnato».
StartupItalia: Da quanto emerge dal paper che abbiamo diffuso in occasione di SIOS Summer, l’Italia ha fatto fatica, negli anni, ad attrarre investimenti, anche se quest’anno quelli stranieri sono in crescita. Secondo lei, cosa serve all’ecosistema per essere ancora più attrattivo?
Mariarita Costanza: «Credo che l’Italia non possa prendere come modelli di crescita da emulare quelli della Silicon Valley, piuttosto che New York o altro ancora. Sono mercati completamente diversi dal nostro, ma, soprattutto, dobbiamo cercare il più possibile di non assimilarci agli altri, perché abbiamo delle specificità e peculiarità che non dobbiamo perdere: sono proprio quelle il valore dell’Italia. Quindi, per essere più attrattivi penso che dobbiamo comunicare di più e meglio, evidenziando i nostri valori e le nostre diversità. Noi vogliamo fare nascere e crescere imprese che creino posti di lavoro e ricchezza economica e sociale: questo è già un grande valore che ci contraddistingue».
Leggi anche: Investimenti e startup, sfiorato il miliardo nei primi 6 mesi. Tutti i round. Scarica il report aggiornato
StartupItalia: Secondo lei, quali saranno i settori merceologici più in crescita nei prossimi anni?
Mariarita Costanza: «Stiamo vivendo un cambiamento importante che era iniziato già prima del Covid, ma che ha avuto un’accelerata negli ultimi due anni. Punti fermi, convinzioni, mercati collaudati, modelli di business che pensavamo fossero oramai validi sono stati messi in discussione, e abbiamo imparato a guardare le cose cambiando prospettiva. E’ diventato così normale svolgere la nostra attività lavorativa senza dover andare in ufficio, grazie allo smart working; fare le nostre riunioni collegandoci online senza più prendere aerei per spostarci anche di 1000 km per un solo meeting. Questo, solo per fare qualche esempio. Tutto ciò è stato possibile grazie alla tecnologia e al digitale, senza i quali sarebbe stato davvero difficile trascorrere gli ultimi anni. Credo, quindi, che il settore in continuo sviluppo sarà il digitale: un ambito trasversale a tanti altri ma senza il quale non sarebbe possibile innovare in nessun altro campo».