I videogiochi dedicati all’agricoltura sbocciano anche in inverno. Questo arriva da una startup francese appena nata…
Non siamo mai riusciti a comprendere, pur essendone le prime vittime, cosa streghi così tanti videogiocatori fino a renderli succubi dei titoli sul farming; cosa ci sia di tanto ipnotico da portare ragazzi che abitano in città a perdere ore innaffiando ettari di terreno virtuali e accudendo mucche poligonali. Eppure il genere non è mai stato tanto florido. In giro ci sono quelli serissimi, come Farming Simulator (letta la nostra recensione di Farming Simulator 22?), quelli meno riusciti (tipo Real Farm) e quelli storici, come Harvest Moon e Story of Seasons (qui la nostra recensione di Pioneers of Olive Town), anche nelle sue declinazioni manga (ecco le recensioni di Doraemon Story of Seasons e di Shin chan: Me and the Professor on Summer Vacation The Endless Seven-Day Journey). E poi ci sono quelli delle startup innovative: molte di queste puntano su ibridi che chiamano in causa concept di Animal Crossing e stili artistici da Studio Ghibli. I più noti sono realizzati dal team spagnolo Chibig che in brevissimo ha realizzato Summer in Mara, Deiland – Pocket Planet Edition e Ankora Lost Days. A una prima occhiata, Aka sembrerebbe provenire proprio dalla loro fucina mentre in realtà arriva dallo studio indipendente francese Cosmo Gatto…
All’apparenza, Aka è un gioco di quelli tranquilli per tranquilloni. Vuole insomma offrire un rifugio virtuale a chi fugge dal logorio della vita moderna e non vuole impiegare il proprio tempo libero blastando mostri e affettando demoni. Si controlla un pasciuto panda rosso con lo scopo di fargli condurre un’esistenza pacifica ma soddisfacente in un mondo zeppo di buffe creature che, nemmeno a dirlo, paiono uscite dalla fantasia del maestro Hayao Miyazaki.
Non ci sono obblighi e non ci sono necessità impellenti: il bello di Aka, proprio come il ben più noto Animal Crossing di Nintendo (recentemente scopiazzato da un’altra startup che ha creato Hokko Life) è che fondalmentalmente si può fare ciò che si vuole, gironzolando e ciondolando dove si vuole.
Se siete stati attenti, tuttavia, abbiamo detto “all’apparenza”. Già. Perché Aka in realtà non è così casualone come il gameplay lascerebbe intendere. O meglio, è un gioco per casual gamers ma affatto user friendly: ci butta nel mondo di gioco spiegandoci appena le regole essenziali e mantenendo il più assoluto riserbo su tutto il resto. Il più delle volte si procede insomma a caso: sa nella realizzazione degli oggetti sia nel tentativo di risolvere le (numerosissime) side quest commissionate dai PNG. Se a tutto ciò si aggiunge che il gioco non è localizzato in italiano, si comprende perché più di un giocatore possa essere spinto ad abbandonarlo anzitempo.
Sarebbe un vero peccato, perché Aka è delizioso, debordante di cose da fare e soprattutto di personaggi carinissimi da incontrare. Ma gli sviluppatori, probabilmente per limiti di budget, non sono riusciti a trasferire la medesima cura riversata sul fronte artistico e contenutistico su quello meramente ludico e il titolo, a dispetto delle premesse, è troppo irsuto e spigoloso. Nulla comunque che una patch non possa sanare.