Da Rivne arriva un roguelike dalle tinte fosche e molto punitivo. Un titolo coraggioso e che esige coraggio
Partiamo da un fatto che per noi è sorprendente: il gioco recensito oggi è stato sviluppato da una startup ucraina durante l’invasione russa, almeno per quanto riguarda la fase finale. I ragazzi di Sengi Games, startup innovativa di Rivne fondata nel 2018, hanno infatti visto il loro primo videogame debuttare proprio in uno dei momenti più difficili del loro Paese. È chiaro che a loro vanno i nostri migliori auguri, nella speranza che anzitutto siano tutt’ora incolumi e che vogliano restare, nonostante le difficoltà, in Ucraina per contribuire al venturo sviluppo di una nazione che merita un futuro di pace e prosperità. In aggiunta, vogliamo anche sottolineare come l’invasione ordinata da Vladimir Putin non sia riuscita a silenziare la voglia di fare impresa e il talento creativo dei più giovani. Più che un gioco, The Serpent Rogue è, nonostante i toni cupi, un messaggio di speranza carico di ottimismo.
The Serpent Rogue, la risposta ucraina a Elder Ring?
Abbiamo parlato di toni cupi. The Serpent Rogue è un gioco dalle tinte parecchio fosche e, soprattutto, dall’ottima caratterizzazione. Gli sviluppatori devono aver dedicato non poco tempo per realizzare i molteplici aspetti che donano credibilità e spessore al loro decadente mondo fantasy – medievaleggiante, infestato dalle metastasi del Serpent Rogue, una pestilenza che, strisciando lungo le pendici del Mount Morbus (un nome a dir poco azzeccato), sta velocemente infettando ogni cosa con la corruzione.
Al nostro carismatico Warden, alchimista dell’ordine dei guardiani, il non facile compito di arginarlo e scoprire cosa c’è dietro tutto questo. “Carismatico” è una parola grossa, certo è che la maschera a forma di becco d’uccello da dottore della peste secentesco (recentemente spolverata anche dal personaggio Percival “Percy” Fredrickstein von Musel Klossowski de Rolo III della serie Amazon La leggenda di Vox Machina) gli conferisce un aspetto unico nel panorama videoludico, anche se, come scoprirete inoltrandovi nell’avventura, non è certo l’elemento più inquietante di The Serpent Rogue.
Il roguelike – soulslike ucraino ha subito la forte influenza dei titoli From Software, incluso l’ottimo Elden Ring (qui la nostra recensione). The Serpent Rogue è dunque un videogame che non fa sconti e che vi butta in acqua senza salvagente: o imparerete a stare a galla, o le schermate di game over si susseguiranno. Alcune trovate indubbiamente sono sfidanti e aumentano la rigiocabilità, altre però avrebbero dovuto essere tarate meglio.
Due esempi. Come detto, il nostro eroe è un alchimista: avrà quindi il compito principale di raccogliere ingredienti per fabbricare pozioni. Il problema, però, è che come in molti roguelike duri e puri (accadeva per esempio in Mortal Shell, qui la nostra recensione), si scopre cosa fa un ingrediente solo usandolo – sprecandolo. Capita così che si sia costretti, almeno al primo giro con un materiale nuovo, a usarlo per apprenderne le caratteristiche, nella speranza di ritrovarlo poi in tempi brevi. Se a questo si aggiunge che le pozioni sono davvero difficili da realizzare e i materiali possono essere rinvenuti in modo randomico, si capisce che l’operazione diventi in breve tempo frustrante, visto che vi richiederà di girare inutilmente anche per diversi minuti.
Il secondo aspetto che rende The Serpent Rogue eccessivamente rigido è l’estrema distruttività delle armi. Ormai il concetto è stato introdotto pure nella saga di Zelda dall’ultimo capitolo, Breath of the Wild, ma qui il titolo ucraino esagera, spingendoci a evitare i combattimenti piuttosto che rompere al primo scontro l’equipaggiamento su cui abbiamo appena messo le mani. A onor del vero, non ci ha soddisfatto nemmeno troppo la possibilità di arruolare quattro compagni e l’estrema limitatezza delle azioni eseguibili dai mostri che potremo addomesticare: le idee alla base sono buone ma si scontrano con una IA che di fatto sprona a proseguire in solitaria.
L’aspetto più convincente di The Serpent Rogue è invece il concetto di “causa – effetto” portato ai massimi livelli e che è sempre pronto a punire il giocatore incauto. Fate una carneficina dimenticandovi di seppellire le spoglie dei vostri nemici e in breve tempo sarete assaliti da orde di creature soprofaghe, raggruppate troppi animali in un posto e attirerete i Reapers, mostri famelici alla perenne ricerca di sangue fresco.
Leggi anche: Loot River, su Xbox un soulslike dove modellare il terreno di scontro
Insomma, se è vero che i roguelike – soulslike tendono a esagerare con la difficoltà, è altrettanto vero che la software house indipendente ucraina, al primo videogame, non ha ben dosato gli ingredienti ed esattamente come succederebbe a un alchimista alle prese con una pozione, la reazione quando si va a caso non è sempre quella desiderata.
Certo, è facile che il team intervenga prossimamente con patch che smussino gli spigoli fin troppo acuminati di questa fosca avventura, ma per il momento occorre scattare in questa nostra recensione di The Serpent Rogue una istantanea di quanto visto e giocato. Il risultato non è affatto male, ma l’impressione è che i ragazzi di Rivne abbiano voluto fare il passo più lungo della gamba, non riuscendo a creare un titolo che soddisfacesse in tutte le sue innumerevoli sfaccettature. Complimenti a questi ragazzi per il coraggio. E se anche voi ne siete provvisti e non vi spaventa rifare più e più volte la medesima sequenza semplicemente perché il gioco vi impone di procedere alla cieca, provatelo. Non vi deluderà.