Secondo la classifica del Digital Civility Index promossa da Microsoft, analizzando attitudini e percezione di adolescenti e adulti in merito al livello di esposizione ai rischi digitali, i giovani risultano mediamente più preparati degli adulti. Ma non Italia. Piazzatosi al 12esimo posto, infatti, il nostro Paese fa registrare un’inversione di tendenza e, mentre la percentuale di adulti a rischio è scesa di 5 punti, quella tra i giovani è aumentata di un punto.
La sicurezza, anche in ambito digitale, non sembrerebbe in parte che una conseguenza della preparazione e dell’educazione degli utenti. Infatti, proprio secondo il report, l’88% degli intervistati afferma che per rendere il web un posto sempre più sicuro, è l’educazione digitale l’elemento necessario e da non sottovalutare. E se la violazione della privacy, il furto di account digitali, i virus e le truffe online sono solo alcune delle minacce che si annidano dietro alla nostra presenza sul web, sono altrettante, però, le opportunità che crescono ogni giorno in questo vero e proprio universo parallelo e di cui non si parla mai abbastanza.
Proprio per raccontare il lato amico del web, il Movimento Etico Digitale ha creato il progetto Social Warning, che nasce per portare all’attenzione dei più giovani le potenzialità e rischi di uno strumento, il web, ormai parte integrante della nostra quotidianità.
Un’educazione che passa attraverso i ragazzi ma punta anche a diffondere consapevolezza tra i genitori, attraverso una rete capillare di formati volontari presenti in tutta Italia e con un obiettivo ben preciso: portare la cultura digitale nelle scuole secondarie di primo e secondo grado e università attraverso un’opera informativa etica e promotrice di un uso consapevole di internet.
“È da qui che è nata per la prima volta l’idea di creare Social Warning, letteralmente per fare attenzione a come si parla dei social”
“Social Warning è nato quando andavo alle superiori perché tutti gli incontri che facevano a scuola erano incentrati solo sui lati negativi del web e non facevano altro che spaventare noi giovani e creare una vera e propria barriera con i ragazzi. Da adolescente avevo iniziato a gestire delle pagine social di attività locali, dalla biblioteca del mio comune alla palestra o pizzeria e quindi vedevo delle potenzialità enormi nel web e nei social network”, racconta a StartupItalia Davide Dal Maso, fondatore di Social Warning. “È da qui che è nata per la prima volta l’idea di creare Social Warning, letteralmente per fare attenzione a come si parla dei social. A 19 anni, in UK, invece, lavorando per un’organizzazione in termini di volontariato ambientale ho esposto la mia idea di Social Warning e, non appena tornato in Italia, l’ho riproposta iniziando a coordinare incontri gratuiti per ragazzi e genitori su quelli che erano effettivamente le opportunità e non solo i rischi del web”.
Un progetto creato a scuola per la scuola: la mission di Social Warning
Offrire agli studenti e ai genitori un quadro completo ed esaustivo del panorama digitale, che li renda consapevoli dei rischi, senza allarmismi e senza panico, mettendo però anche in luce anche le aree di apertura ed espansione, tecnologica e informativa, che la rete offre a chi sa utilizzarla in modo appropriato: ecco la mission principale di Social Warning. E se Social Warning nasce a scuola per la scuola, dall’anno di fondazione ad oggi sono ben 75.000 i ragazzi e 25.000 i genitori che sono entrati in contatto con le lezioni di educazione digitale del progetto grazie ad una rete di professionisti volontari che operano quotidianamente nel campo del digitale. E il format delle lezioni, solitamente, si svolge con un incontro in modalità conferenza interattiva open air della durata di 2 ore in cui i ragazzi possono interagire con i giovani volontari del progetto.
“Attorno a Social Warning è nata una rete di persone che voleva replicare questo progetto sul territorio nazionale: ora siamo in 250 persone in Italia che fanno i lavori più disparati nel mondo del digitale, ma che durante l’anno dedicano alcune ore per incontrare classi, gruppi di studenti o genitori e fare volontariamente informazione sul tema del digitale. Questi formatori volontari vengono selezionati da noi e formati da noi, successivamente li aiutiamo ad incontrare scuole nel proprio territorio in modo tale da fare più divulgazione possibile sul tema e siamo alla costante ricerca di nuovi volontari – racconta Davide dal Maso a StartupItalia -. Social Warning affronta nei suoi interventi quotidiani molteplici temi: dal cyberbullismo al sexting, alla dipendenza e fino alla web reputation, ma anche tante opportunità a partire dal capire cosa vuol dire lavoro digitale e lavoro online.”
L’educazione digitale per i genitori e il futuro europeo dell’iniziativa
Un progetto nato in Veneto e che non intende fermarsi: Social Warning punta a diffondersi in tutto il Paese e anche nella zona europea per poter divulgare il tema dell’educazione digitale sempre di più, sia ai genitori che ai ragazzi.
“Siamo nati dal basso e ora siamo anche stati chiamati dalla Commissione Europea come esempio di valore sull’educazione digitale a livello europeo”
“L’idea di Social Warning è sempre stata quella di accendere lampadine inconsapevoli nei nostri ascoltatori: noi non vogliamo insegnare ai ragazzi ma, attraverso una comunicazione orizzontale da pari, vogliamo dargli informazioni e idee che poi possono andare ad approfondire in base ai propri interessi – racconta Davide dal Maso -. Con Social Warning vogliamo raggiungere tutte le regioni di Italia, dato che ne mancano alcune, e poi estenderlo anche al di fuori del nostro Paese. Al momento, abbiamo già paesi europei che utilizzano questo format e lo ripropongono nelle scuole, come l’Ungheria e la Slovacchia. Siamo nati dal basso e ora siamo anche stati chiamati dalla Commissione Europea come esempio di valore sull’educazione digitale a livello europeo”.