Ecco come cambieranno le etichette nel 2022. In Italia si producono 3,9 milioni di tonnellate di pasta con una filiera che conta 120 imprese, oltre 10mila addetti e quasi 200mila aziende agricole italiane
Il prossimo 31 dicembre 2021 scadrà un decreto sull’obbligo di etichettatura dell’origine del grano utilizzato, perciò, salvo che il legislatore non provveda, a partire dal primo gennaio 2022, andrà definitivamente in soffitta l’obbligo, datato 2018, per le confezioni di pasta secca prodotte in Italia di indicare il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato e quello di molitura. Se proviene o è stato molito in più paesi possono essere utilizzate, a seconda dei casi, le seguenti diciture: paesi Ue, paesi Non Ue, paesi Ue e Non Ue. Inoltre, se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si può usare la dicitura: “Italia e altri Paesi Ue e/o non Ue”. Dunque non sapremo più se la pasta è al 100 % italiana.
La battaglia di Coldiretti a favore della pasta 100 % italiana
“Addio alla pasta 100% italiana, con grave danno per quei consumatori che hanno preso d’assalto penne e spaghetti certificati tricolori, con un aumento delle vendite del 29% nello scorso anno”, ha commentato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini proprio in occasione della Giornata Mondiale della Pasta che si è celebrata il 25 ottobre in tutto il mondo.
#worldpastaday, Coldiretti: addio alla pasta 100% italiana con la scadenza dal prossimo 31 dicembre 2021 dell’obbligo di etichettatura dell’origine del grano utilizzato pic.twitter.com/DnaYJcRz5Z
— Coldiretti (@coldiretti) October 25, 2021
Una misura – spiegano sempre da Coldiretti – che ha portato gli acquisti di pasta con 100% grano italiano a crescere a un ritmo di quasi 2 volte e mezzo superiore a quello medio della pasta secca, spingendo le principali industrie agroalimentari a promuovere delle linee produttive con l’utilizzo di cereale interamente prodotto sul territorio nazionale. Per acquistare la vera pasta Made in Italy 100% – suggerisce ora Coldiretti – basta scegliere le confezioni che riportano le indicazioni “Paese di coltivazione del grano: Italia” e “Paese di molitura: Italia”.
In Italia si producono 3,9 milioni di tonnellate di pasta con una filiera che conta 120 imprese, oltre 10mila addetti e quasi 200mila aziende agricole italiane. E, senza troppe sorprese, restiamo il Paese con il più elevato consumo di pasta per un quantitativo di 23,5 chilogrammi a testa contro i 17 chili della Tunisia, seconda in questa speciale classifica seguita da Venezuela (15 kg), Grecia (12 kg), Cile (9,4 kg), Stati Uniti (8,8 kg), Argentina e Turchia a pari merito (8,7 kg).
Non a caso all`estero finisce ben oltre la metà (il 62%) – spiega Coldiretti – della produzione nazionale di pasta. In testa alla classifica dei principali clienti si piazza la Germania, davanti a Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Giappone, cinque paesi che assorbono da soli oltre metà dell`export, mentre i mercati in più rapida crescita sono Cina, Canada, Spagna e Arabia Saudita. Nel 2021 le esportazioni di pasta tricolore raggiungeranno il valore di 2,9 miliardi, secondo una proiezione della Coldiretti su dati Istat, con un aumento del 7% rispetto al periodo pre Covid.