Un approccio “company building” è il primo passo per evolvere il nostro ecosistema di innovazione, per portare in Italia un modello che già sta dando da anni frutti interessanti in America e non solo
Investiamo prima sulle persone, poi sulle idee: è una frase tipica dei venture capital. Se è una verità inconfutabile, è altrettanto vero che sono pochi i venture che supportano le startup nella creazione di valore, a partire proprio dalla crescita del team.
«Bisogna imparare dai migliori. Lo slogan di Sequoia Capital è “We help the daring build legendary companies”. Il venture non vuole essere mai un investor, non si definisce così, ma un partner. Termini come “deal o “exit” sono proibiti. La loro strategia si focalizza solo su ritorni di lungo periodo», racconta Massimiliano Dendi. Dopo 10 anni di consulenza aziendale, fonda la sua società di advisory per startup, si chiama One Factory e supporta oggi 10 progetti, tra cui anche startup note come Yolo che opera nel campo dell’insurtech.
Dal company building al venture studio
Nell’articolo di Harvard Business Review, Building a Startup That Will Last, si parla di un cambiamento di approccio necessario nella mentalità dei venture, ovvero il passaggio da un focus quasi esclusivo sui tassi di crescita, a invece all’elaborazione di strategie che consentono alla startup di durare nel tempo:
«La durata del business nel tempo è data quasi per garantita. Nessuno crea un’azienda con una data di scadenza. Eppure, sono pochi i business che muovono i primi passi a pensare in modo strategico su quello di cui hanno bisogno per durare nel tempo», si legge nell’articolo.
Ed è proprio questo il nodo che Massimiliano e il suo team di 10 persone lavorano per sciogliere:
«Costruire un’azienda significa tante cose: trattenere i talenti, dare un’organizzazione, conferire un’immagine, trasferire skill, anche soft, di relazione, gerarchia, collaborazione e metodo. Parliamo di compiti molto ardui per il founder che è focalizzato su numeri e metriche, spesso sotto la pressione di chi ha scommesso su di lui. Eppure, specie nelle prime fasi di crescita di una startup, questi compiti dovrebbero essere svolti da una figura, un ex startupper, che abbia una visione complessiva del business ed esperienza», continua Massimiliano.
Un approccio “company building” è il primo passo per evolvere il sistema, per portare in Italia un modello che già sta dando da anni frutti interessanti in America e non solo, il venture studio che ha sostituito i “vecchi” acceleratori e i fondi di venture capital. A differenza di questi ultimi che sono focalizzati sulla ricerca di startup da finanziare per una crescita veloce in cambio di equity, venture studio sono aziende che hanno al loro interno i fondi, l’esperienza e la pazienza di costruire le loro startup da zero. La loro value proposition sta nel saper combinare forza innovativa dirompente di una startup con la necessità di avere un team e le risorse che permettono a un business di sopravvivere nei decenni a seguire.
Ed è proprio questo il modello a cui tende One Factory che alla società di advisory ha affiancato un veicolo di investimento, Net4Capital che ha da poco chiuso un primo round con una startup di One Factory. Maieutical Labs, incentrata sullo sviluppo di prodotti B2B e B2C in ambito Ed-Tech.
«Punta sul coinvolgimento del team»
Dieci anni di esperienza in consulenza direzionale con un percorso focalizzato su business performance improvement e risk management, Massimiliano sceglie di mettersi in proprio con One Factory nel 2017. A oggi, l’azienda ha supportato 13 startup, gestendo round per oltre 14 milioni di euro:
«Investiamo il nostro tempo e quando la collaborazione diviene remunerativa, ci viene offerta una partecipazione nella startup. La nostra mission è metterci nei panni dello startupper, immedesimarci nella sua posizione e provare a essere i partner ideali nel suo percorso».
Insurtech, food, fashion, renting online, sono diversi i settori in cui operano le startup di One Factory:
«Sono tempi difficili per le startup. Quattro su 10 hanno interrotto la raccolta e hanno diminuito il loro fatturato del 50%. Eppure c’è spazio, c’è un dinamismo nella crisi che attira gli investitori. Il mio consiglio per partire agli startupper è di lavorare per costruirsi una base solida, lavorando sul coinvolgimento del team».