Da FUNlabs un assaggio di wilderness su next gen
Nonostante il periodo di isolamento forzato che tutti abbiamo passato, le grandi città non sembrano essere cambiate più di tanto ai nostri occhi. Inquinamento, traffico, smog e caldo soffocante. E, come se non bastasse, non mancano neppure i blackout. In tanti avranno già maturato la voglia di evadere o, semplicemente, di rallentare i ritmi. Nella recensione di Open Country, titolo di 505 Games e FUNlabs, andiamo a scoprire quanto un hunting simulator dall’animo survival possa darci qualche idea (che resti tale: don’t try this at home) per scappare con la fantasia dalla frenesia quotidiana. Prima di iniziare non possiamo non anticipare alcune sbavature di troppo che abbiamo riscontrato su Xbox Series X/S. Gli sviluppatori, tuttavia, hanno già comunicato a StartupItalia che il team è al lavoro per intervenire con una prima patch il prima possibile.
Recensione di Open Country
Se avete letto Walden dello scrittore Henry David Thoreau – una bibbia per gli amanti dell’avventura e dei viaggi in solitaria – allora saprete quanto la fuga dalla civiltà non sia un desiderio sbocciato nell’uomo contemporaneo, accerchiato da task, lavori stressanti e poche possibilità di svago. Anche in pieno Ottocento c’era chi ha voltato pagina per abbracciare la wilderness, la natura selvaggia, riscoprendo se stesso e stabilendo un nuovo legame col mondo. Traguardo non da tutti, ma che senz’altro affascina e ci fa rendere conto di quanto certi problemi quotidiani valgano briciole in confronto alle bellezze che l’uomo potrebbe godersi.
La casa di sviluppo rumena ha deciso di proporre al pubblico dei gamer un open world decisamente ambizioso, sia sotto l’aspetto grafico, sia sotto quello del gameplay. Open Country non è soltanto un gioco in cui dovremo cacciare, ma è un titolo che cerca in buona sostanza di farci vivere il più da vicino possibile un’esperienza di vita nella natura. Ovviamente avremo acqua corrente e luce: non siamo in un luogo inospitale e qualche altro essere umano potrà darci una mano e, soprattutto, missioni da portare a termine.
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Sopravvivere e cacciare
In Open Country il giocatore ha la possibilità di esplorare un mondo davvero vasto, suddiviso in tre macro aree – Colli tranquilli, Valle di Tumnus e Valle del Picco Innevato – dove il nostro avventuriero (o avventuriera: dipende dall’editing del personaggio che è possibile completare a inizio gioco) dovrà imbattersi in tante sfide, che spaziano dalla caccia alla sopravvivenza e all’esplorazione. Le distanze sono notevoli e, fortunatamente, incontreremo lungo il nostro cammino mezzi adeguati a velocizzare il tutto senza la noia di dovere camminare (e camminare) da un punto A a un punto B.
L’ambizione del team di sviluppo nel proporre innovazioni in un genere non proprio main stream riceve tutta la nostra approvazione. D’altra parte Open Country va presentato anche per i suoi difetti, alcuni correggibili con patch immediate, altri invece strutturali. Oltre ai bug e agli effetti pop up, il rischio più grande che un gamer può incontrare in questo videogioco è la sensazione di frustrazione quando fame, fatica e pessima salute sembreranno quasi allearsi per remargli contro. Purtroppo la gestione delle energie non è stata calibrata in maniera equa, dando come la sensazione che per procedere ci si debba spesso fermare per riposarsi e scoprire, purtroppo, che non si hanno neppure le energia per cacciare.
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Questo, inevitabilmente, va a innescare un circolo vizioso dal quale non è sempre scontato uscire. Come progetto videoludico ci sentiamo comunque di dare una piena sufficienza a Open Country, perché la sensazione di migliorare e progredire mano a mano che la storia procede è netta e, con un immenso mondo da esplorare, non ci sentiremo quasi mai spaesati. Forse soltanto un pò stanchi. Quel lavoro in ufficio e le comodità cittadine già vi mancano?