Lo racconta Ottavia Bettucci, postdoc nel laboratorio Tissue Electronics Lab dell’IIT di Napoli In occasione della Giornata Internazionale delle Donne e Ragazze nella Scienza: “A volte fa più notizia il fatto che sia una ricercatrice donna ad aver scoperto qualcosa, piuttosto che la scoperta in sé”
Normalità. È questa la sensazione che dovremmo provare davanti a una donna che raggiunge posizioni di responsabilità nel mondo della ricerca o che sia a capo di una startup. Ma di fatto ancora non siamo a questo punto, perché la parità di genere nella scienza è ancora lontana. “Tanto che a volte fa più notizia il fatto che sia una ricercatrice donna ad aver scoperto qualcosa, piuttosto che la scoperta in sé e questo è un campanello d’allarme forte e chiaro della condizione sbilanciata in cui siamo”.
La pensa così Ottavia Bettucci, postdoc nel laboratorio Tissue Electronics Lab della sede di Napoli dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Napoli e e co-founder della startup BRYLA, che si racconta a Startupitalia in occasione della Giornata Internazionale delle Donne e Ragazze nella Scienza – International Day of Women and Girls in Science – istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2015 e giunta alla sua sesta edizione.
Senza andare troppo lontano, lo scorso ottobre quando Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna hanno ricevuto il premio Nobel per la chimica per la scoperta di Crispr-Cas9, si è dato quasi più risalto al fatto che per la prima volta l’onorificenza fosse andata a due donne che alla scoperta in sé. Lo conferma anche Bettucci che nella sua esperienza di ricercatrice sottolinea come l’effetto mediatico quando si raggiungono certi risultati sia eccessivo a volte: “Va certamente valorizzato anche questo aspetto, dandone il giusto rilievo – continua – ma senza oscurare il lavoro che c’è dietro. La chiave è ridimensionare e portare tutto su un piano di normalità e non specialità”.
L’esempio di donne nella scienza, prima di tutto
Come fare? Lavorando per rendere la strada verso il raggiungimento di posizioni apicali e successi lavorativi davvero uguale per tutti e tutte. E probabilmente cambiando la mentalità dal basso, con sempre più ricercatrici a capo di laboratori o con ruoli apicali. Come se la leadership femminile e la presenza delle donne nelle STEM fosse qualcosa di normale appunto. Bettucci per esempio, che dopo una laurea in Scienze Chimiche all’Università degli studi di Firenze (dove sì, “i ragazzi erano più delle ragazze”) e un dottorato al CNR-ICCOM di Firenze è approdata all’IIT, afferma di essere stata fortunata in questo, perché ha avuto soprattutto mentorship al femminile che le sono state di ispirazione.
Ultima in ordine di tempo Francesca Santoro coordinatrice del Tissue Electronics Lab come Principal Investigator, vincitrice lo scorso settembre 2020 di un European Research Council (ERC) Starting Grant e già nota per aver vinto il “Mit Innovators Under35 Europe” per la sezione Pioneers nel 2018. “La mia esperienza in IIT è molto stimolante da questo punto di vista – aggiunge Bettucci – perché ho una capa giovane e donna che è fonte di ispirazione per me e mi ha aperto la mente sotto questo punto di vista”.
Dal mondo della ricerca a quello imprenditoriale
Proprio Santoro, Bettucci e Valeria Criscuolo, tecnica nel laboratorio Tissue Electronics Lab, lo scorso anno hanno anche deciso di buttarsi nel mondo dell’imprenditoria e avviare un progetto di startup – BRYLA – a partire da un lavoro sviluppato all’interno del laboratorio. Il prodotto – giunto quasi al suo prototipo finale – si basa su un cerotto epidermico solare: un dispositivo indossabile e personalizzato per il trattamento delle ferite croniche. Convertendo la luce solare diretta in stimolazione elettrica attraverso un mini pannello fotovoltaico integrato, riesce a indurre i processi per accelerare la guarigione delle ferite sulla pelle. Nel 2020 BRYLA ha anche vinto la menzione speciale Pari opportunità al Premio Nazionale per l’Innovazione PNICube 2020. Una bella conquista afferma Bettucci “considerando che anche il mondo delle startup come quello della ricerca è ancora un po’ sbilanciato dal punto di vista del genere”.
Più integrazione tra ricerca e imprenditoria
“Abbiamo deciso di trasformare un nostro lavoro in un progetto di business” continua la ricercatrice. “Una scelta che ci ha portato nel 2020 a studiare molto perché si tratta di un mondo completamente nuovo. Ma è stato anche un modo per entrare in contatto con una realtà che spesso è lontana dalla ricerca scientifica e invece dovrebbe farne più parte, perché qualsiasi ricerca ha le potenzialità per diventare poi un progetto a livello imprenditoriale. Questo percorso ci ha aperto anche molte finestre nelle mente, che ora possiamo applicare anche ai nostri progetti in laboratorio”.
Dopo aver partecipato a diversi programmi di accelerazione – tra cui B4i, Bocconi for innovation – ora le tre ricercatrici stanno spingendo per la finalizzazione del prototipo, per poi pensare a un acceleratore e iniziare i primi round di investimenti. Con l’idea di diventare ufficialmente spin off dell’IIT già prima dell’estate.
L’impatto di Covid-19 su donne e scienza
Intanto sempre dall’IIT non è mancato il sostegno alla Giornata Internazionale delle Donne e Ragazze nella Scienza con un video corale composto da selfie girati dalle ricercatrici per promuovere “la piena ed equa partecipazione di donne e ragazze nelle scienze, in materia di istruzione, formazione, occupazione e processi decisionali”. Non senza un riferimento all’impatto che la pandemia di Covid-19 ha avuto sulle donne lavoratrici e anche le donne nella scienza. Secondo numerose analisi, tra cui quelle pubblicate dalle Nazioni Unite, il lavoro a carico delle donne in questo periodo storico è raddoppiato a causa dell’incombenza della gestione domestica, che risulta appannaggio femminile anche quando le donne hanno pari responsabilità lavorative rispetto ai partner uomini. Mettendo a rischio i passi avanti fatti fino ad ora verso l’uguaglianza di genere.
Più spinta da parte delle donne nella scienza
Nel video sono presenti anche le ricercatrici senior – direttrici di team di ricerca e vincitrici di prestigiosi premi come gli ERC – che come ha ricordato Bettucci con la sua esperienza, rappresentano veri e propri role model, capaci di trasmettere un messaggio positivo e di empowerment nei confronti di coloro che si stanno avvicinando a questo tipo di carriera o che, già inserite nel mondo della ricerca, stanno incontrando momenti di difficoltà.
L’augurio insomma è che ci sia sì una modifica a livello sociale e che ci siano sempre più donne nella posizione di poter concorrere equamente per occupare i livelli più alti, come conclude la giovane ricercatrice dell’IIT: “In questo periodo vedo più attenzione per la parità di genere e anche le donne sono più motivate a intraprendere certi tipi di percorsi che prima non erano nemmeno considerati. Forse anche grazie a quei pochi ma tenaci esempi di donne al potere c’è più interesse e spinta a voler ricoprire certi ruoli”.