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Quante esperienze e capacità stanno potenziando la società europea? In Norvegia una ragazza se lo è chiesto sulla base della sua vicenda personale e con altri giovani ha unito ricerca e impresa per facilitare i rifugiati che avviano una attività.
Era il 2002 quando una giovanissima Maria Amelie (oggi CEO di Startup Migrants) chiedeva asilo in Norvegia, la sua esperienza le suggerì che non c’era bisogno di dividersi secondo le varie provenienze e che l’urgenza era contribuire alla vita del paese di arrivo con qualcosa di veramente nuovo. Anni dopo (nel 2010) quando aveva 25 anni, raccontò – nel suo primo libro – le incertezze ed opportunità incontrate crescendo in un luogo nuovo, dove aveva contribuito a mobilitare i cittadini per migliorare le norme sull’immigrazione: il suo impegno ebbe effetti sul dibattito nel Nord Europa e perciò Maria ottenne anche riconoscimenti importanti come il titolo di Norvegese dell’anno. La passione per il giornalismo economico portò Maria a scrivere altri tre libri ed a individuare soluzioni alle questioni poste dall’integrazione.
Impresa e cooperazione. Dalla vicenda di una persona, un nuovo inizio insieme
Nel 2002, l’anno in cui questa storia iniziava, il giovane Nicolai Strøm-Olsen era impegnato nelle istituzioni, ma poi tornò alla sua passione per la storia dell’arte, da cofondatore del magazine KUNSTforum e della conferenza Kunstweekend.no, lanciò Frekk Forlag, casa editrice specializzata in impresa e sviluppo urbano. Nell’autunno 2017, alla Oslo Innovation Week, Maria e Nicolai si confrontarono sulla mancanza di informazioni su migrazioni ed impresa e così nacque l’idea di un libro per approfondire il tema. Startup Migrants venne fondata nel gennaio 2018, da Maria Amelie e Nicolai Strøm-Olsen. L’ incontro con Esther Hayes Grossman (ad Amman, in Giordania) permise di completare la squadra di fondatori: Esther aveva esperienza con United Nations Development Programme e con il Malala Fund.
L’Intervista
Maria, qual è la prospettiva di Startup Migrants?
Come ex rifugiata, oggi cofondatrice di Startup Migrants, immagino un’Europa in cui ognuno abbia le stesse opportunità di avviare un’impresa. Con me, nella squadra, ci sono Nicolai Strøm-Olsen e Esther Hayes Grossman: insieme lavoriamo alla costruzione di una piattaforma sui modi in cui i settori pubblico e privato promuovano tra i migranti imprenditorialità e lavoro. Spesso sentiamo dire che le migrazioni sono un problema: quale è però l’attuale output economico della migrazione in Europa? La competenza multiculturale è il prerequisito per realizzare buone squadre e creare nuovi prodotti e servizi ed aziende economicamente sostenibili.
Perché le differenze risultano un valore aggiunto?
90.000 migranti-fondatori di attività in Svezia creano più di 300.000 posti di lavoro; in Germania i migranti fondatori di attività tendono a guadagnare il 40 per cento in più rispetto a quelli impegnati in un lavoro stabile: l’imprenditorialità proietta le persone nella classe media. Più di un milione e trecentomila posti di lavoro in Germania sono creati da imprenditori con un background di migrante. Le differenze conducono a nuove opportunità. L’Europa necessita di innovazione e l’entusiasmo per l’imprenditorialità sta crescendo. Nuovi spazi di co-working, incubatori, dibattiti e pannelli sull’internazionalizzazione, l’espansione , la diversità. Tuttavia, i fondatori con un background di migrante sono spesso ‘invisibili’.
Cosa è importante che ‘funzioni’ nei comuni e nelle città?
Per ispirare talenti locali a diventare imprenditori ci vogliono storie di attività avviate da altri migranti, perché accrescono la consapevolezza dell’impatto positivo sulla nostra società: se ascoltiamo solo pareri negativi sui migranti da parte di politici e società civile, questo atteggiamento condiziona tutti. I founder migranti hanno (anche più di altri) bisogno di orientarsi con le competenze linguistiche, la costruzione di network e le opportunità di accesso a capitali. Spesso mancano corsi su come registrarsi ed avviare una azienda, strumenti che aiuterebbero ad avviare immediatamente l’attività, evitando errori all’inizio. Se non si incontra questo sistema di supporto, gli ostacoli possono indurti a rinunciare. Ritengo che, se sei un costruttore di comunità e se vuoi sviluppare un incubatore con ambizioni internazionali, devi offrire la presenza di un legale o di un amministratore, che possa supportare le persone in questioni come il visto e la documentazione. Ciò costituirebbe il primo passo per guidare un’azienda in modo molto più semplice.
Quali sono le vostre iniziative per valorizzare nuove idee in Norvegia e altrove?
Abbiamo lanciato il nostro libro Startup Migrants a Berlino, Amsterdam, Gdansk, Trondheim, Oslo e Copenhagen: questi eventi hanno condotto ad interessanti dibattiti sul tema, con fondatori, ricercatori, con i settori pubblico e privato e le Ong. Abbiamo organizzato un programma pre-scolare (in imprenditorialità) che si svolto in un fine settimana, tra 1 e 3 novembre, in collaborazione con i principali network di minoranza in Norvegia. Inoltre, abbiamo ricevuto la prima parte de fondi da Innovation Norway per esaminare la modalità con cui inserire i dati che raccogliamo su una piattaforma IT.
Quale è il ruolo delle attività di ricerca all’estero nello sviluppo delle idee di Startup Migrants?
Attualmente i dati sull’impatto delle migrazioni nei paesi europei sono inesistenti o incompleti: una lacuna problematica per ogni governo, città o organizzazione che si impegni a rafforzare l’integrazione. Senza dati, manca la conoscenza aggiornata sul potenziale economico dell’immigrazione. Startup Migrants verifica perciò il ‘chi’, il ‘cosa’ ed il ‘perché’ nelle imprese avviate da migranti, fornendo strumenti indispensabili alle aziende, utili a gestire armoniosamente i cambiamenti sociali. Insieme a Welcoming International miriamo a riempire questa lacuna ‘pilotando’ un progetto di ricerca in Germania e Irlanda, disegnando uno schema dell’output economico della migrazione per l’inverno 2020″
Startup Migrants diffonde in Europa la conoscenza delle sue esperienze e ricerche attraverso: contatto con i media, partenariati locali ed internazionali (Welcoming International, Global Startup Awards)