«L’abbiamo chiamato Civico 81 per non descrivere in mille modi quello che siamo: un luogo che vuole essere la casa del terzo settore a Cremona». Giuseppina Biaggi è la presidente di Sol.co, un contenitore di 14 cooperative che vivono questo spazio a pochi passi da piazza del Comune. Lavorando dall’alba al tramonto con giovani in difficoltà, migranti e disabili. Dove c’è un civico c’è una via e quella in questione è intitolata a Geremia Bonomelli – vescovo di Cremona nell’Ottocento – direttrice che punta al cuore della città. «Civico 81 è soltanto un nome che abbiamo scelto nel 2017. Fino ad allora eravamo in affitto. Poi abbiamo acquistato un terzo degli spazi». L’intera operazione ha riqualificato una parte della città, raccogliendo l’apprezzamento perfino di Papa Francesco.
Che cos’è Civico 81?
A Cremona è come il quartiere generale del terzo settore, vissuto ogni giorno da circa 800 persone di cui 200 operatori. «Nel tempo abbiamo arricchito la nostra offerta – spiega Biaggi – dando spazio ad esempio a sei medici di medicina generale, all’agenzia per il lavoro Mestieri Lombardia e al poliambulatorio Cremona Welfare». Ma perché chiamarlo Civico 81? «Una volta acquistato un terzo della struttura, dove già lavoravamo, ci siamo resi conto che mancava un dialogo con la città. C’era distanza e venivamo identificati soltanto con le problematiche delle persone che accogliamo».
Per aprirsi al quartiere e alla città, Civico 81 ha subito inaugurato un bistrot con un servizio ristorante e pasti a domicilio per anziani, dove lavorano persone svantaggiate. «Cosa c’è di meglio di un bar per creare un classico luogo di aggregazione?». E non è l’unico aspetto che ha permesso a Civico 81 di arricchire il proprio ruolo sociale. «Due volte a settimana, nella piazzetta davanti all’edificio, organizziamo un mercatino di frutta e verdura coltivata nei nostri orti appena fuori Cremona». Della terra si occupa la cooperativa Nazareth – che qui ha sede insieme a Cosper, Pulisoft, Gamma, Varietà, Borea– con il progetto Rigenera che dà lavoro a persone con invalidità. «E non solo, parte di quello che coltiviamo lo spediamo al carcere di Cremona dove i detenuti ne fanno prodotti come passate di pomodoro e minestroni».
Storie di riscatto
Civico 81 lavora anche con i giovani, figli di italiani o migranti. Nelle stanze del centro diurno Giona ragazzi e ragazze si incontrano per seguire un percorso di reinserimento. «Ciascuno di loro – spiega Biaggi – ha un progetto individualizzato con una proposta di studio, di sport e di inserimento lavorativo. Uno dei nostri giovani era diventato così bravo con la musica elettronica che ora è stato assunto nello staff dei Club Dogo». Sono storie simili che raccontano di un luogo aperto alla città, dove chi ha bisogno trova ascolto, sentendosi incluso, per poi provare a riscattarsi.
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Traguardi che hanno permesso a Civico 81 di presentarsi come modello nazionale. A marzo Giuseppina Biaggi è stata ricevuta in Vaticano da Papa Francesco insieme ad altri rappresentanti del terzo settore in occasione dei cento anni di Confcooperative. «È stato emozionante incontrare il Pontefice – racconta – siamo una realtà dinamica in una città di medie dimensioni. Vogliamo essere di esempio».
L’ecosistema di Civico 81 raccoglie al suo interno anche due comunità di neuropsichiatria infantile e una comunità di psichiatria rivolta ai giovani. Il lavoro è quotidiano e non sempre è facile rapportarsi con gli altri stakeholder sul territorio. «Il problema è che, nel sociale, spesso dialoghiamo tra simili. Dovremmo rapportarci sempre di più con il mondo delle imprese per esempio».
Intanto continua il lavoro per facilitare l’incontro tra le persone. Uno dei tanti punti di contatto è stato trovato sempre a Cremona, poco lontano dal Civico 81, nella parallela via XI febbraio. Dove sono attive diverse iniziative sociali a sostegno degli anziani. «Ci separava soltanto un muro di cinta per collegarci a loro. Così abbiamo aperto un varco che inaugura proprio in questi giorni. Facilitiamo gli spostamenti degli anziani che, per esempio, potranno andare dal medico senza fare il giro lungo». Piccole (e grandi) azioni che migliorano la vita delle persone, presentando il terzo settore per quello che è: bene comune.