L’esponente di Forza Italia illustra il contenuto del programma elettorale: “Mi piace molto l’idea di artigiano digitale, perché significa fare innovazione partendo da quello che già c’è e che risponde al nostro DNA”
Esponente di spicco di Forza Italia, ex ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel Governo Berlusconi IV nonché vice capogruppo vicario del movimento Forza Italia alla Camera dei Deputati nella XVII Legislatura. Lo scorso novembre Mariastella Gelmini ha organizzato a Milano, assieme a Paolo Romani, #IdeeItalia, la “contro-Leopolda azzurra” sul cui palco si sono avvicendati imprenditori, sindacalisti e rappresentati della società civile. Attenta alle esigenze del territorio lombardo, nel 1998 è stata eletta al Comune di Desenzano del Garda, nel 2002 assessore al Territorio della Provincia di Brescia, nel 2005 Consigliere regionale della Lombardia e Coordinatrice regionale di Forza Italia. StartupItalia! le ha rivolto qualche domanda per conoscere meglio i contenuti del programma economico del suo partito che si candida a guidare la coalizione di centrodestra alle politiche del 4 marzo.
Per essere sempre aggiornati sulle novità della politica, Italia2018 – La campagna elettorale vista dai social. Troverete le analisi del traffico social della propaganda politica dei maggiori esponenti in corsa per le elezioni del 4 marzo, il social wall con il flusso in costante aggiornamento dei loro tweet e dei post su Facebook, i programmi dei partiti e le biografie dei candidati.
Onorevole Gelmini, quali sono i punti fondamentali del programma di Forza Italia per sostenere l’ecosistema delle startup e delle imprese innovative italiane, quali sono le sue ambizioni per il futuro del nostro Paese?
Va detto subito che i giovani che decidono di mettersi in gioco puntando a fare impresa, magari sul versante dell’innovazione meritano attenzione da chi governa. Che vuol dire un percorso solido di defiscalizzazione e una corsia privilegiata per il credito. La strategia di un paese deve partire infatti da politiche industriali che facciano piazza pulita della burocrazia e aiutino in particolare le giovani generazioni.
Le startup in particolare richiedono una riflessione meno emotiva di quanto sia stato fatto fino ad ora. Sono uno strumento eccezionale per concretizzare la grande creatività e intraprendenza dei giovani. Devono però rispondere alle dinamiche del contesto nazionale. L’Italia non è ancora la Silicon Valley, la Svezia o la Cina. Da questi ambienti dobbiamo imparare quello che ci può essere utile, ma poi dobbiamo sviluppare un ecosistema coerente con lo straordinario tessuto produttivo e culturale italiano che è fatto di tantissime Pmi, e poche grandi imprese ma soprattutto una grande curiosità per ciò che rappresenta l’innovazione.