Tutto quello che in questi giorni vi impedirà di essere costretti a guardare il festival della canzone italiana comunemente noto come Sanremo
Grand Prix Driver – AMAZON PRIME
I documentari seriali sono una delle grandi novità degli ultimi anni di cui le piattaforme di streaming stanno giustamente abusando. Netflix tra poco rilascerà quello girato sulla Juventus, mentre Amazon oggi mette online quello sulla MacLaren.
In anni in cui la culture dell’approfondimento geek sembra essere quella che guida i consumi culturali, qualcosa come Grand Prix Driver è quasi ordinario (mentre ieri sarebbe stato pazzesco). È la cronaca momento per momento di come una scuderia di Formula 1 dal grande blasone si comporti e cerchi di risalire la china dopo due anni difficili. Molto spazio è dedicato a Stoffel Vandoorne e Fernando Alonso, i due piloti, al loro rapporto e al loro diverso approccio a gara e tecnici.
È contemporaneamente marketing per la MacLaren, contenuto giornalistico e grandissimo intrattenimento (tutte le puntate sono montate benissimo). Lo sport più noioso e soporifero trasformato nella cronaca di una battaglia e di un team per la riuscita tramite gli aggiustamenti più minuscoli.
Altered Carbon – NETFLIX
Nel futuro, quello che correva contro Kevin Spacey per la presidenza degli Stati Uniti in House Of Cards (Joel Kinnaman) è un uomo che viene risvegliato 250 anni dopo la sua ibernazione in un altro corpo. La distopia tratta dal romanzo di Richard K. Morgan racconta infatti infatti di un futuro in cui poter trasferire le coscienze da un corpo all’altro e così rimanere vivi per sempre.
Le 10 puntate di Altered Carbon svolgeranno un’indagine portata avanti dal protagonista nel suo “nuovo corpo” su un suicidio sospettato di essere omicidio. Indagine commissionata dalla stessa persona che è morta (ma in realtà è ancora viva e ha 360 anni).
Finalmente Netflix comincia a dedicarsi ad un po’ di sana serie B, serie di rapido svolgimento, non troppo sofisticate ma di grande escapismo e fruizione rapidissima. Altered Carbon è scemo quanto basta per non sconfinare nella stupidità ma anche non intelligente quanto serve per essere un raffinato guilty pleasure. Se non ci si aspettano sorprese clamorose o grandi trovate, si può trovare della buona fantascienza di rapido consumo.
Mulholland Drive – IRIS
Un classico del cinema autoriale di culto. Il film che ha fatto fare l’ultimo salto nel mainstream al regista meno mainstream tra quelli largamente conosciuti. David Lynch con Mulholland Drive doveva vincere Cannes ma lo battè Nanni Moretti con La Stanza Del Figlio, è stato il suo ultimo film ad alto budget, non ha incassato molto ma ha un seguito duro e puro e ad ogni visione migliora. Barboni, musica anni ‘50, gusto estetico altissimo, sesso, gente con costume da coniglio, paura e quella strana forma di suggestione che caratterizza Lynch raggiungono la loro forma più pura.
Doveva essere una serie TV e invece gli approvarono solo il film, gli eventi sono necessariamente compressi e necessariamente incompleti, ma in Lynch tutto quello che non viene detto si riempie di un’aura misteriosa che è la motivazione migliore per mettersi a guardare una sua opera. Guardarlo mentre sulle altre reti va in onda Sanremo, poi, ha un gusto tutto suo.