“Perché andare in soffitta? Noi libri abbiamo una vita” è lo slogan dell’iniziativa che, per il mese di settembre, il comune di Santhià ha messo in campo per venire incontro alle esigenze delle famiglie più bisognose
Nulla è perduto. Nemmeno i libri di testo. Ve lo ricordate il vostro vecchio libro di storia delle medie? Quello sul quale avete passato ore e ore per memorizzare le guerre puniche? Chissà dove sarà finito. Qualcuno di voi avrà sicuramente pensato che la cosa più utile sarebbe stata quella di dare i vecchi testi a qualche parente o a qualcuno che li avrebbe potuti usare di nuovo. Un’idea che spesso resta nel cassetto. Non a Santhià, in Piemonte, dove l’amministrazione comunale ha deciso di lanciare una campagna per recuperare i testi usati e darli alle famiglie più in difficoltà. A organizzare il tutto è l’assessore all’Istruzione Mattia Beccaro che grazie alla disponibilità dei suoi uffici è riuscito a creare un circolo virtuoso tra Comune, scuola, famiglie di coloro che donano e quelle che ricevono.
Lo slogan della campagna è “Perché andare in soffitta? Noi libri abbiamo una vita”. Una risposta al caro scuola che ogni anno aumenta andando a sovraccaricare le famiglie che magari hanno due o tre figli o che sono in difficoltà economica. Quest’anno costerà intorno ai 526 euro il corredo scolastico per ogni singolo studente secondo l’Osservatorio nazionale di Federconsumatori, che calcola nel complesso un incremento dello 0,8% rispetto al 2017. Nella classifica degli aumenti il primo posto spetta agli astucci e ai diari legati ai beniamini dei cartoni animati, mentre per i libri e due dizionari i genitori dovranno sborsare poco più di 456 euro a ragazzo, vale a dire l’1,1% in meno rispetto all’anno scorso. Le prime classi sono le più interessate.
Per esempio, per uno studente di prima media si spenderanno mediamente per libri di testo più due dizionari 428,80 euro (-0,1%). A questi vanno aggiunti 526 euro per il corredo scolastico e i ricambi durante l’intero anno, per un totale di 954,80 euro. Una spesa tutta a carico di mamma e papà. Non nella cittadina piemontese dove da qualche settimana è partita la campagna. Per tutto il mese di settembre i libri che verranno raccolti dovranno essere portati in alcuni punti di raccolta che sono stati resi noti dall’amministrazione comunale: lo sportello “Di famiglia in famiglia” di piazza Roma dal lunedì al giovedì dalle 15,30 alle 18; alla scuola media “Papa Giovanni XXIII” negli orari della segreteria e alla biblioteca civica di via Dante.
A organizzare la distribuzione ci pensano invece le assistenti sociali che raccolgono le necessità delle famiglie nel totale anonimato. In genere nelle città sono organizzati dei mercatini dell’usato ma non sono molti i Comuni ad aver messo in piedi un’iniziativa di questo tipo. Lo scorso anno a Sona (Verona) ci aveva provato l’assessore Gianmichele Bianco: ” Nella mia famiglia – aveva spiegato – abbiamo provato a vendere i libri usati ad una libreria di Verona, vicino a dove frequentano la scuola le mie figlie, ma non ce li ha presi, perché ne avevano già tanti. O qualcuno non era più adatto. Premesso che penso che buttare i libri nella carta sia da evitarsi, con i funzionari della biblioteca abbiamo pensato di raccoglierli per dare soprattutto un aiuto a chi non si può permettere di acquistarli neanche usati”. Un’iniziativa che aveva riscontrato un buon successo.
L’intervista
A Santhià siamo andati a comprendere meglio come funziona dall’assessore Beccaro che è particolarmente orgoglioso di ciò che viene fatto per le scuole della città.
Assessore, perché avete pensato a questa campagna?
“E’ un’idea nata dall’amministrazione in collaborazione con lo sportello “di Famiglia in Famiglia”. Tre anni fa abbiamo iniziato questa operazione perché avevamo diverse famiglie che per le medie avevano una spesa eccessiva. Non potevamo lasciarle sole. Così abbiamo pensato di chiedere ai ragazzi di terza media di farci avere i loro libri”.
Anche in una comunità del Nord Ovest come la vostra, non particolarmente povera, avete riscontrato che qualcuno fa fatica con il corredo scolastico?
“Non c’è dubbio, specie se vi sono due figli. Non dobbiamo dare assolutamente nulla per scontato”.
Come funziona il tutto?
“Le famiglie richiedenti si presentano in Comune, prendono appuntamento con l’assistente sociale che valuta caso per caso. Di conseguenza sarà lei a smistare. Abbiamo affidato a loro questo compito perché hanno una rete sociale abbastanza sviluppata e sono a conoscenza di ogni situazione critica. Noi spesso non conosciamo neanche i casi”.
Chi sono coloro che vi danno i libri?
“Spesso sono proprio i ragazzi stessi che vengono e portano gli scatoloni dei loro libri. Possono lasciarli anche a scuola. Il primo anno abbiamo avuto qualche difficoltà a far partire l’iniziativa. Il secondo abbiamo migliorato. Quest’anno va proprio bene e stiamo dando una mano ad oltre 15 famiglie”.
Prossimo obiettivo?
“Puntare alle superiori. Lì è più difficile perché si va dalla prima alla quinta mentre alle medie c’è l’obbligo di mantenere il libro per il triennio”.
E’ chiaro che in tutta questa operazione avete avuto una mano dai professori che anziché cambiare i testi ogni anno hanno deciso di tenerli evitando uno spreco?
“La collaborazione dei docenti è stata essenziale. A volte accade che cambino i testi ma in genere gli insegnanti cercano di mantenere la stessa edizione. In questo modo agevolano il nostro lavoro”.