La tedesca Festo ha messo a punto un automa che sonnecchia a testa in giù e che è in grado di compiere voli veloci e silenziosi
Inquietante ma al contempo affascinante. Il pipistrello strega l’uomo dalla notte dei tempi. Sarà che è il solo mammifero ad avercela fatta a spiccare il volo, sogno che la nostra specie accarezza da sempre, sarà che comunicano con i propri simili con gli ultrasuoni, uno strumento per noi misterioso e inaccessibile… Resta il fatto che, tra vampiri e supereroi, abbiamo più volte tributato a questi “topi volanti” il rispetto che meritano. Adesso arriva anche la scienza, con un robot che prova a volare proprio come loro.
La volpe volante tedesca
Ha infatti le fattezze di un pipistrello il robot messo a punto dalla tedesca Festo. Precisamente, si ispira alla “volpe volante”, un grosso mammifero della famiglia dei chirotteri proprio delle regioni asiatiche. Gli ingegneri hanno utilizzato barre di carbonio per il corpo del bat-bot, che in questo modo è tanto leggero quanto resistente.
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La maggior parte dei componenti è stata stampata in 3D per aiutare il pipistrello bionico a muoversi con la medesima leggiadria della controparte reale, mentre le membrane alari che i chirotteri hanno sviluppato tra un “dito” e l’altro delle loro zampette sono realizzate in elastan, così da garantire alle ali la dovuta flessibilità.
Le caratteristiche di un pipistrello, in un bot
L’aspetto più importante di questo pipistrello robot è il fatto che sia in grado di muoversi in modalità semiautonoma: basta infatti che il pilota avvii manualmente il decollo dopodiché il bat-bot inizia a volare senza bisogno di essere radioguidato. Come tutti i chirotteri, poi, anche il robottino di Festo staziona nella caratteristica posizione “a testa in giù”, dunque per spiccare il volo ha bisogno di spazio a sufficienza sotto di sé perché non sarebbe in grado di decollare partendo dal suolo.
Perché l’uomo ha solo da imparare da Madre Natura
Non è la prima volta che gli ingegneri della tedesca Festo si ispirano agli animali per creare robot semi-automatici. Secondo i ricercatori, infatti, la Natura ha messo a punto macchine straordinarie e l’uomo, se vuole creare automi in grado di superare le avversità quotidiane, deve necessariamente prendere spunto dagli esseri che hanno colonizzato il mondo a seguito di millenni di evoluzione continua e ininterrotta.
Un altro celebre robot di Festo, non a caso, ha le fattezze di un ragno, per la precisione di un Cebrennus Rechenbergi, una sorta di “peso massimo” all’interno della famiglia degli aracnidi che zampetta sotto il cocente sole del Sahara facendo vere e proprie capriole. Chissà se gli ingegneri di Festo si ispireranno mai anche ad animali meno “inquietanti” come gattini e coniglietti per le loro prossime invenzioni bioniche…