Donald Trump pronto a un nuovo passo ostile verso Pechino: pronte nuove restrizioni sulla proprietà intellettuale. La vera posta in gioco è la supremazia in campo tecnologico
Acciaio e alluminio fanno male, ma la proprietà intellettuale può farne ancora di più. La guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina è pronta a raggiungere un nuovo livello. Un livello dal quale poi si potrà difficilmente tornare indietro, perché Washington colpirebbe Pechino proprio nel settore che Xi Jinping ha elevato a massimo modello di crescita, vale a dire tecnologia e innovazione. Ma Donald Trump, spaventato anche dalla freccia del sorpasso già accesa dopo l’abolizione del vincolo dei due mandati per il presidente cinese, sembra deciso a firmare il nuovo decisivo passo verso lo scontro commerciale tra le due superpotenze.
Trump vuole introdurre nuovi dazi su prodotti cinesi
È ormai quasi certo. La Casa Bianca vuole introdurre una nuova serie di dazi contro la Cina in materia di proprietà intellettuale. Si tratterebbe di una misura punitiva per contrastare presunti furti. La proposta è stata presentata dall’Ufficio del Rappresentante commerciale degli Stati Uniti, Robert Lighthizer, che ha chiesto misure su una vasta gamma di prodotti cinesi, ma anche restrizioni sugli investimenti da parte di società cinesi negli Stati Uniti e limiti sui visti per alcuni cittadini cinesi. A essere colpiti sarebbero proprio alcuni settori strategici per la competitività del mercato cinese: dai veicoli elettrici ai robot, dall’intelligenza artificiale ai semiconduttori. Ma sarebbero compresi nelle misure anche altri settori di largo consumo come per esempio le calzature e l’abbigliamento.
Gli Usa temono per la propria leadership
Al di là del fatto che questi furti o indebite pressioni esistano davvero meno è interessante sottolineare l’aspetto principale delle mosse preparate dalla Casa Bianca, che svelano una volta per tutte il vero terreno di scontro esistente tra Stati Uniti e Cina: la tecnologia. In palio c’è infatti la supremazia nel settore dell’innovazione, con Washington che vede la sua leadership, che sembrava indiscutibile fino a poco tempo fa, messa a rischio dalla massiccia avanzata di Pechino che continua a investire nel settore e ha posto come obiettivo nazionale lo storico sorpasso entro il 2035.
Pechino a caccia della rimonta tecnologica
In alcuni settori, come per esempio l’intelligenza artificiale, la forbice che separa le due superpotenze si è già molto ristretta nel corso degli ultimi anni. In particolare in campo militare, la speranza della Cina è quella di raggiungere quantomeno il livello Usa nel giro di cinque anni. Naturale, dunque, che gli Stati Uniti si sentano minacciati dalla storica rimonta. Per questo sono stati messi nel mirino prodotti importati dalla Cina per un valore complessivo di 60 miliardi di dollari, vale a dire 48,3 miliardi di euro, che potrebbero essere soggetti a dazi.
Il programma cinese su intelligenza artificiale e robotica
“La vera guerra commerciale deve ancora arrivare e non si combatterà sui metalli”, aveva avvertito Fortune, ed effettivamente pare ormai scontato che lo scontro reale, forse definitivo, si combatterà in campo tecnologico e in particolare in settori come la robotica e l’intelligenza artificiale. Come prevede il piano di coordinamento industriale varato al governo cinese nel 2015, il “Made in China 2025”, robotica e intelligenza artificiale rappresentano due pilastri della strategia di crescita globale di Pechino. Ed è proprio lì che l’amministrazione a stelle e strisce vuole colpire.
Il deficit commerciale
Senza contare che quei 60 miliardi di dollari ipotizzati dal presidente Trump aiuterebbero gli Usa a riequilibrare il deficit commerciale con Pechino, che lo scorso anno ha raggiunto la quota record di 375 miliardi di dollari. Negli scorsi giorni la Cina ha già avvertito più volte gli Stati Uniti che ci saranno forti rappresaglie nel caso siano imposti nuovi dazi. Ma le rassicurazioni di Pechino sui passi avanti che sono stati fatti, e che saranno compiuti, sul tema della proprietà intellettuale, non convincono gli Usa, che oltre a proteggere le proprie aziende cercano di sbarrare la strada alla rimonta tecnologica cinese. La guerra commerciale, e tecnologica, è pronta a cominciare.