Il progetto nasce per gestire la grande ondata migratoria dalle campagne alle città, con l’obiettivo di migliorare il tenore di vita degli agricoltori
Nasce Slow Food Freespace, il primo Villaggio Slow della Cina ideato dall’architetto italiano Stefano Boeri, che sarà presentato alla 16° Biennale di Venezia . L’emigrazione rurale-urbana in Cina è ai massimi storici: gli esperti stimano un afflusso di 243 milioni di migranti verso le città cinesi entro il 2025. Il progetto nasce per affrontare questa grande ondata migratoria e ha l’obiettivo di migliorare il tenore di vita degli agricoltori.
Il movimento Slow Food, fondato in Italia nel 1986 da Carlo Petrini, promuove il cibo locale, la cucina tradizionale e la sostenibilità nelle economie agricole ed è diventato un movimento internazionale. Ispirato da questa visione, Stefano Boeri ha creato un programma Slow Village per la Cina che comprende tre fulcri culturali: una scuola, una biblioteca e un museo.
Il Villaggo Slow Food cinese
Questi tre edifici verranno costruiti in ogni Slow Food Village e fungeranno da hub per la divulgazione delle conoscenze agricole, celebrando le diverse aree culturali tipiche della Cina.
“Ci dimentichiamo facilmente che le aree rurali forniscono sostenibilità alla nostra vita quotidiana – ha detto Boeri – ed è un’evitabile necessità dell’architettura affrontare la velocità dell’evoluzione e alimentarla con la ricchezza del passato. Per questo motivo, abbiamo proposto di valorizzare i villaggi agricoli con un sistema di piccoli ma preziosi catalizzatori di cultura locale, in grado di migliorare la vita dei residenti”.
Il primo Slow Food Village cinese nascerà a Qiyan, nella provincia sud-occidentale del Sichuan. Stefano Boeri fornirà i suoi servizi pro-bono per la progettazione e la costruzione del primo sistema pilota, tra cui la biblioteca, la scuola e il museo. Paragonato a un “unico acceleratore organico”, i tre edifici illustreranno la preparazione, il consumo e la fornitura di cibo, nonché tradizioni alimentari antiche e profondamente radicate. Quello che si augurano i progettisti è che gli Slow Food Village stimolino e accolgano il turismo di massa.