Il 10% dei 3,8 miliardi di dollari delle ICO nelle mani dei criminali della Rete. Il phishing la modalità più usata per le truffe.
Il 10% dei fondi raccolti via ICO è finito nelle mani dei truffatori della Rete. Secondo un report di Ernst and Young, circa 400 milioni messi da investitori nelle ICO sono stati rubati, con una media di 1,5 milioni al mese.
Il 10% è una cifra davvero incredibile, come altrettanto incredibili sono i numeri delle ICO, che dal 2015 a oggi, hanno finanziato circa 372 progetti innovativi, per una cifra vicina ai 3,8 miliardi di dollari.
Cosa sono le ICO e perché le truffe sono facili
Per alcuni analisti rappresentano il futuro del venture capital. Le ICO sono la nuova modalità con cui gli startupper cercano fondi sulla Rete. Funziona pressappoco così: chi promuove l’ICO emette token digitali (concettualmente simili ai bitcoin) su una blockchain pubblicata. La più usata in questi casi è Ethereum.
L’investitore acquista una parte dei token messi a disposizione, così come farebbe con le azioni all’interno del mercato borsistico. In alcune ICO può perfino, grazie a sistemi di conversione, pagare in euro.
I vantaggi? Più velocità nell’investimento e meno regole. Gli svantaggi: spesso gli investitori non sanno cosa comprano (come per il crowdfunding, i progetti sono solo sulla carta). E poi le infrastrutture usate sono ancora inaffidabili e fragili.
Il phising la modalità più usata
Proprio la fragilità dei sistemi di sicurezza ha spinto molti criminali informatici a interessarsi al fenomeno. Secondo lo studio di Ernst & Young la modalità più usata per la truffa è il phishing. Come funziona? In sostanza, i truffatori creano dei siti paralleli dei progetti da finanziare, indirizzando gli investitori verso queste piattaforme fasulle, attraverso forum sul web e social media.
Ma il phishing è solo una modalità di attacco. Le truffe avvengono anche attraverso altri canali, come gli account personali (email, social media ecc.) dei membri dell’azienda che promuove il progetto, o tramite gli account degli investitori. Sono poi in aumento anche le truffe sulle stesse piattaforme di exchange, dove avvengono le transazioni delle criptomonete.
C’è chi sta regolamentando
I più fiduciosi pensano che le ICO come ogni mercato innovativo troveranno al loro interno le regole per aumentare la sicurezza degli investitori. Di parere opposto sono le authority, come la Security Exchange Commission, l’ente americano che vigila sulla borsa valori, che è da tempo attento allo sviluppo delle ICO.
Il dibattito, su se vietare o regolamentare questi strumenti, coinvolge soprattutto quei Paesi in cui il fenomeno è più diffuso. Come Russia, Stati Uniti e Svizzera, dove le authority sono al lavoro per cercare delle soluzioni e aumentare la fiducia degli investitori.
Nel loro report, gli analisti di Ernst&Young offrono poi alcuni consigli a investitori, startupper e authority per aumentare la trasparenza del sistema. Gli startupper devono spiegare chiaramente l’utilità dei token, così come i rischi di ogni investimento. Agli investitori, invece, serve effettuare delle due diligence più accurate sul team che propone la raccolta. Mentre le authority devono collaborare tra loro, specie con quei Paesi dove le ICO sono più numerose, e creare insieme degli standard, avendo bene in mente che le ICO e la blockchain sono solo nuovi strumentie “non sono al di sopra della legge”.