“Se non interveniamo subito, l’animazione 3D sarà il solo modo di vedere questi animali in futuro” è il potente messaggio veicolato dallo short film
Alla 75esima edizione del Festival di Venezia si parla anche di ambiente e del delicato tema del surriscaldamento globale. Il WWF porta infatti un cortometraggio fuori concorso, realizzato da Gabriele Muccino, incentrato sulla sopravvivenza sempre più a rischio, dell’orso polare. Gli animali, realizzati in tre dimensioni dallo studio EDI Effetti Digitali Italiani veicolano un potente messaggio di fondo: se non interveniamo ora, nel prossimo futuro il solo modo di vedere alcune specie animali sarà attraverso la digitalizzazione, perché l’estinzione incombe.
Il lavoro (durato ben 5 mesi) compiuto da EDI Effetti Digitali Italiani è stato molto più complesso perché nella prima parte del film mamma orsa e i suoi cuccioli, spersi tra i ghiacci in veloce erosione, rimasti senza più cibo, sono reali. Solo nella seconda parte vengono abbracciati dalla computer grafica, ma è quasi impossibile accorgersene, tanto sono dettagliati i modelli poligonali dei plantigradi, ricostruiti a partire dalle ossa e dalla muscolatura, come si vede in questo video di backstage.
Perché orsi virtuali al Festival di Venezia
Il cortometraggio, doppiato dall’attore Stefano Accorsi, mira a sensibilizzare il vasto pubblico del Festival di Venezia. Anche per questo, l’opera di Muccino viene trasmessa in loop per tutta la durata della kermesse sul maxischermo del red carpet. “Gli scienziati – ricordano dal WWF – hanno diviso la popolazione totale di orsi polari in 19 unità o sottopopolazioni: secondo le stime gli orsi sono complessivamente tra i 22.000 e i 31.000 esemplari ma gli ultimi dati forniti dal gruppo degli specialisti dell’orso polare dell’IUCN mostrano che tre sottopopolazioni sono in declino e che la specie rischia l’estinzione a causa della veloce riduzione del ghiaccio marino, habitat cruciale per gli orsi polari”.
A rischio il 30% della specie artica
“Entro il 2050 rischiamo di perdere il 30% della popolazione di orso polare finora stimata. La riduzione dell’habitat di questo magnifico mammifero è uno dei tanti segnali che il Pianeta sta lanciando sul cambiamento climatico e che colpisce una specie simbolo, mettendola a dura prova. Il cambiamento climatico minaccia di sconvolgere il Pianeta come noi lo conosciamo. Gli scienziati ci avvertono che l’azione per azzerare le emissioni di gas serra (in primis l’anidride carbonica) va molto accelerata se vogliamo mantenere l’impegno dell’Accordo di Parigi, limitare il riscaldamento globale a 1,5°C “.
“Al contrario – proseguono gli esperti del WWF – le emissioni di CO2 hanno ripreso a crescere e attualmente la concentrazione in atmosfera ha raggiunto e superato le 408 parti per milione, come non succedeva da centinaia di migliaia, se non milioni di anni. Parallelamente, le soluzioni innovazioni tecnologiche e i costi sempre più bassi delle energie rinnovabili rendono la transizione verso un mondo a carbonio ZERO possibile e desiderabile, con molti benefici aggiuntivi (per esempio in termini di salute) a patto che si cooperi per raggiungere il risultato e si affronti l’impatto sociale che ne deriva. L’Orso Bianco può dunque diventare il simbolo della riscossa”.